Un piano da 20 milioni di euro di investimento,
congelato da oltre un anno negli uffici della Regione. Si tratta di un
progetto relativo ad un nuovo altoforno per la calce, presentato dalla
Fassa Bortolo di Spresiano. E la società ha iniziato le pratiche per
ricorrere al Tar.
A stretto giro la risposta
della Regione: “In relazione a dichiarazioni alla stampa rilasciate da
Paolo Fassa, titolare della Fassa s.r.l. di Spresiano in merito alle
presunte difficoltà burocratiche che impedirebbero l'avvio dei lavori
per la sostituzione di un forno per la produzione di calce nel suo
stabilimento, l’avvocato Luigi Masia direttore della sezione
coordinamento attività operative del Settore valutazione Impatto Ambientale della Regione del Veneto, ha inviato una
nota in cui puntualizza i fatti e contesta le conclusioni cui il signor
Fassa è giunto".
In particolare, nella nota
si sottolinea che "obiettivo del proponente era quello di ottenere
l'esclusione dalla procedura di assoggettamento alla valutazione
d'impatto ambientale per poter installare un nuovo forno di produzione
calce, alimentandolo esclusivamente, in via temporanea, con gas metano
ed impegnandosi a presentare, successivamente, specifica istanza di VIA
al fine di utilizzare segatura di legno per il definitivo funzionamento
del forno". Ciò, spiega la nota, "in ragione del fatto che l'uso come
combustibile del metano sarebbe risultato, a detta dello stesso
proponente, antieconomico".
La nota mette
inoltre in rilievo "le iniziali e ripetute imprecisioni progettuali di
calcolo, nonchè la marcata carenza di informazioni sulle effettive
ricadute ambientali dell'iniziativa prospettata", che ha costretto il Gruppo istruttorio della Commissione
VIA a "numerosi interventi tesi a comprendere, approfondire ed
emendare molti aspetti tecnici, con inevitabile necessità di acquisire
documentazione integrativa", ciò che ha comportato una "dilatazione dei
tempi istruttori di chiusura del procedimento".
Elencate
tutte le motivazioni ambientali in termini di tutela del paesaggio, di
aumento dei rifiuti, di elevazione dei volumi di traffico indotto dalla
movimentazione dei mezzi in entrata e in uscita, di variazioni della
qualità dell'aria "peraltro non sufficientemente valutate né
approfondite dal progetto" presentato dalla Fassa s.r.l., e "la
necessità di salvaguardare prioritariamente la salute pubblica e
l'ambiente garantendone il pieno rispetto che hanno indotto la
Commissione Via a sottoporre la domanda a valutazione d'impatto
ambientale, l’avvocato Masia sottolinea come sia stata fornita la
massima e qualificata collaborazione al proponente anche a fronte delle
richiamate evidenti criticità progettuali".
Fonte: Comunicato stampa
Nuovo cementificio sul Piave
Scontro Fassa Bortolo-Regione
L’azienda accusa: fermo da un anno investimento da 20 milioni». Zaia: progetto lacunoso, per questo non si sblocca
Un progetto per la costruzione di un nuovo forno per la calce a
Spresiano due passi dal Piave, al posto del vecchio stabilimento degli
anni Settanta nella sede della Fassa Bortolo. Un piano da 20 milioni di euro di investimento, congelato da oltre un anno negli uffici della Regione. Scoppia così, oggi, la guerra tra il Gruppo trevigiano e l’ente con uno scambio di accuse pesantissimo.
La società ha già avviato le pratiche legali per un ricorso al Tar contro
«l’ingiustificata paralisi del piano» che a loro dire darebbe lavoro e
risorse al territorio. «Abbiamo inoltrato la richiesta nel 2013, da
allora asd oggi solo silenzio, nonostante le nostre ripetute richieste
di chiarimenti e decisioni». A stretto giro di posta la replica del presidente della Regione Luca Zaia che incalza: «Inerzia? No, il progetto non è stato appèrovato perchè lacunoso».
La costruzione dell’impianto darebbe lavoro a un centinaio di persone
per 15 mesi, oltre a far crescere successivamente la forza lavoro della
ditta.
Andaloche tusi, .. se dal Piave a semo ridùti sul'Astego, a go idea ca sémo missi male d'un scherso. I ga d'aver sfondà anca a Venessia, mìa solo che a Caporeto. Stavolta ne tocarà voltare i canùni. Ste tenti a San Piero chei casotàni no ve ciave danovo le campane. I Sela come Fort Alamo!
RispondiEliminaQuesti articoli si commentano da sè.
RispondiEliminaVogliamo che la storia si ripeta?
Siamo alle solite: chi ha soldi, pensa di poter comprare tutto: i favori dei politici, l'accondiscendenza del "populetto" incapace di intendere, il non rispetto degli iter progettuali. W l'Italia!!
Vada pure all'estero il signor Fassa: in Portogallo, in Brasile, in Marocco dove vanno a finire le auto che da noi non potrebbero più circolare. Forse là ci saranno leggi meno restrittive che permetteranno al signor Fassa di by passare tutti gli step burocratici, cosa che a Spresiano non è riuscito a fare...
Per fortuna che a Forni ha detto (più o meno, se sbaglio mi corrigerete...) :
RispondiElimina1) Potete andare ad informarvi presso i cittadini dei comuni dove ho gli altri miei insediamenti...
2) I miei stabilimenti sono studiati in modo da non creare polveri, perché io ci son passato di là... da giovane ci lavoravo, e mi riempivo di polvere, e non lo trovavo giusto... (più o meno così, disse)
3) Se proprio non mi volete, andrò ad investire da un'altra parte (come dire che andrebbe ad arricchire altri!..) ...
Ben detto Pasquino, aggiungici pure che ha detto che lui non vuole barricate.
EliminaA credo ben che nol vol fare le barricate, el fa calsina, mìa vìn. Le barricate el podarìa farle el Sera col Kamerlot.
EliminaDon, oncò tessì speciale pì che sempre!
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