giovedì 23 ottobre 2014

Le idee di Odette: e se ci facessimo un pensiero anche da noi?

“Polvere d'oro” ad alta quota
Lo zafferano cresce in Valtellina



La coltivazione di zafferano in Valtellina occupa circa 2mila metri quadrati suddivisi in piccoli appezzamenti, molti dei quali ad uso familiare. Rossano Brunalli dell'azienda agricola Davaglione, nel comune di Montagna in Valtellina, in provincia di Sondrio, si occupa dello zafferano da 2 anni.




Dopo vino e mirtilli, in Valtellina arriva lo zafferano. Attualmente la coltivazione occupa una superficie di circa 2mila metri quadrati suddivisi in piccoli appezzamenti, molti dei quali destinati ad uso familiare.

«Mi dedico allo zafferano da circa due anni, su una superficie di 400 metri quadrati – spiega Rossano Brunalli, 30 anni, dell'azienda agricola Davaglione, nel comune di Montagna in Valtellina, in provincia di Sondrio - l'obiettivo è una resa di circa mezzo grammo per ogni metro quadrato di terreno. Lo zafferano è un prodotto impegnativo».

Infatti la raccolta dei fiori, tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, deve avvenire rigorosamente a mano: dalle prime luci mattutine fino a poco prima dell'alba, quindi bisogna separare i pistilli dai fiori e procedere all'essicazione.




Le quotazioni oscillano fra i 15 ai 35 euro al grammo, con una media intorno ai 20 euro. Per ottenere un grammo di 'polvere d'oro” bisogna seminare, in un metro quadrato di terreno, un chilo di bulbi (30 o 40 a seconda della grandezza, per circa 15 euro di costo). Per un chilo di spezia, invece, bisogna raccogliere dai 150mila ai 200mila fiori.






L'uso più conosciuto dello zafferano è quello culinario: tipico è il risotto alla milanese, ma esistono anche formaggi, focacce, formaggi, gelati e liquori. è inoltre utilizzato in campo erboristico e farmaceutico (ad esempio come integratore alimentare) per l'alta concentrazione di carotenoidi, che aiutano a combattere lo stress, e per le sue proprietà che favoriscono la concentrazione. In Lombardia lo zafferano è coltivato, in piccoli appezzamenti, nelle province di Brescia, Bergamo e Mantova. In Italia, è prodotto in Abruzzo, Toscana, Sicilia, Sardegna, Puglia e Calabria.



 

 In passato, gli imprenditori agricoli valtellinesi coltivavano un 'cugino” dello zafferano: il 'cartamo”, detto anche zafferanone. Una pianta originaria dell'Asia continentale e dell'Africa orientale che può sostituire lo zafferano in cucina e che attualmente viene utilizzata per la produzione di un olio sfruttato dall'industria farmaceutica e nella produzione di vernici. Dai suoi fiori si estrae un colorante usato in tintoria e in cosmesi.



7 commenti:

  1. Sarebbe interessante e anche abbastanza abbordabile penserei. Ma sono i colchici i fiori che producono zafferano? O sono solo simili?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si Somigliano, ma, attenzione, i colchici hanno 6 stame, mentre il zafferano ne ha 3. I colchici sono velenosi per la presenza di un alcaloide: la colchicina.
      Lo zafferano (crocus sativus) è una pianta bulbosa a foglie strette, lunghe fino a 30 cm e di colore verde intenso, che spuntano in settembre, all'inizio della fioritura. Il fiore è molto simile a quello dei crochi; comporta 6 petali viola, tre stami gialli oro ed un pistillo rosso. Questo famoso pistillo è composto di 3 stimmate, filamenti che, una volta asciugati, danno il zafferano
      "Per la coltivazione dello zafferano non è richiesto un tipo di terreno particolare in quanto prospera su qualsiasi tipo di terreno purché opportunamente concimato e privo di ristagni d’acqua. Qualunque sia la natura di questo è comunque importante che sia ben lavorato. Inizialmente il terreno viene arato ad una profondità di 30/40 cm, e successivamente viene interrato il letame ben maturo e livellata la superficie che deve essere liberata da eventuali erbacce".

      Elimina
  2. Ma a me sembra che la coltivazione dello zafferano sia soggetta ad alcune norme del monopolio e quindi non si può coltivare liberamente.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. confondi forse con la cannabis.Li la coltivazione è soggetta ad alcune norme non proprio di monopolio.hai ragione sul fatto che non si possa coltivare liberamente nemmeno ad uso terapeutico.
      All''estero certi produttori si sono riuniti per creare un marchio senza associarsi,ma fanno proprio Cartello. non so se questo sia criterio di qualità e nemmeno vantaggio per la vendita del prodotto:la domanda comunque è in continuo aumento e il mercato è in espansione,entrambi segni ottimamente visti dagli analisti e investitori esteri.

      Elimina
  3. Mai sentito. Ho letto, però, che certi produttori si sono associati per creare il marchio "zafferano italiano" che è critèrio di qualità, un vantàggio per la vendita del prodotto.
    Penso che puoi informarti ad Asiago anche. Ho visto che c'è una piccola produzione in corso :
    http://www.malgasiago.com/index.html

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mi è capitato di mangiare un risotto con il celeberrimo zafferano dell'aquila.Non ho notato nessuna differenza da quello in bustina, tranne per il conto finale.vero è anche che le mie papille sono depauperate da anni di alcol dei peggiori bar e poco ricettive ai raffinati aromi di zafferano oppure il ristoratore mi ha sbertucciato ben bene.

      Elimina
    2. 0,4 grammi di puro zafferano bastano per profumare un paëlla di 6 persone, dicono i buoni cuochi.
      Nella polvere in bustina possiamo trovare curcuma (molto meno caro) ma anche mattoni in polvere e tante altre cose, secondo l'immaginazione dei venditori.

      Elimina

Avvisi della settimana

Sabato 1 e domenica 2 febbraio alle porte delle chiese di tutta la valle ci sarà la vendita delle primule a favore del Centro di aiuto alla ...