Coiffeur Max
da Kufstein
alto Tirolo
al forte Cherle
alta Valdastico
Kufstein in Tirolo è una bellissima città dominata dalla sua fortezza militare, onnipresente da qualsiasi parte la si guardi. Fu un grande centro di smistamento per le truppe imperiali con caserme, magazzini e centro di addestramento reclute. Sul finire della stagione invernale del 1916 un tenente dei KAISERJÄGER durante una pausa del suo viaggio diretto a Folgaria (Tirolo italiano), andò in cerca di un barbiere per sistemarsi i capelli, in vista di una futura ispezione dell’erede al trono Carlo D’Asburgo. Passeggiando per il centro tra passanti frettolosi, soldati e signore imbacuccate, entrò in una piccola porta, l’insegna in legno diceva: MAX COIFFEUR. L’odore forte di talco e di acqua di colonia lo travolse, il barbiere era pronto e si limitò a dire: ”prego si accomodi”. I suoi occhi cercavano di capire la provenienza del tenente ma fu lo stesso a rivelarsi; in seguito dirà che era diretto al fronte in zona Trento, ma subito gli occhi del barbiere si abbassarono, al nome Trento si fermò e si voltò verso una fotografia sulla mensola, il tenente non ci fece caso ma poi disse: “chi è quel bel giovanotto in divisa da artigliere?” Mio figlio, il mio unico figlio, si chiama Max come me e sta facendo guerra agli italiani dal forte Cherle, sull’altipiano di Folgaria; guardi questa foto ricevuta questo Natale. L’ufficiale la prese e notò subito l’enorme quantità di neve attorno al ragazzo e pensò: “che strano, anche sul confine con l’Italia tutta quella neve”. “Lei che è diretto in quella zona non potrebbe portare a mio figlio un piccolo pacco?”…piagnucolò il barbiere. Il tenente disse subito di sì, sapendo che lui stesso sarà al comando di una compagnia d’assalto, dislocata proprio a ridosso del forte. “Guardi, nel pacco ci metto solo un sapone che piace molto a mio figlio e questo piccolo pettine da baffi, visto che mi ha confidato che li farà crescere, non le darà peso vedrà.” Finito il taglio si congedarono e raccomandandosi a Dio entrambi si strinsero la mano. Quel viaggio in treno sembrava non finire mai; più si avvicinava al fronte e più si vedevano compagnie di soldati in movimento, il trambusto e il traffico di carri e auto era sempre più fastidioso. ”Signor tenente, si svegli siamo a Trento”... il ferroviere gli spense il sogno, luci di Natale su un battello che solcava il Danubio e una dolce figura di fanciulla che lo chiamava…. Subito prese la strada per il forte. Il passaggio lo trovò su una piccola auto che portava materiale sanitario all’ospedale di Folgaria. La neve era alta e in prossimità del Passo Sommo raggiungeva un metro e mezzo di altezza, ma l’auto con le sue ruote strette e il suo peso notevole non aveva problemi. Notò meravigliato che la strada era pulita fino alla ghiaia e pensò: “siamo un grande esercito.” Arrivato a destinazione ricevette subito la consegna della compagnia. Non c’era tempo da perdere, l’offensiva di primavera si avvicinava. Il giorno dopo si ricordò del barbiere e del pacco per il figlio; lo trovò quasi subito attento a pulire il condotto di aerazione di una cupola del forte. Si presentò e, raccontando l’incontro con il padre, consegnò il pacco. Il giovane Max non credeva ai suoi occhi, il babbo che da lontano era riuscito a fargli avere un pacco: incredibile! Alla vista del pettine sorrise e si ricordò di una promessa fatta a sua madre: se non mi mandano in prima linea mi farò crescere i baffi. Al giovane non piacevano i baffi e la promessa era di scaramanzia, la fortuna per adesso gli sorrideva visto che gli artiglieri da fortezza erano protetti dal forte. Le cose si sommarono e, pettine più promessa…da lì a poco due baffoni da guerriero gli adornarono il viso e il pettine veniva molto utile. Ma la guerra incombeva e Carlo D’Asburgo in quel di Virti premette il pulsante che dava inizio all’offensiva. Dopo due mesi il fronte arrivò molto più a sud, sui monti di Tonezza, la distanza era notevole e il giovane Max dovette abbandonare il sicuro forte Cherle aggregandosi ad un battaglione di Rainer: si ritrovò sentinella della Valdastico sopra l’abitato di Arsiero. Guardava spesso i monti attorno, gli ricordavano la sua Kufstein, ma non si intristiva mai, il dovere verso la patria lo rendeva orgoglioso di trovarsi lì sul Cimone accanto ai valorosi Rainer. In quel mese di agosto 1916 dovette fare una corvée molto impegnativa; i volontari venivano ricompensati con due giorni di riposo e Max era fra loro. Si trattava di seppellire i compagni caduti nella battaglia di luglio per la conquista della cima sud del Cimone. Le salme erano una cinquantina e alcune erano in avanzato stato di decomposizione, non era facile, ma due giorni di riposo facevano gola. Nel piccolo cimitero di Campana, a Tonezza, lavorò per tre giorni consecutivi ma fu rattristato dalla vista di due scarpe da ufficiale dei Kaiserjäger. Fu difficile, ma si ricordò che l’ufficiale conosciuto a marzo aveva un anello con un piccolo rubino, non aveva il riconoscimento ma in base all’anello testimoniò all’addetto il nome e grado: Tenente PETER HEISMANN del quarto reggimento Kaiserjäger di Salisburgo. Più tardi fu lo stesso Max a incidere il nome sulla croce. Esisteva, nella stretta lingua di roccia che divide la cima del Cimone al bosco, una postazione detta della bandiera rossa. Ogni volta che si scorgeva un bersaglio si alzava la bandiera e uno sparo colpiva a morte. Max si trovava appena dietro, intento a portare il materiale di scavo di una galleria all’esterno, quando gli venne in mente che dalla partenza dal forte non aveva più trovato il pettine da baffi, perso forse durante la marcia di avvicinamento a Tonezza. Il pensiero corse al tenente e tra un sacco di terra e l’altro si stupì di non aver mai sparato a nessuno. Fu in quel momento che si sentì come leggero e gli sembrava di sognare, tutto si fece annebbiato, tanta era la voglia di dormire. Una scheggia arrivata chissà da dove gli passò il collo tranciando l’arteria giugulare, il sangue bagnò la terra e subito si fece silenzio MAX TURK 1896-KUFSTEIN 1916-CIMONE DI ARSIERO
“Cosa dici andiamo a visitare il forte Cherle? Sai, lo hanno ripulito”, disse Piero al suo amico Fabio.
Detto, fatto. Il forte si presenta maestoso e ripulito in modo egregio. Tra scale, gallerie, stanze, cantine e resti di cupole, si fa ora del ritorno. “Passiamo di là dove c’è quello scavo... forse troviamo qualcosa... E questa cosa…un pettine... un pettine da baffi, guarda... c’è scritto qualcosa…leggo: MAX TURK COIFFEUR KUFSTEIN.
Bel racconto Piero, molto commovente, come il destino di tanti giovani, figli, padri, morti in guerra. Dobbiamo pensarci, e ricordarsi.
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