Ci
sono ancora italiani che pensano che le priorità del paese siano la
nuova legge elettorale, la riforma del Senato e la riforma del Titolo
Quinto della Costituzione (termine pomposo e astratto per indicare la
riforma delle autonomie locali). L’attuale governo da quando si è
insediato ha sbandierato la necessità delle riforme e l’impegno ad
ottenerle in tempi brevi e prestabiliti. Ad oggi sono passati esattamente cinque mesi
dalla nomina di Renzi a Presidente del Consiglio e l’Italia si trova
esattamente al punto in cui l’ha lasciata Berlusconi con le sue
dimissioni a fine 2011. Gli ottanta euro in busta paga per una parte
degli italiani (sostanzialmente la base potenziale di voto per il PD)
hanno già fatto percepire tutta la loro fugacità: aspettate il prossimo ottobre e vedrete come li restituirete
assieme agli interessi. Cinque mesi di governo in cui non si è prodotto
nulla di significativo: chi guarda da fuori non vede un Italia in cui
valga la pena ritornare o su cui investire. Come disse con franchezza
destabilizzante l’ex ministro, Fabrizio Barca, durante l’epico scherzo
radiofonico alla Zanzara a metà gennaio, quando la nazione comincerà a
capire che “dall’altra parte vi è solo avventurismo e slogan”
riferendosi a Renzi come successore di Letta allora il baratro piomberà
su di essa. Non manca molto, siamo più vicini di quello che pensate.
Fermatevi un momento a fare questa considerazione, da Monti, passando per Letta, arrivando a Renzi, in due anni e mezzo il debito pubblico italiano, in termini quantitativi, è aumentato praticamente di oltre un 8 %, superando abbondantemente la soglia dei 2.160 miliardi. Sul piano qualitativo, il conteggio è ancora più allarmante in quanto è passato dal 120% sul PIL al 136% (sui dati a consuntivo del 2013, pertanto questo valore è destinato ulteriormente a crescere tra sei mesi). In quasi tre anni nonostante abbiamo avuto l’alternarsi di tre divresi leaders, nessuno di essi è riuscito a fermare il counter clock del debito pubblico almeno a livello quantitativo e soprattutto a fare rewind. Austerity, spending review, risanamento e tutto quello che volete non hanno prodotto alcun tipo di effetto su questa montagna di debito che continua a crescere ora dopo ora. Questa dovrebbe rappresentare non una, ma la prima emergenza nazionale, il buon senso infatti vorrebbe che prima si tappi la falla da cui entra l’acqua in una barca e dopo si filosofeggi su come si dovrà remare, in quale direzione e con che ritmo di vogata. In Italia in questi tre anni nulla si è fatto per la competitività e la flessibilità del lavoro o la tassazione complessiva che grava su chi fa impresa o decide di avviare una nuova attività.
Negli ultimi due anni la maggior parte dei consulti professionali che ho erogato hanno avuto due temi dominanti: in quale paese spostarsi per andare a vivere e lavorare e in quale paese spostare i propri risparmi e capitali temendo il peggio per l’incerto futuro italiano. Le recenti esternazioni del Ministro Padoan riguardanti la stabilità e sostenibilità delle finanze pubbliche in Italia dovrebbero far suonare la sveglia a casa vostra. Non la sveglia del mattino, ma la sirena di un allarme incendio: la diaspora di italiani che fuggono
dal Titanic Italia si accentua continuamente giorno dopo giorno, non si è più disposti ad aspettare il miracolo del cambiamento che non arriverà mai – 8.000 emendamenti per la legge di riforma del Senato – o un nuovo cantastorie. La disoccupazione, il debito, la diminuzione della pressione fiscale e tanto altro si risolvono solo con la crescita, quella che in Italia vi continuano a dire che ci sarà l’anno venturo, quasi fosse un mantra. La crescita, soprattutto quella sul medio e lungo termine, è una variabile economica complessa che scaturisce dal contributo di tre componenti fra di loro disgiunte: il progresso tecnologico, la crescita demografica e l’accumulazione dei capitali. In Italia mancherebbero tutte e tre, se non considerassimo l’attuale apporto demografico che sta producendo l’invasione di clandestini dall’Africa.
Chi rimane in Italia si deve chiedere pertanto sino a quanto può arrivare il clock counter del debito pubblico prima che vengano intraprese manovre e soluzioni non convenzionali: ristrutturazione del debito (hair cut sulle lunghe scadenze), cessione parziale delle riserve auree, ulteriore tassazione sulla prima casa – diventata ormai un bancomat per chi governa il paese – oppure la tanto denigrata e temuta imposta patrimoniale con le sue possibili varianti. L’esito delle elezioni europee di Maggio ha dimostrato che gli italiani sono, presi nella maggioranza di chi ha votato, profondamente conservatori, pertanto non vogliono cambiamenti radicali che modifichino le loro certezze, le loro rendite di posizione e i loro diritti acquisiti. Chiunque abbia buon senso si deve rendere conto che quanto prima il conto qualcuno lo dovrà pagare, qualcuno chiamato ad apportare risorse finanziarie o a vedersi ridimensionato il proprio stile di vita, ad un certo momento questo qualcuno dovrà essere individuato. L’Europa in questi termini non ci abbandonerà, non se lo può permettere: per chi ancora non lo sapesse è a Mario Draghi che deve essere imputata la consistente discesa dello spread durante i Governi Letta e Renzi. Le reti di protezione che sono state istituite in questi ultimi due anni in Europa hanno sì protetto e rafforzato l’euro, ma anche e soprattutto l’Italia che ne ha beneficiato maggiormente in termini di risparmio sugli interessi sul debito. Ma anche a questo ci sarà una fine.
Fermatevi un momento a fare questa considerazione, da Monti, passando per Letta, arrivando a Renzi, in due anni e mezzo il debito pubblico italiano, in termini quantitativi, è aumentato praticamente di oltre un 8 %, superando abbondantemente la soglia dei 2.160 miliardi. Sul piano qualitativo, il conteggio è ancora più allarmante in quanto è passato dal 120% sul PIL al 136% (sui dati a consuntivo del 2013, pertanto questo valore è destinato ulteriormente a crescere tra sei mesi). In quasi tre anni nonostante abbiamo avuto l’alternarsi di tre divresi leaders, nessuno di essi è riuscito a fermare il counter clock del debito pubblico almeno a livello quantitativo e soprattutto a fare rewind. Austerity, spending review, risanamento e tutto quello che volete non hanno prodotto alcun tipo di effetto su questa montagna di debito che continua a crescere ora dopo ora. Questa dovrebbe rappresentare non una, ma la prima emergenza nazionale, il buon senso infatti vorrebbe che prima si tappi la falla da cui entra l’acqua in una barca e dopo si filosofeggi su come si dovrà remare, in quale direzione e con che ritmo di vogata. In Italia in questi tre anni nulla si è fatto per la competitività e la flessibilità del lavoro o la tassazione complessiva che grava su chi fa impresa o decide di avviare una nuova attività.
Negli ultimi due anni la maggior parte dei consulti professionali che ho erogato hanno avuto due temi dominanti: in quale paese spostarsi per andare a vivere e lavorare e in quale paese spostare i propri risparmi e capitali temendo il peggio per l’incerto futuro italiano. Le recenti esternazioni del Ministro Padoan riguardanti la stabilità e sostenibilità delle finanze pubbliche in Italia dovrebbero far suonare la sveglia a casa vostra. Non la sveglia del mattino, ma la sirena di un allarme incendio: la diaspora di italiani che fuggono
dal Titanic Italia si accentua continuamente giorno dopo giorno, non si è più disposti ad aspettare il miracolo del cambiamento che non arriverà mai – 8.000 emendamenti per la legge di riforma del Senato – o un nuovo cantastorie. La disoccupazione, il debito, la diminuzione della pressione fiscale e tanto altro si risolvono solo con la crescita, quella che in Italia vi continuano a dire che ci sarà l’anno venturo, quasi fosse un mantra. La crescita, soprattutto quella sul medio e lungo termine, è una variabile economica complessa che scaturisce dal contributo di tre componenti fra di loro disgiunte: il progresso tecnologico, la crescita demografica e l’accumulazione dei capitali. In Italia mancherebbero tutte e tre, se non considerassimo l’attuale apporto demografico che sta producendo l’invasione di clandestini dall’Africa.
Chi rimane in Italia si deve chiedere pertanto sino a quanto può arrivare il clock counter del debito pubblico prima che vengano intraprese manovre e soluzioni non convenzionali: ristrutturazione del debito (hair cut sulle lunghe scadenze), cessione parziale delle riserve auree, ulteriore tassazione sulla prima casa – diventata ormai un bancomat per chi governa il paese – oppure la tanto denigrata e temuta imposta patrimoniale con le sue possibili varianti. L’esito delle elezioni europee di Maggio ha dimostrato che gli italiani sono, presi nella maggioranza di chi ha votato, profondamente conservatori, pertanto non vogliono cambiamenti radicali che modifichino le loro certezze, le loro rendite di posizione e i loro diritti acquisiti. Chiunque abbia buon senso si deve rendere conto che quanto prima il conto qualcuno lo dovrà pagare, qualcuno chiamato ad apportare risorse finanziarie o a vedersi ridimensionato il proprio stile di vita, ad un certo momento questo qualcuno dovrà essere individuato. L’Europa in questi termini non ci abbandonerà, non se lo può permettere: per chi ancora non lo sapesse è a Mario Draghi che deve essere imputata la consistente discesa dello spread durante i Governi Letta e Renzi. Le reti di protezione che sono state istituite in questi ultimi due anni in Europa hanno sì protetto e rafforzato l’euro, ma anche e soprattutto l’Italia che ne ha beneficiato maggiormente in termini di risparmio sugli interessi sul debito. Ma anche a questo ci sarà una fine.
Riproduzione concessa con citazione della fonte
No, cari, la priorità dell'Italia, al giorno bagnato d'oggi, se non vogliamo passare sotto comando delle lumache, è di liberare i rospi, anatre e galline faraone !
RispondiEliminaNel mondo dove ha governato l'ideologia comunista ha lasciato solo macerie economiche, morali e sociali perche' e' una ideologia che esclude la presenza del divino.E' quello che sta capitando anche qui da noi ed i risultati si possono vedere e purtroppo anche sentire sulla nostra pelle.
RispondiEliminaDiciamo che il divino centra un corno... poi se vogliamo andare a vedere le dittature di destra, ne abbiamo a josa anche da quella parte.
EliminaNon diciamo cretinate da fine sagra pien de goti.Le ideologie alla base di questo sistema economico.NON SONO comuniste. La base del sistema economico attuale è di tipo neoclassico e monetarista.Ma come si fa ad avere queste idee di propaganda da fine 1960. Il comunismo è un ideologia sociale e poi economica ed è inapplicabile in pratica poiché diventa totalitarismo.
EliminaAllora consolati con il Bunga ,Bunga.
RispondiEliminaSveglia anonimo invidioso, che il berlusca in appello e' stato assolto.
EliminaSi, per l'ennesima volta cambiando la legge durante il processo! e stavolta con spinte di Napolitano, e volutamente anche dal PD, che di porcherie da proteggere ne ha parecchie... vedremo con lo scandalo Mose se sbaglio, ci sarà mica solo Orsoni nella rosa. Le porcherie nella Sanità hanno avuto ZERO opposizione a livello regionale, da parte di nessuna componente del Consiglio. Ci sarà un motivo???
EliminaSvegliatevi, che a governare, da tempo, sono altri, non i ladri di piccolo cabotaggio, che si comperano facilmente pagandogli (coi nostri soldi!!!) le spese elettorali, i rimborsi assurdi, e balle
di questo tipo. Chi credete che sia a volere appendere al chiodo la Costituzione? quelle "belle" figurine di cui si è contornato il novello trombone? e perchè??
Alago, non dire stupidate che anche tu sei infettato del credo comunista.
EliminaAndaloca Alago, .... a no te garè mia anca ti tre buséte intel naso? Ben valà, tiente in bon, cussita te ve meio a fare le baléte. Xe vero che la costitussiòn i la ga tacà su pal ciodo setu, ma a quelo del gabioto che ghe iera stiani in cao ala possa, ad usum factae.
EliminaTsè... le tre busète le ga chej anonimi chì, chei gà un credo unico!
EliminaEl mantra berluscao, tuti comunisti fora che luri...
intanto varda come chei sta lavorando par la Vale! varda varda...
Finchè si pensa che il debito pubblico non sia derivato da un eccesso di debito privato non si comprenderà il significato dell'euro,di Draghi e di tutti gli altri.
RispondiEliminaTrovo errato il fatto che si attribuisca a draghi meriti sull'abbassamento dello spread per far respirare l'italia.
che lo spread Italiano si sia abbassato è solo una conseguenza.
Nell'ultimo outlook della FED, dice che smette di pompare denaro per ottobre,Le conseguenze, se non ci sarà una crescita strutturale, è di forti assestamenti nell economia usa. che vuol dire del mondo.
per il credente e anticomunista del post consiglio di leggersi cosa sia alleggerimento quantitativo o meglio QE Quantitative easing http://it.wikipedia.org/wiki/Alleggerimento_quantitativo. così vede come is comporta il monetarismo delle bacche centrali senza Dio.
Riconfermò che dove sono passati i rossi hanno lasciato solo macerie. Non leggete solo repubblica o il corriere della sera ma qualche pubblicazione di autori indipendenti e forse guarirete dall'indrottinamento comunista.
RispondiEliminaI rossi sono uguali ai blu e ai verdi.Non confondere ideologie con economia. Su bene dai l'esempio a tutti quelli che trovano in edicola il corriere o repubblica o il GDV. dicci cosa leggi così ampliamo tutti l'orizzonte degli eventi.
EliminaParto io,ma mi aspetto un tua rimonta nel breve.
- Fuori da questa crisi, adesso! P. Krugman
- Governi distruttori di ricchezza. La teoria austriaca del ciclo economico ( approvato da sponcio)
- Figli di troika. Gli artefici della crisi economica di Bruno Amoroso
- Le avventure della lira di Carlo m. Cipolla.
dire che può' bastare per farsi un idea. Non ultimo per Il Rosso, Il Capitale di Carl Marx.Erroneamente citato dai rossi che conoscono forse il manifesto del partito comunista.
Negli ultimi 6 anni l’Italia ha avuto una perdita produttiva di circa il 24 per cento, portando l’indice di sviluppo su valori inferiori a quelli dell’inizio degli anni ’90. Tutto quello che ci possono dire, prospettare o promettere non può non fare i conti con questo dato. Ciò significa, a solo titolo d’esempio, che ad un incremento costante di PIL dell’1,5% annuo (attualmente illusorio) ci vorrebbero almeno vent’anni solo per tornare al livello in cui eravamo nel 2008. Nel frattempo dovremmo anche cominciare a rimborsare il debito e pareggiare il bilancio, cosa che prima non si faceva. Solo per pensare di fare questo, l’Italia dovrebbe essere girata come un calzino e riformata fin dalle fondamenta. Cosa che nessuno di chi ci governa, rosso, nero, bianco o rosa che sia, al di là di ipocrite dichiarazioni, ha veramente in animo di fare. Da che mondo è mondo nessuno si mette a segare il ramo su cui è seduto e starà appollaiato là fin che qualcuno d’inferocito non abbatterà l’albero. Non si ricorda a memoria d’uomo che un singolo, un gruppo, una classe sociale, ecc. abbia mai volontariamente acconsentito a ridurre pacificamente i propri privilegi. L’ha fatto solo quando messo con le spalle al muro. La tecnica che ora stanno applicando è ancora quella antichissima della rana bollita. E la rana saremmo noi.
RispondiEliminaDesso, coste rane che boje in pignàta, spetol Don!
EliminaBravo Philo, di anche ai valligiani adombrati che il pareggio di bilancio l'hanno messo nella costituzione.
Eliminaqui il link : http://leg16.camera.it/465?area=8&tema=496&Il+pareggio+di+bilancio+in+Costituzione
ma non sanno il significato di tale scelta.
Il debito attuale è impossibile da rimborsare con le condizioni attuali e il fiscal compact.Equivale a smettere di acquistare cibo per vivere.
Non concordo sul messaggio di dover abbattere i privilegi per risanare un debito pubblico che è un debito privato.Non accetto in nessun modo il messaggio di austerità e restrizione di privilegi per far passare il taglio sconsiderato della sanità,istruzione,sociale e ultimo la riforma del lavoro. Se qualsiasi umanoide al mondo riesce a dimostrarmi che ammazzando il costo del lavoro si attiva la crescita ha di certo vinto il Nobel per la cazzata.In tv di canditati ne vedo fin troppi.