“Novalesa”
è un comune di circa, attualmente, seicento abitanti, ma un centinaio di
anni fa aveva una popolazione tre volte superiore ed una grande
importanza strategica, trovandosi
nella Val Cenischia. E' situato lungo la “Via Maestra” o "via
franchigena" o “romea” che fa parte della “antica strada” di
Francia che dal XIII fino al XIX secolo conduceva al Colle del
Monceniso. Il passaggio della strada internazionale faceva del
paese, ai piedi del valico, una tappa fondamentale decretandone la
prosperità economica ed artistica.
Il
Passo del Moncenisio durante questi secoli conosce il suo periodo
migliore.
Principale
asse commerciale tra Italia e Francia veniva costantemente tenuto
aperto dagli abitanti del paese anche d'inverno in cambio di
privilegi.
Gli
uomini, che dietro lauti compensi, provvedevano al trasporto di
uomini e materiali attraverso il valico a quota 2083 metri, utilizzavano rudimentali portantine e muli e venivano chiamati
“Marrons” perchè nelle discese si servivano di “slitte”
formate da un insieme di rami, chiamate “ramasses”.
A
Novalesa si potevano trovare degli esperti carrozzieri che smontavano
e rimontavano le carrozze per permetterne il trasporto, a dorso di
muli, attraverso il valico.
In epoca napoleonica, fu costruito un nuovo tracciato di strada verso la Francia, che escludeva la Val Cenischia, quindi Novalesa, decretandone l'inesorabile declino.
In epoca napoleonica, fu costruito un nuovo tracciato di strada verso la Francia, che escludeva la Val Cenischia, quindi Novalesa, decretandone l'inesorabile declino.
Situata
a dieci chilometri da Susa e ad una sessantina da Torino, oggi Novalesa è
conosciuta sopratutto per la sua Abbazia, fondata da Obbone il 30
gennaio del 726. In principio per la cura degli infermi e l'assistenza ai
pellegrini, ma in
realtà per il controllo del Valico del Moncenisio. I Monasteri
a quei tempi avevano valore strategico e servivano spesso come basi
di partenza per le
incursioni contro il nemico. Distrutto dai Saraceni nel 906, fu
ricostruito nel
XI secolo dai Benedettini, i quali furono sostituiti dai Circestensi
ed al tempo di Napoleone dai Trappisti di Tamiè (Francia). Nel 1855
il governo piomontese soppresse l'Abbazia. Gli edifici messi
all'asta furono trasformati in albergo per “cure termali”, la
biblioteca data al Seminario, i Manoscritti trasferiti nell'archivio
di Stato.
Nel 1972 la provincia di Torino acquista il complesso monastico e lo affida ai Benedettini di Venezia per riportare, se possibile, quello che rimane, agli antichi spendori.
Nel 1972 la provincia di Torino acquista il complesso monastico e lo affida ai Benedettini di Venezia per riportare, se possibile, quello che rimane, agli antichi spendori.
Celebre
ed antica (1152) trovasi pure “La Chiesa Parrocchiale di Santo Stefano” che
racchiude numerose tele preziose della scuola del Caravaggio, di Rubens... ed
altri celebri pittori.
Sparse
per il paese molte case signorili narrano con la loro bellezza
l'antico passato splendore. Novalesa possiede pure un MUSEO di arte
sacra ed uno che
racconta la vita montana del passato. Nonchè, sparse sul territorio, una miriadi di Cappelle dedicate ai vari Santi: San Rocco contro la
peste, che si racconta sia passato di là e Sant'Anna per una
apparizione della Madonna. La Cappella San Sebastiano, che serviva
per dare religiosa sepoltura ai morti di peste, i quali NON
potevano entrare nella chiesa parrocchiale. S. Sebastiano era
proclamato protettore dei viandanti e dei pellegrini che, vista la
zona impervia ed il clima nordico, ne avevano estremo bisogno.
“La
Cappella della Madonna di Rocciamelone.” Non il celebre
Santuario Rifugio
Santa Maria; che si trova in vetta al famoso monte Rocciamelone a 3538
metri, con la statua della Madonna in bronzo, trasportata in vetta
dagli Alpini del battaglione Susa ed inagurata il 28 luglio del
1899. Lo stesso anno in cui fu costruito il nostro capitello della
GIOA.
Momenti
di grande fervore religioso nel nostro paese.
Non
quella, ma la ”Cappella della Madonna del Rocciamelone” a
Novalesa, costruita
in segno di ringraziamento a seguito del voto formulato il 28 Settembre
del 1944 ed inagurata il 4 giugno 1950.
“....26
giugno 1944: giorno macchiato di sangue e cosparso di tante lacrime che
Novalesa non dimenticherà mai. Novalesa deve essere bruciata
delenda est, gridavano i nazisti costringendoci a lasciare le case.
TUTTI gli abitanti sono radunati sullo “Spazio” all'entrata
del paese. Quella giornata la passiamo così con tanta paura ed il
cuore pieno di angoscia. Al rientro nelle abitazioni lasciate
incostudite, venticinque famiglie non trovano un loro caro, partito, portato via con gli autocarri. Ecco allora la speranza e la certezza che la MAMMA Celeste ci verrà in aiuto... ed i
venticinque partiti sono ritornati. Così scriveva una
donna, con tanta fede, che aveva vissuto quella orribile giornata!
“Altre cure a su nel ciel ha la Vergine Maria.....” A far
ritornare i prelevati ci
pensarono i partigiani che dopo una giornata di guerriglia a colpi di mitra
e cannonate con grandi perdite di vite umane da ambo le parti, poco
sopra il paese, alle Granges Savines, erano riusciti a sgominare e a
mettere in fuga due compagnie di nazisti. Costoro si erano
asseragliati nelle case, prendendo la popolazione in ostaggio. Con un
audace colpo di mano, 80 partigiani della Div. Stellina, per
stanarli, escogitarono l'espediente di impaurire il nemico, sparando
con il mortaio e le mitragliatrici, facendogli credere di essere
circondato da imponenti forze. All'imbrunire il Comandante dei
partigiani, preceduto da una bandiera bianca, si avvicinò alle case
occupate dai nazisti, ottenendone, dopo lunghe trattative, “la
resa” alle seguenti condizioni: liberazione immediata di tutte le
persone civili e militari detenute nelle carceri; consegna di tutti
gli effetti in armi e materiali; salva la vita a tutti e libertà
agli ufficiali tedeschi.
Ed
è per mantenere sempre vivo il ricordo di tutti gli Alpini e di
TUTTI gli altri eroi
che sacrificarono la loro giovane vita per la nostra libertà, che gli Alpini
di Grenoble parteciparono alla costruzione di un Sacrario, in quello spazio
all'entrata di Novalesa e che tutti gli anni vi si recano in
pellegrinaggio e depongono una corona di fiori.
Per
quanti anni ancora? Cinque erano gli Alpini in quel giorno di cui un
nostro convalligiano ottantaquatrenne, ed un trevisano novantaquatrenne che quindici giorni fa ”è andato avanti”
come dicono gli imperiali.
Nella
corriera di lusso, a due piani, grand confort, che ci portava al
paese eravamo sessanta persone. Una quindicina gli uomini, il resto
tutte donne, fra le quali qualche vedova d'alpino. La persona più
giovane aveva certamente più di settant'anni. Alla cerimonia
della posa della corona al monumento degli alpini
caduti, eravamo si e no una quindicina di persone. Dietro la mia osservazione
al Capogruppo:
“Ah, benedéto, el me dise in veneto... quisti quà i se vegnisti in gita... i ga inpienà el portabagagli della corriera de pachi de botiglie de vin e pasta, adesso i se inpiena dò de magnare i se inbriàga de barbera e dopo aver ronchedà tuto el viàio de ritorno, i riva a Grenoble, tutti contenti!” e al prossimo anno...
Lino Bonifaci
Grazie Lino per queste informazioni che non conoscevo in integralità.
RispondiEliminaInfatti, era un passaggio storico per venire in Italia. Anche Annibale e suoi elefanti sono passati per queste montagne.
Bruno Lorda(foto), da Grenoble, l'avrà fatto centomila volte. Con miei genitori, invece, la nostra strada era diversa ogni estate perchè abitavamo vicino la Manica : un anno si passava per la galleria del Monte Bianco, uno altro per il Mont Cenisio, poi per il grand San Bernardo, poi un'altro per il piccolo, poi il Gottardo(macchina sul treno), poi il Sempione, poi l'Austria per il passo Resia, Ricordi bellissimi di viaggi lunghi sotto il sole dell'estate.
Bravo Lino, situ tornà a baita? Come nemo ciò, tutto bene? Odette, spero che adesso non ci racconterai che Annibale Barca era di Barcarola, vero?
RispondiEliminaSponcy, se vuoi sapere da dove veniva Annibale Barca, devi cercare il cimitero degli elefanti. Lo sai che tornano sempre dove sono nati. Pero, In Francia si dice anche "un élephant ça trompe énormément" gioco di parole che capirai facilementemente..
EliminaMolto interessante questo luogo e commovente il gruppetto che torna ogni anno a rendere omaggio ai nostri eroi, speriamo che nel futuro i loro discendenti ne mantengano la memoria........Floriana
RispondiEliminaFloriana, quando vieni a S. Piero?
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