Le prime due fotografie, rappresentano la diga del Chestele, che si vede
da tutte le parti della Valle. Fu costruita fra il 1935 e 1937 (al tempo
del fascismo di cui si vede benissimo lo stemma del fascio del Littorio),
in seguito alla grande alluvione del 1934. Le trombe d'acqua scavarono
il materiale sù a Tinasso e lo trascinarono con un rumore assordante,
prima nel fondo valle e poi ostruendo il ponte in via Regina Margherita
con conseguente invasione di materiale nell'Asilo Infantile e nella
strada stessa. Solo il pronto intervento della popolazione salvò le
case adiacenti.
La diga di tipo arco-gravità è costruita in
calcestruzzo. Per alimentare il cantiere fu allestita una
teleferica. Alla sommità dello scoglio esiste ancora lo zoccolo d'arrivo.
Le
altre due fotografie rappresentano la diga (?) sita a Casotto nel
torrente Tora Grossa, al di là della cava marogne. E' stata costruita pure
questa nel periodo del fascismo. Campa ancora ben in vista, sulla
parete davanti, lo stemma intatto del fascio littorio. Questa diga è in
sasso a faccia vista, riempita all'interno di pietre e calcestruzzo.
Le ultime tre lo zoccolo della teleferica del Chestele.
Le ultime tre lo zoccolo della teleferica del Chestele.
Tutte le dighe presenti (da quella del ponte Braidi, a quella a fianco al sentiero per andare a Belfiore, a quella presente zona "lago" e da quel che ho capito tante altre) sono state fatte in quell'epoca e risultano a tutt'oggi in perfetta forma.
RispondiEliminaChe lo si voglia o meno, anche questa è storia, una storia che i nostri paesi hanno vissuto profondamente.
Queste testimonianze potrebbero essere inserite in un percorso di rivalutazione del territorio. I nostri luoghi trasudano di storia, (dighe, il Bersaglio, gli "stöll" scavati dai nostri vecchi, alcuni ancora vivi, il "sasso dell'Imperatore". Abbiamo il Rio Torretta con il "cògolo delle Anguane" visitato da sub provenienti anche da fuori confine italiano e a fianco la cava di ferro detta "cògolo dei barbastrìgi". A Pedemonte, il buso della Pempa, il Gorgo Santo, le cascate della Civetta. Abbiamo a San Pietro la cava di marmo, se non erro all'incirca sopra ai Lucca, con ancora i cassettoni in ferro di trasporto massi in bella vista. Perchè non ripristinarla per far vedere come si lavorava un tempo??
I nostri paesi sono circondati di sentieri conosciuti da pochi, ma suggestivi dal punto di vista naturalistico.
Perchè non ripristinarli e farci un pò di pubblicità? Questo è l'input che dobbiamo dare ai nostri cari amministratori...potremo fare una bella concorrenza anche alla Val Posina! :-)
E sarebbe un bel modo per sentirci "trentini" come mentalità, non solo per "tirar i soldi" derivanti dall'essere comuni confinanti...
Ciao Lino, grazie per avermi permesso di vedere la diga da vicino, molto belle le foto, forse anche i camminamenti che portano al Gorgo e la Diga delle Grappe della Torra sono stati costruiti nello stesso periodo e con la medesima tecnica??????? Floriana
RispondiEliminada che parte se va per arrivare alla diga del chestele?
RispondiEliminaSi prende il sentiero che collega il Maso Stefani ai Fodati, lo si può raggiungere anche dalla strada a monte che si stacca da Via Regina Margherita prima della piazza..si risale il greto della valle fino ad arrivare ad un bivio; a destra si raggiunge la prima diga in sasso, non visibile da distante, mentre a sinistra parte un sentierino (a tratti incerto!) che in meno di 20 minuti porta alla Presa; da qui un'esile traccia scende nel bacino pieno della diga.
EliminaSul canale YouTube di Gino trovi un video molto dettagliato circa questa escursione!
Grazie Nicolò
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