“Me ricordo…”
immagini, voci e volti
nei ricordi nascosti
in fondo al cuore.
Ogni persona, chi più, chi meno, porta con sé nell’arco della vita, un bagaglio importante, un fardello di cose preziose, un’enciclopedia nascosta nella mente, ma sempre pronta a venire fuori: i ricordi. In tutto ciò che ci accade, ogni più piccola cosa viene catalogata e riposta con cura in un angolo della nostra mente, ma come un fiume in piena, con un piccolo stimolo, è pronta a riemergere portando alla luce emozioni, voci, volti, immagini passate. Se i ricordi dolorosi ci fanno sempre stare male anche dopo tanto tempo, quelli gioiosi sanno darci sensazioni dimenticate, impolverate dagli anni, ma ancora vive e presenti dentro di noi. E’ quello che spesso accade a nonno Edo, un pensionato di San Pietro, i cui ricordi sono talmente vivi, che quando racconta, sembra che stia vivendo al presente le situazioni di cui parla. Sfogliando un vecchio album, una foto ha ridestato in lui la voglia di raccontare la sua esperienza di ragazzo, ha riportato a galla episodi di vita facendo il confronto con la vita dei nostri ragazzi d’oggi… Dietro alla foto di cui parliamo è scritto chiaramente l’anno: 1947, il gruppo di ragazzi ritratti aveva allora 10-12 anni e il sacerdote che li accompagnava era DON LUIGI FERRONATO, cappellano del paese in quegli anni. Questo giovane prete è ricordato con affetto dai ragazzi che con lui hanno diviso le giornate giocando, facendo gite e passeggiate, ma il ricordo più simpatico è quello che lo vede giocare al pallone, nel campo sportivo di allora, il “Prà dela Mora” con la sua lunga tonaca e con la sua grande disponibilità nel fare qualsiasi gioco. Il gruppo di giovani contava 70-80 ragazzi e aveva il nome di “Fanciulli Cattolici”, il paese era stato diviso in 4 Contrà e ognuna aveva la propria bandiera con raffigurato un simbolo: la piazza con l’AQUILA, Via Regina Margherita con l’ORSO, la Campagna con il CAVALLO, i Cerati con l’ELEFANTE. I ragazzi andavano fieri delle loro bandiere, come pure delle fasce colorate che portavano durante le processioni e le liturgie più importanti. Giochi, ma più di tutto le gite attraverso il sentiero della “Singéla” senza scarponi, ma con “scalsaròti e sgàlmare”, senza zaini forniti di barrette supercaloriche e di bibite energetiche, ma con pane, formaggio e acqua… Con gli equipaggiamenti a cui siamo abituati ai nostri giorni, sembrano cose impossibili, eppure era così… Si andava verso Camporosà, poi in visita ai Forti della zona con qualsiasi tempo, rifugiandosi, quando pioveva, in grotte e anfratti, con la semplicità e la spensieratezza di quegli anni, senza grandi pretese ci si divertiva molto più che adesso… Momenti felici, ricordi gioiosi che sono impressi nella mente e nel cuore di chi ha vissuto quel tempo ed è ancora qui a raccontarlo per farci capire quanto importante sia ciò che si esperimenta in gioventù. Racconti di questo genere credo siano compagni di molte persone, riuscire a renderli vivi è un tesoro prezioso che dobbiamo fare nostro, ringraziando chi con gioia sa farci partecipi di cose passate, ma che portano con sé una grande lezione di vita. Sorprendente il modo in cui i ricordi si fanno anche voce… le canzoni cantate durante le camminate in compagnia, tornano a riempire l’aria…
“Al mattino, al mattino ce ne andiamo
su per i monti, all’aria pura,
noi saliam, noi saliam senza paura
e cantiamo con ardor!!”
Queste semplici parole, anche se con una strofa soltanto, dimostrano quanto era semplicemente normale la vita di allora: normale, ma ricca di occasioni per stare insieme, per crescere sapendo gustare le cose essenziali, le cose vere che fanno parte di questo nostro cammino e che sanno riempire di gioia ogni ricordo.
nella foto: “Aspiranti di San Pietro Valdastico
con Don Luigi a Forte Cherle.
Nonno Edo ricorda qualche nome:
SELLA EDOARDO
SELLA ANTONIO
SPAGNOLO GASTONE
GIACOMELLI MARIO
TOLDO ADRIANO
TOLDO FRANCO
PESAVENTO TERESIANO
PINO (NON SI RICORDA IL COGNOME)
IL FIGLIO DEL MARESCIALLO ALLORA A S.PIETRO
Nessun commento:
Posta un commento