La crisi che stiamo attraversando sembra stendere un’ombra d'ineluttabilità, sfiducia e disperazione che mi pare abbastanza inedita.
La cosa curiosa è che in questa nostra epoca stiamo vivendo al livello più alto che mai sia stato sperimentato nella storia umana (Almeno dal punto di vista del benessere materiale e relativamente alla nostra porzione minoritaria di mondo).
Avvertiamo smarrimento, angoscia, paura del futuro, senso di impotenza di fronte agli eventi. Eventi che poi non sono: guerra, miseria, fame (speriamo), … ma inflazione, insicurezza, precarietà, ecc.
Cose che certo condizionano la vita, ...ma vogliamo mettere?
Cose che certo condizionano la vita, ...ma vogliamo mettere?
Ho avuto occasione di praticare Paesi del mondo che combattono quotidianamente con sottosviluppo, miseria e malnutrizione, ma mai ho avvertito tanta insoddisfazione e sfiducia. Anzi, sembra che dove maggiore è la fatica del vivere, sovrabbondi la gioia di vivere.
Cosa manca a noi per essere così pavidi, apatici e rassegnati?
Se il futuro ci angoscia, allora andiamo a vedere cosa ci mostra il passato, magari quello di casa nostra. ... Chissà che non impariamo qualcosa!
Nel prospetto appresso ho elencato, divisi per decenni, gli avvenimenti occorsi nella piccola comunità di San Pietro nel periodo che va dalla metà dell’ottocento alla metà del novecento. All’incirca l’epoca vissuta dai nostri bisavoli, nonni e padri. Quindi gente che conosciamo, anche solo per sentito dire. Storie di casa nostra, non statistiche distanti e asettiche.
Decennio
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Avvenimento
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Conseguenze
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Note
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1840
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Carestie
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Fame, Miseria, Malattie, Prostrazione.
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1850
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Epidemie di Colera e Tifo
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Morte, Miseria, Malnutrizione.
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57 Morti
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1860
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Povertà, Incremento demografico
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Isolamento, Prostrazione, Ignoranza, Malattie.
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1870
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Emigrazione stagionale
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Separazione, Solitudine, Sfruttamento.
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60 Emigranti
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1880
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Inizio Emigrazione oltreoceano
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Sradicamento, Separazione, Paura, Fatica, Solitudine.
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39 Famiglie
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1890
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Emigrazione stagionale e stanziale
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Divisione delle famiglie, Crisi del tessuto sociale, Sfruttamento, Solitudine, Tribolazione, Umiliazioni.
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120 Emigranti
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1900
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Emigrazione stagionale e stanziale
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i.c.s.
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150 Emigranti
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1910
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I Guerra Mondiale, Profugato
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Morte, Distruzione, Paura, Sradicamento, Esilio.
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24 Morti
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1920
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Ricostruzione, Epidemia spagnola
Emigrazione stagionale e stanziale |
Speranze frustrate, Fatica, Divisione delle famiglie, Sfruttamento, Solitudine.
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168 Emigranti
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1930
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Dittatura, Guerre coloniali
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Divisioni, Oppressione, Emigrazione clandestina.
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230 Emigranti
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1940
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II Guerra Mondiale, Liberazione
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Morte, Divisioni, Distruzioni, Vendette.
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40 Morti
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Sono avvenimenti collettivi che i nostri Padri hanno vissuto sulla propria pelle; alcuni anche tutti, uno sopra l’altro, senza sconti. Tralasciando le vicende personali e familiari, quali: malattie, lutti, disgrazie, ecc..., che non sono certo mancate; tanto per gradire!
Riflettiamo un momento su come reagiremmo noi se nel futuro prossimo ci si prospettasse di affrontare anche soltanto uno degli avvenimenti elencati!
Proviamo un po' ad immedesimarci nelle famiglie che ritornarono in paese finita la Grande Guerra, prostrati da tre anni di profugato.
Cosa trovarono? I figli morti o mutilati e chi non lo fu nel fisico lo fu nell’anima! Le case distrutte! I prati e i campi arati dalle granate! I boschi secolari e i pascoli bruciati, sventrati dalle cannonate, avvelenati dalla cordite e dai residuati bellici.
L’hanno ricostruito!
Hanno rimesso a nuovo case e campi, boschi e malghe! E anche la Chiesa: gratis et amore Dei. Preparandosi ad altri anni di fatica e di emigrazione, perché i "Savoia", che li avevano sfollati e mandati a combattere, avevano altre preoccupazioni. …Come quelli di adesso!
Hanno rimesso a nuovo case e campi, boschi e malghe! E anche la Chiesa: gratis et amore Dei. Preparandosi ad altri anni di fatica e di emigrazione, perché i "Savoia", che li avevano sfollati e mandati a combattere, avevano altre preoccupazioni. …Come quelli di adesso!
Proviamo un momento a calarci nei panni di un padre di famiglia che lascia affetti, casa e terra natìa per emigrare. Attraversa l’Europa o l'oceano in ultima classe, dopo aver venduto o ipotecato quel poco che ha. Sa a malapena dov’è diretto, non ne conosce la lingua e i costumi; sarà sfruttato, umiliato, solo! Lascia un presente incerto, ma non sa cosa troverà. Non sa se ritornerà, se vedrà crescere i suoi figli, morire i suoi vecchi.
Quante vedove bianche nell'alta Val dell'Astico! La Val dele Lagrime, la chiamarono allora.
Qualcuno dirà: erano altri tempi; era destino comune. Certo, ma la sofferenza è sempre personale. Il mal comune mezzo gaudio non giova a lenire questo tipo di dolori.
Quante vedove bianche nell'alta Val dell'Astico! La Val dele Lagrime, la chiamarono allora.
Qualcuno dirà: erano altri tempi; era destino comune. Certo, ma la sofferenza è sempre personale. Il mal comune mezzo gaudio non giova a lenire questo tipo di dolori.
E non c’è stata tregua: fuori uno dentro l’altro! In un susseguirsi di eventi e prove, spesso accavallate una sull’altra, con accanimento diabolico.
Come le hanno affrontate? Con coraggio? Speranza? senso del Dovere? Fede? Dignità?
Qualcuno magari penserà anche a costrizione, incoscienza, rassegnazione?
Ho dimenticato qualcosa?
Qualcuno magari penserà anche a costrizione, incoscienza, rassegnazione?
Ho dimenticato qualcosa?
Non ho scritto disperazione! Non mi pare d’averla avvertita nei loro racconti.
Anche chi ha dovuto radicare la propria vita all’estero l’ha fatto con le medesime caratteristiche, a beneficio proprio, ma anche dei Paesi che li hanno accolti.
E Noi? Abbiamo paura di affrontare un declino che sembra inesorabile? Rassegnati a fare niente?
Coraggio, Speranza, senso del Dovere, ecc... sono qualità che dipendono anche da dove le mettiamo.
Se le riponiamo fuori di noi, sugli altri o sulle cose, quando questi ci vengono a mancare ci ritroviamo nudi, inermi e disperati.
Se sono dentro di noi, anche senza niente, conserviamo intatta la capacità di reagire e ripartire; anche da zero!
Se le riponiamo fuori di noi, sugli altri o sulle cose, quando questi ci vengono a mancare ci ritroviamo nudi, inermi e disperati.
Se sono dentro di noi, anche senza niente, conserviamo intatta la capacità di reagire e ripartire; anche da zero!
Forse è questa la chiave di lettura: non avendo avuto modo di riporle nient’altro che dentro se stessi, loro dovettero fare di necessità virtù, mettendosi in gioco fino in fondo; senza alibi!
Gianni Spagnolo
2013
2013
Bravo Jani. Considerazioni giustissime che ci ricordano di che stoffa siamo fatti.
RispondiEliminaAnonimo
Bravo Gianni, mi fa molto piacere vedere un analisi dell'introspezione valligiana.Ancora più meritevole l'aggiunta di tabelle e dati a corollario della tua analisi.Fà sì, per quanto ti è possibile, di continuare questo filone.
RispondiEliminaNon aggiungo commenti personali per sviare verso connotazioni specifiche e più ampie.
Aggiungo soltanto una considerazione sul termine crisi. La crisi è finita nel 2009,non ha alcun senso continuare a chiamare la recessione crisi perché si porta a far pensare che è un fatto momentaneo,ma non è affatto così.
Mi aspettavo che mi dicessi, come insegnano i guru che tu conoscerai bene, che in cinese il termine crisi: wēijī, si compone di due ideogrammi: (危+ 機). Uno significa pericolo e l'altro opportunità (anche se poi non è esattamente così) e che quindi la crisi non ha soltanto un'accezione negativa e di riflusso, ma può essere foriera di mutamento e progresso.
EliminaChe poi questa sia recessione è un fatto. Abbiamo mangiato le vacche e stiamo abbattendo la stalla, ma continuiamo a sperare che apra il caselo.
La crisi è nell'animo, nei sentimenti, non nelle cose materiali! Siamo tutti scontenti, perché?
RispondiEliminaBravo Gianni, mi capita di pensare spesso a mio padre al ritorno a casa dalla prima guerra, prigionia in Austria e Ungheria comprese. Aveva 22 anni, casa e paese distrutto, aveva già perso la mamma da piccolo, poi un fratello, durante la guerra ha perso il papà e il nonno, due fratelli erano in guerra nello stesso tempo, dopo un paio d’anni ha perso anche due sorelle. Saranno stati periodi ben peggior quelli!! Nonostante tutto si sono rimessi in gioco e si sono risollevati, malgrado i vampiri del tempo. Evidentemente meglio di noi possedevano e conoscevano i valori fondamentali sui quali reggersi.
RispondiEliminaGrazie Gianni per questo messaggio
Aggiungo alcuni dati che posso dare una visione più ampia e quindi più comprensibile sulle possibili motivazioni che hanno potuto spingere diverse persone ad emigrare all'estero e in alcune turnate oltreoceano.
RispondiEliminaalla vigilia dell'unità d'italia secondo un primo censimento la popolazione attiva era di 11 Milioni di cui 7 milioni dediti alla vita rurale e 2 milioni circa erano disperse in un pulviscolo di attività artigianali legate al mercato locale.
Nel 1866 la prima crisi monetaria italiana, si istituisce il corso forzoso.
Il 1862 crisi economica mondiale.
Nel 1864 accentuata della guerre di secessione tra nord e sud negli stati uniti.
L'italia per stare in piedi e per ripianare la bilancia commerciale accetta cospicui flussi di capitali stranieri francia e germania in primis.Questo dovuto all'ottima proposta d'investimento.In Borsa il valore di 100 lire veniva scambiato al prezzo di 60-70 lire. con interessi molto superiori a quelli dei mercati di altre nazioni dove di solito era tra 3-4%.
Però nel 1864 a causa della crisi mondiale che si faceva sentire i risparmiatori decisero di vendere i loro titoli italiani che le banche straniere si affrettavano a inviare in italia in cambio del corrispettivo valore in oro.come stabilito in sede di emissione.Al rimborso era incaricata la banca Nazionale del regno d'italia una delle sei banche all'ora operative,che provvede finché poté a rimborsare i prestiti con le proprie riserve e acquistando oro sul mercato.Nel 1866 era chiaro che la banca non riusciva a garantire il rimborso in oro pari alle emissioni fatte.Per evitare un dissesto da far collassare l'appena nata italia,viene istituito il corso forzoso. Il corso forzoso è l'uscita dal sistema di riferimento e misurazione del valore delle monete rispetto all'oro o detto anche gold standard.Cio' è dovuto ancora più all'entrata in guerra dell'italia nel 1866 a fianco della Prussia contro l'Austria. L'italia per la precarietà finanziaria e per l'introduzione dell corso forzo che non garantiva attraverso l'emissione di moneta la copertura dei 940 milioni della bilancia statale.per garantire nuovi afflussi di denaro fu introdotto un forte protezionismo e tasse inique che colpivano tutta la popolazione come ad esempio la tassa sul macinato,la tassa sul filato. questo per quanto riguarda il decennio 1860 -1870.
il 23 agosto 1866 il trattato di pace tra prussia e austria,non considera in alcun modo l'italia e lascia la questione del veneto ad un fatto umiliante.L'Austria cede il veneto a Napoleno III,il quale lo trasferisce all'italia.
Il trentino e il friuli rimango Austriache.