giovedì 9 ottobre 2014

Vajont - un pensiero anche per loro -



3 commenti:

  1. Giusto Carla, bisogna ricordare. Anche lì la diga portò lavoro, progresso e consenso. Qualche vecchietto, invero, restava ancora perplesso, ma lo trattarono da rompiscatole fuori dal tempo. Speriamo che non arrivino tempi in cui qualcuno ci rinfacci che nel 1117 anche le nostre montagne fecero cheo.

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    1. Così è non si impara mai. Mai! Io c'ero a Stava tra il fango a cavare uomini, donne e bambini dalla terra come patate, patate che una volta riportate alla luce del sole sembravano cose da discarica. Per favore per favore pensiamoci sempre, pensateci sempre. Mai come in quei giorni ho sentito forte la voce di Primo Levi: Considerate se questo è un uomo (...) Considerate se questa è una donna (...) Meditate che questo è stato.
      Scusa l'interferenza Philo. Un saluto carissimo a tutti Andrea

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  2. Il 28 settembre scorso ho giusto partecipato alla nona edizione della marcia sui “Percorsi della Memoria”, organizzata dalla Pro Loco di Longarone sui luoghi della tragedia. http://www.percorsidellamemoria.it/
    È stata una occasione unica per percorrere tutti i punti coinvolti dall’evento, attraverso percorsi che altrimenti sono preclusi al comune escursionista (tunnel Enel di accesso alla diga, ponte a tubo, gallerie di scolmo, corona della diga, ecc.) e che permettono di salire dal basso tutta la stretta e tortuosa forra del torrente Vajont, ammirare l’imponenza della diga e le poderose opere di ancoraggio. Per finire a Erto e Casso, i due paesi montani sfregiati dall’evento. La storia della tragedia (la più grande frana del mondo di quel tipo a memoria d’uomo) ci è nota, ma non ci si può esimere dal paragonare le due sponde opposte della valle: i lastroni evidenti sulla sommità del Monte Salta, sono esattamente uguali a quelli messi a nudo dalla frana del dirimpettaio Monte Toc (= marcio, sfatto in dialetto locale) che è precipitata nel bacino. Quasi una didascalia che la Terra mostrava per ammonire chi si fosse avventurato ad alterare primordiali equilibri. Philo dice bene, anche le nostre montagne sono friabili; basta scalare il Sojo per vederne la natura scagliosa, piuttosto che avventurarsi sopra la nostra di diga, che trattiene sfasciumi che la dicono lunga sulla stabilità dei crinali che incombono sul paese. Dirimpetto i Siroccoli sono anch’essi sfregiati da frane; tutti gli abitati della Valle sono installati su immensi conoidi franosi. Non dobbiamo mai dimenticarlo.

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