venerdì 31 ottobre 2014

La notte di Halloween

La notte di Halloween e la festa cristiana dei santi: opposizione o continuità? Appunti in  chiave educativa per la scuola e la catechesi in forma di recensione a La notte delle zucche. Halloween: storia di una festa di P. Gulisano e B. O’Neill di Andrea Lonardo

Il nome Halloween è indiscutibilmente termine di origine cristiana; è parola composta da hallow, ‘santificare’, ed eve, abbreviazione di evening, ‘sera’. Halloween, insomma, deriva da All Hallow's Eve e vuol dire semplicemente ‘Sera della festa dei Santi’, ‘Vigilia della festa dei santi’.
La chiesa cattolica fa memoria, infatti, l’1 novembre di tutti i santi e la sera del 31 ottobre è appunto la vigilia della festa.
Ma l’1 novembre
era il giorno della festa celtica di Samhain ed alcune delle tradizioni dell’odierna Halloween vi rimandano.
Cosa è avvenuto? Perché questa coincidenza?
Halloween è una festa pagana o cristiana? Siamo dinanzi ad una espropriazione cristiana o ad un camuffamento sincretista di riti magici? Cosa è bene fare in campo educativo? Incoraggiare o opporsi alla celebrazione di Halloween?P.Gulisano e B.O’Neill tracciano con il loro libretto La notte delle zucche. Halloween: storia di una festa (Ancora, Milano, 2006, pp.96, euro 7.00) la traiettoria storica che permette di rispondere a queste domande.

Il passaggio da Samahin ad Halloween manifesta un atteggiamento tipico del cristianesimo che non disprezza mai quanto gli preesiste storicamente, ma ne sa cogliere il valore per riproporlo alla luce della pienezza di vita che proviene dal vangelo. I due Autori invitano così a raccontare alle nuove generazioni come avvenne che questa antica festa divenne cristiana:

“Si trattò di qualcosa che poteva avvenire in quello straordinario
crogiolo di popoli, culture, tradizioni che fu il Medioevo, dove il Cristianesimo agì come forza eccezionale per unire, salvare, selezionare, elaborare tutto ciò che proveniva da prima di sé, vagliando ogni cosa e trattenendo ciò che aveva valore. Fu un'opera colossale, con la quale, alla fine, la giovane Chiesa non edificò soltanto se stessa, ma l'intero edificio della civiltà europea, fatto di culture, lingue, usi, costumi e, naturalmente, celebrazioni. Per quanto possibile si cercò di ricondurre tutto ad un'unità, seppur rispettosa delle particolarità, delle specificità. Fu il caso delle feste, dove si giunse ad impiantare la liturgia cristiana sul terreno delle tradizioni precedenti, tenendo conto di quelle che erano i tre grandi elementi costitutivi del mondo europeo: la tradizione romana, quella celtica e quella germanica”.

La festa celtica di
Samhain “era un momento di contemplazione gioiosa, in cui si faceva memoria della propria storia, della propria gente, dei propri cari, in cui si celebrava la speranza di non soccombere alle sventure, alle malattie, alla morte stessa, che non era
l'ultima parola, se era vero che i propri cari, almeno una volta l'anno, potevano essere in qualche modo presenti. Nella magica notte di Samhain non erano le oscure forze del caos che riportavano nel mondo i morti, ma il ricordo e l'amore dei vivi che li celebravano gioiosamente.

L’annuncio del vangelo nel mondo celtico si misurò con questa tradizione che manifestava il desiderio che la morte non fosse l’ultima parola sulla vita umana e
testimoniava, a suo modo, la speranza nell’immortalità delle anime. Il cristianesimo comprese che la propria convinzione della costante presenza ed intercessione della chiesa celeste, della comunione dei santi che già vivono in Dio, poteva rinnovare dall’interno l’attesa ed il desiderio che la tradizione di Samhain celebrava. La resurrezione di Cristo era l’annuncio che la presenza benedicente dei propri defunti non era pura illusione, ma certezza dal momento che noi, i viventi di questa terra, viviamo accompagnati dal Cristo e da tutti i suoi santi. Samhain divenne così Halloween.

P.Gulisano e B.O’Neill prendono per mano il lettore e gli fanno conoscere, innanzitutto, alcuni aspetti dell’antico modo celtico di scandire con le feste il tempo:
Samahin era “il capodanno celtico posto all'inizio dell'inverno, anche se in realtà a metà strada tra l'equinozio d'autunno e il solstizio d'inverno; si differenziava nettamente da altre antiche culture europee, in particolare quelle delle civiltà mediterranee, per le quali l'inizio dell'anno era posto all'equinozio di primavera. Chiari echi di questa tradizione si sono conservati nel nome stesso di questa stagione (primum vere in latino significa ‘prima stagione’) o nel nome del mese di aprile, letteralmente il mese che apriva l'anno”.

Era legata a questo periodo dell’anno l’immagazzinamento delle provviste che dovevano servire per i mesi invernali, che erano la garanzia della continuità della vita.
L’uomo ripeteva così il ritmo della natura che sembrava morire con i suoi semi che scomparivano sotto la neve, ma che sarebbero tornati a dare nuova vita. Nei villaggi si accendeva nella notte il nuovo fuoco e la sua luce veniva poi portata in tutte le case. Ma i simboli della vita che si preparava nascostamente a rinascere toccavano anche i morti.

Infatti, “
si credeva che le anime di coloro che erano venuti a mancare durante l'anno avessero il permesso di tornare sulla terra, nel giorno di Samhain.



“Il significato di Samhain per gli antichi Celti era dunque quello di un vero e proprio ‘passaggio’, il sostituirsi di un tempo e di un ordine all'altro.
Le feste dedicate ai defunti e agli antenati, quindi alla fecondità garantita da chi ha già affrontato il ciclo naturale della morte e della rinascita, sono comuni a molti sistemi etnoreligiosi. E,
nelle ‘feste dei morti’, è abbastanza comune che essi rechino anche dei doni ai vivi: il morto appartiene all'immaginario dell'eterno ciclo naturale del nascere e dello spegnersi, del letargo e del rifiorire della natura. La grande festa autunno-invernale di Samhain era dunque anche dedicata ai morti e principalmente agli antenati”.

Il passaggio da questa antica tradizione a quella rinnovata di
Halloween avvenne nell’VIII secolo, ad opera dei vescovi e dei monaci del regno dei Franchi ed, in particolare, per iniziativa di Alcuino di York:

“Se il culto dei singoli martiri e santi risale ai primissimi secoli, a partire dalla fine del IV secolo si sentì in Oriente l'esigenza di celebrare tutti i santi, conosciuti o ignoti, in un'unica festa: la Chiesa siriaca durante il tempo pasquale, la bizantina la domenica successiva alla Pentecoste... Ogni chiesa locale manteneva tuttavia il proprio calendario e venerava i propri santi. Nelle aree d'Europa di più forte tradizione celtica il ricordo di
Samhain era ancora vivido e così si decise di coniugare il culto dei santi all'antica ricorrenza.
Così l'episcopato franco istituì nell'VIII secolo la festa di
Ognissanti: il principale promotore di tale iniziativa fu Alcuino di York, monaco sassone di formazione irlandese, che era uno dei più autorevoli consiglieri di Carlo Magno. Egli, che ben conosceva le forme di religiosità precristiana delle isole britanniche, sapeva quanto fosse stata importante per le popolazioni dell'area celtica la festa di Samhain, e quanto fosse necessario cristianizzarla, sottolineando l'aspetto della santità e della comunione dei santi, legame tra le generazioni di cristiani, dei presenti e di coloro che ci hanno preceduti.
Questa felicissima intuizione teologica ebbe seguito: pochi anni dopo, l'imperatore Ludovico il Pio, su richiesta di papa Gregorio IV, ispirato a sua volta da consiglieri come il vescovo di Fiesole e il missionario irlandese Donagh (conosciuto in seguito come san Donato di Fiesole), estese tale festa a tutto il regno franco.
Fu circa alla metà del IX secolo dopo Cristo che la ricorrenza di Ognissanti venne ufficialmente istituzionalizzata, collocata alla data del 1° novembre e quindi estesa a tutta la Chiesa, per opera del Papa Gregorio IV.Ci vollero tuttavia ancora diversi secoli, perché la festività di Ognissanti fosse obbligatoria in tutta la Chiesa Universale, il che avvenne grazie al pontefice Sisto IV nel 1475.


P.Gulisano e B.O’Neill raccontano come ben presto si decise di legare alla festa dei Santi anche la commemorazione di tutti i Defunti, di coloro che non erano morti in piena santità di vita, perché si pregasse per loro e perché si coltivasse la speranza certa della loro salvezza e della loro intercessione per i loro cari in terra:

La stretta associazione con la commemorazione dei defunti, celebrata il giorno successivo, fu istituita solo nel 998 dopo Cristo, trovando slancio nell'ambiente monastico benedettino.Fu infatti Odilone di Cluny a dare l'avvio a quella che sarà una nuova e longeva tradizione delle società occidentali. In quell’anno egli diede disposizione affinché i cenobi dipendenti dall'abbazia celebrassero il rito dei defunti a partire dal vespro del 1° novembre. Il giorno seguente era invece disposto che fosse commemorato con un'eucaristia offerta al Signore, pro requie omnium defunctorum. Un'usanza che ben presto si diffuse in tutta l'Europa cristiana, per giungere a Roma più tardi”.

Era così compiuta la piena valorizzazione dell’antica tradizione celtica nella fede cristiana.
Le due celebrazioni cristiane dei Santi e dei Defunti annunciavano ora che non era stato un errore credere che i morti potessero visitarci. Il Cristo era venuto a rinnovare questa fiducia su di una base molto più salda, dando agli uomini un dono che superava ogni loro desiderio, la comunione reale e continua della chiesa della terra e di quella del cielo.


È utile a questo punto soffermarsi a cogliere le conseguenze educative di questa ricostruzione storica:
il binomio Samhain-Halloween può sempre di nuovo essere raccontato in primo luogo perché i bambini non abbiano paura dei santi e dei morti, ma imparino a confidare nell’assistenza di coloro che sono già in cielo, in secondo luogo perchè sappiano che esiste un modo per amare chi non è più su questa terra e che esso consiste nel pregare per loro, in terzo luogo perché i piccoli possano riflettere sui desideri profondi del cuore umano che non si rassegna a vedere scomparire nel nulla i propri cari e sulla bellezza del vangelo che mostra che questi desideri non restano inappagati, ma vengono realizzati dalla misericordia di Dio, in quarto luogo perchè possano comprendere la ricchezza della storia della chiesa e l’atteggiamento del discernimento che sempre la deve caratterizzare.

Una questione si impone, però, ancora, secondo le ricerche dei due Autori, e non può essere elusa: se questo è il percorso storico che ha portato alla nascita di
Halloween, da dove viene, allora, l’aspetto macabro che caratterizza i modi celebrativi che il marketing economico sta imponendo alle nuove generazioni?



Tutto ciò, magari anche sotto la forma del gioco, può essere frutto di profonda riflessione e, perché no, di conversione. In fondo, non c’è nessuno che di fronte alla morte non si senta mettere in questione il proprio stile di vita, fosse pure per una volta all’anno… all’inizio di novembre.
I due Autori, nel prosieguo della loro ricerca, mostrano come sia avvenuto che la festa sia stata svuotata sia della speranza che animava il mondo celtico pagano, sia del suo compimento che aveva caratterizzato la sua rilettura cristiana:

Nella corrente letteratura esoterica ed occultistica si danno delle fantasiose e infondate versioni della festa di Samhain che sono poi quelle che fanno da riferimento alle moderne celebrazioni stregonesche e neopaganeggianti e che hanno creato agli occhi di molte persone l'immagine inquietante di Halloween.
Secondo queste versioni,
Samhain sarebbe stato il nome di una oscura divinità, ‘Il Signore della morte’, ‘Il Principe delle Tenebre’, che in occasione della
sua celebrazione chiamava a sé gli spiriti dei morti, facendo sì che tutte le leggi dello spazio e del tempo fossero sospese per una notte, permettendo agli spiriti dei morti e anche ai mortali di passare liberamente da un mondo all'altro. Per questo
Samhain viene considerato dai moderni e fantasiosi esoteristi come un momento dedicato alla divinazione, in cui cioè si può facilmente prevedere il futuro e predire la fortuna.
In realtà ciò che gli antichi Celti celebravano a
Samhain era la sacra relazione della vita con la morte. Niente a che vedere dunque con il terrore di morti, in cerca di nuovi corpi da possedere, o di spiriti maligni e terribili divinità dell'oscurità venute a soggiornare sulla terra e ad imprigionare e uccidere il sole. Samhain era invece la festa della comunione, dell’unità tra i vivi e i morti, dei quali non si aveva paura, ai quali si portava rispetto. Si pensava che in questo giorno i morti potessero tornare nella terra dei vivi per festeggiare con la propria famiglia, tribù o clan. Samhain era l'occasione sacra in cui la barriera che separa il mondo dei vivi dal mondo dei morti poteva venir meno e a questi ultimi era concesso un fuggevole ritorno sulla terra... Si spiegano così alcuni gesti tradizionali, come far trovare le luci, perché i morti potessero ritrovare la via, far trovare cibo nelle tavole, perché gli antenati trovassero i loro cari ancora vivi felici e, non avendoli dimenticati, si preoccupavano ancora di far trovare loro cibo (da qui il trich-or-treat, scherzetto o dolcetto)”.

Il passaggio a questa visione non più religiosa della festa avvenne in età molto recente, nascondendo a bella posta l’antica tradizione celtica
:

In epoca vittoriana furono gli strati più elevati della società ad impadronirsi della festa: era di moda, in America, organizzare feste, soprattutto a scopo benefico, la notte del 31 ottobre. Era necessario tuttavia, perché Halloween fosse bene accetta in società, eliminare ogni riferimento di tipo religioso, in particolare la visione della morte, amplificando i giochi e la parte scherzosa e ludica della festa.
Poi, contrariamente alla tradizione macabro-romantica del gusto e della letteratura, la ‘festa dei morti’ di ancestrale tradizione celtica, perduta la sua giustificazione cristiana, si trasformò in una specie di celebrazione dell'oscurità, della magia, con contorno di streghe e demoni.
La solidarietà tra le generazioni, tra i morti e i vivi, aveva lasciato posto ad un terrore cupo e gotico della morte.
Halloween subì un processo di ‘de-cattolicizzazione’, e anche di ‘de-celtizzazione’. Gli antichi miti celtici di rigenerazione erano stati spazzati via dalla nuova visione orrorifica, estremamente moderna nel suo essere allo stesso tempo scientista, positivista e affascinata dall'elemento magico-occultistico”.



Qui è necessario il discernimento educativo. I due Autori non propongono, al termine della loro analisi, una scelta educativa di opposizione alla festa. Essa può essere, invece, occasione per una riscoperta degli antichi motivi che hanno dato origine a questa tradizione, “liberandola dalla dimensione puramente consumistica e commerciale e soprattutto estirpando la patina di occultismo cupo dal quale è stata rivestita. Si faccia festa, dunque, una festa a lungo attesa, e si spieghi chiaramente che si festeggiano i morti e i santi, l'avvicinarsi dell'inverno, il tempo di una nuova stagione e di una nuova vita. Si festeggi san Martino, si mangino zucche, fave e dolci. Oratori, scuole e famiglie si impegnino in modo positivo e perfino simpatico affinché i bambini vengano educati a considerare la morte come evento umano, naturale, di cui non si debba aver paura.
(segnalata da Lucia)

21 commenti:

  1. La notte delle zucche vuote. Propongo una raccolta firme contro questa dilagante cretinata di allouìn. Stasera, se qualcuno viene a suonarvi il campanello, corìghe drìo co la forca! E se no gavì la forca, tréghe drìo na stela

    RispondiElimina
    Risposte
    1. te ghe rason ( ragione ) . naria ben anca nà secia de acua freda. Solo tutto ai fini commerciali....

      Elimina
  2. E se i ven dal Don? Cossa ghetu dito de fare, alla bady...?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. pan vecio ai bimbi e ai grandi chiederà: cavallina o caffelatte?

      Elimina
  3. Halloween? Una grande carnevalata commerciale. Non abbiamo più rispetto per nessuno. Che ne rimanga un po' almeno per i morti. Halloween banalizza alla grande questa ricorrenza. Questo è il mio parere, sperando sia condiviso da qualcun altro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Rispetto di cosa ? è una festa pagana, antica e radicata nelle terre anglosassoni. Poi la globalizzazione ha fatto il resto con relativa commercializzazione. Non è banale,anzi esorcizza la paura della morte e dei morti. se la visione deve essere superficiale, allora andrebbe anche rivisto il fatto di pagare messa ai defunti. si lo sò qui vi scagliere come arieti contro la porta di Gomorra.
      Ogni usanza ha avuto una sua necessità per nascere ed essere accettata,questo se si vuol comprendere le origini e fatti che la caratterizzano.
      Questo è il mio parere, senza sperare sia condiviso da qualcun altro.

      Elimina
    2. Condivido anch'io. In Papua Nuova Guinea, caro Max, alcune tribù costumano cibarsi della cenere dei propri cari defunti per onorarne così la memoria. E' un fatto loro, rispettabile, seppur alla nostra cultura magari ripugni. Quindi è bene che ognuno si tenga le proprie di tradizioni, senza per forza o moda mettersi a scimiottare quelle altrui che non gli appartengono e nemmeno capisce.

      Elimina
    3. Condiviso anch'io, siete troppo ortodossi.

      Elimina
    4. Fin che xe i moltùni dosso ala porta de Gomorra, Maddy, la te narìa anca de lusso. Pénsete se invesse a tete càti i palpùni chei urta dosso a quela de Sodoma.(Traduzione: Maddy, ti andrebbe anche bene se ci fossero solo gli arieti contro le porte di Gomorra, un po’ meno, forse, se ti trovassi alle prese con i tergofili di Sodoma)

      Elimina
  4. Dopo Samhain, capodanno celtico, ci sarà la festa di Imbolc, poi Beltaine ed infine Lugnasad, altre feste Celtiche...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. ma passiamo anche al medio oriente, più temperato, con moloch e mammon e per finire sediamoci in cerchio aspettando il leviatano dalle profondità del gorgo.Fino alla mezzanotte c'è ancora tempo.

      Elimina
  5. Come spesso accade, una antica ricorrenza è diventata un'americanata poi diffusa a livello mondiale..guardando nel nostro piccolo, trovo triste il fatto che si seguano queste mode figlie del consumismo e al contempo si stiano abbandonando le tradizioni locali: lo scorso inverno in valle quanto fuochi c'erano per "fora febraro"?
    Riunirsi, chiacchierare sotto il cielo invernale e gustare una fetta di polenta "brustolà" e un "goto de vin" per salutare la primavera...le zucche (quelle dell'orto, non di plastica) usiamole per il risotto!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Giusta osservazione caro Nilo, bravo! E la fiaccolata dell'amicizia del 6 gennaio? Ma... se non seguiamo come pecore le mode che ci propinano... ci sentiamo fuori s-ciapo! O forse vale sempre che l'erba del vicino è sempre più verde della nostra?

      Elimina
  6. Sono d'accordo con Nicolò: dovremo salvaguardare le nostre tradizioni, rinforzarle perchè possano continuare. A Schio ieri sera hanno fatto una sfilata con i "morti viventi" terminando davanti al Duomo(vedi giornale Vicenza) e lo scorso anno in certe vie, davanti ai cancelli , se non veniva aperto al mattino ci si trovava tutto imbrattato con uova e farina... così non va proprio! Poi è vero che quando una cosa prende piede, la si imita .. ma mi viene da pensare a quante cose buone si potrebbero imitare, ma di quelle non ci accorgiamo nemmeno...

    RispondiElimina
  7. Cari tutti... ricordiamo che anche qui in italia in alcune zone del sud la notte dei santi si preparano banchetti x i defunti che in quella notte tornano a far visita ai loro cari e si indossano maschere nere x mimetizzarsi con loro...e che dire del nostro caro albero di natale? Inutile raccontarci favolette su qualche santo che ha abbellito alberi con candeline... il nostro amato albero arriva dal nord dove i vichinghi usavano ornare gli alberi dopo una battaglia con...le budella dei nemici!!!! e allora bastacon questo bigottismo!!! giusto tenere le tradizioni locali ma anche le nostre feste religiose sono diventate solo un consumismo generale!!! e a voi che non amate le americanate basta che non apriate la porta!!!!! a parte questo ieri notte qualcuno non ha capito lo spirito della nottata e ha fatto parecchi danni in giro...

    RispondiElimina
  8. Cara lucia scusa la franchezza ma...che incoerenza!!! il bel catello marcondirodirondello deei tuoi parenti é meraviglioso ma la sfilata in centro no!!!!!! adesso dirai che il contesto é diverso ma....lo sai cosa facevano davanti al duomo? si eseguivano impiccagioni e si bruciavano donne accusate di stregoneria!!!!!!!! Se tornassero loro a chiedere il conto...altro che sfilata dei morti viventi! ci sarebbe la fila fino a valdastico!!!x fortuna siamo in democrazia!!! xché i nostri cari prelati non si oppongono anche alla grigliata di capra fatta dai musulmani o alle donne con veli che passano davanti alle chiese??? a no non si puó quello é razzismo!!!!!!!!!!!!!

    RispondiElimina
  9. Barra al centro, teniamo la rotta. Le nostre tradizioni innanzitutto: vanno conservate, tenute vive. Fanno parte della nostra appartenenza alla Valle, e trovo altemente meritorio salvaguardare la nostra cultura. Cio; che ha detto la Sig.ra Lucia non fa una piega. Circa poi le altre tradizioni imposte da strategie commerciali diffuse, van pure bene per coloro che vi aderiscono, magari entro i limiti del buon gusto e del rispetto, due termini che stanno diventando sempre piu' alieni nel nostro viver civile. Chissa' perche'? A ciascuno le proprie risposte.

    RispondiElimina
  10. Grazie anonymous delle 22,14. l'esprimere il mio pensiero non vuol certo dire che tutti devono pensare come me, giammai! Io ho solo riportato quello che mi è stato raccontato (Schio) e per il castello, se si legge bene, ho scritto che a me è piaciuta la rappresentazione anche se non è nelle mie "corde".Non si può impedire ad altri di aderire a queste proposte, ma ora mi sembra che se si esprime il proprio pensiero, si viene accusati di incoerenza! A parte tutto, credo che molti concordino con me, che sporcare in giro, danneggiare e lasciare segni non proprio positivi del passaggio, sia irrispettoso e poco coerente con la festa di Hallowen....

    RispondiElimina

Avvisi della settimana

Sabato 1 e domenica 2 febbraio alle porte delle chiese di tutta la valle ci sarà la vendita delle primule a favore del Centro di aiuto alla ...