giovedì 13 novembre 2014

Faggin e la matematica della consapevolezza

Inventò il microprocessore. 
Una rivoluzione. 
Faggin, vicentino e cervello in fuga, cerca la formula della coscienza. «Ma gli algoritmi non possono imprigionarci».

Era il novembre del 1971, esattamente 43 anni fa, e un italiano stava per fare una di quelle invenzioni che solo dopo qualche tempo si scopre come siano destinate a modificare per sempre le cose. Inesorabilmente.DALL'ITALIA ALLA SILICON VALLEY. Quell’uomo era Federico Faggin, un tecnico formatosi in Italia con un diploma da perito elettronico a Vicenza e una laurea in fisica a Padova e poi emigrato nella Silicon Valley. A qualcuno il nome potrebbe non sembrare del tutto familiare, eppure è inciso nel silicio. 
INVENTÒ IL PRIMO MICROPROCESSORE
Dalle sue mani è nato infatti il primo microprocessore della storia, l’Intel 4004, che è stato solo l’inizio della rivoluzione.
Da allora tutti i discendenti di quel chip sono oggi il “cervello” dei dispositivi intelligenti che ci portiamo dietro o che accompagnano le nostre giornate.
Dei quali, insomma, difficilmente riusciamo ormai a fare a meno. Quel microprocessore i collezionisti di elettronica vintage ancora lo comprano su eBay anche per 1.000 dollari.  


PREMIATO PURE DA BARACK OBAMA. 

Faggin, insomma, è il papà della tecnologia come la conosciamo oggi.
Tanto da aver ricevuto tre anni fa il più importante riconoscimento Usa proprio dalle mani di Barack Obama. È uno dei cervelli in fuga più celebri d’Italia, ma nel suo Paese ogni tanto ritorna per parlare di innovazione e di futuro.
Lo ha fatto il 6 novembre a Brescia in occasione dell’Olivetti day, evento organizzato da Superpartes per ricordare il genio e la lungimiranza imprenditoriale di Adriano Olivetti.
«Ho lavorato all’Olivetti nel 1960 prima ancora di iniziare l’università, è stato il mio primo lavoro: per questo partecipare a quest’evento è un po’ come ritrovare anche il punto di partenza della mia carriera», racconta Faggin. FOLLA DI STUDENTI TUTTA PER LUI. Il fisico ha fatto il tutto esaurito di fronte a quasi mille persone, fra cui molti giovani studenti, che hanno affollato l’aula

magna dell’ateneo bresciano per sentirlo parlare. 
E da lì ha lanciato una sfida: 
«Lasciamo che i cervelli fuggano dall'Italia e vadano a imparare quello che qui non possono imparare. Solo così potranno tornare e restituire al nostro sistema la spinta innovativa indispensabile».
(segnalato da Lucia)

1 commento:

  1. Avanti un'altro tuti che scapa dal'Italia varda Fermi che el gà inventà l'atomica anca lù in America a sarisimo dei siuri se i nostri politici i fuse sta e i fuse un fià più lungimiranti invese i gà in mente de tajare da tutti i cantuni...scuseme a gò sbaglià tutti non se giusto solo par naltri parchè le so pension i so benefici non si toccano sono diritti acquisiti...

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