Il governo sembra dunque deciso a realizzare
la Valdastico Nord. Renzi e Lupi avocano a sé una decisione che divide,
da oltre quarant'anni, i veneti e i trentini. Il governo procede sulla
base di un'agenda propria. Vale la pena di chiedersi quali siano gli
obiettivi che persegue e quale sia il modello di integrazione e di
sviluppo che propone.
Altri governi hanno messo al primo posto lo sblocco delle grandi opere in passato. Sulla base di un'idea keynesiana: spostare la spesa pubblica dai flussi correnti agli investimenti produttivi. Dare priorità a progetti immediatamente “cantierabili” per arrivare, in poco tempo, a rimettere in moto un'economia stagnante.
Dietro le buone intenzioni, però, c'è una tragica realtà attuativa. Grandi opere e grandi emergenze hanno prodotto grandi sprechi. Sono costate tre volte di più che in ogni altro paese del mondo e hanno richiesto tempi infiniti. Il governo Renzi vuole dimostrare che questa volta si cambia verso? Gli crediamo. Fatto sta che le grandi opere bloccate da decenni sono però legate a un modello di sviluppo trapassato. Sono progetti nati attorno a un'idea di Italia e di Nordest non più attuale. Non siamo più la “Cina” d'Europa. Non abbiamo più bisogno di autostrade solo per consentire a chi lavora in conto terzi di esportare in Germania. Le scelte infrastrutturali devono agganciarsi a nuove idee di Europa. Se il governo si schiera con Vicenza contro Trento, in questo caso, non deve essere in nome di un modello superato dall'economia globale e dalla storia.
Come ho già sostenuto sulle pagine di questo giornale, il problema non è il collegamento veloce tra Vicenza e Trento o tra il centro veneto e l'Europa. Il problema è come costruire un progetto di integrazione tra diversi territori del Nordest (o meglio Sudest Europa) e il cuore pulsante delle economie trainanti. Come ricavare valore aggiunto dai soldi investiti in infrastrutture. Se vogliamo, è un problema analogo a quello che abbiamo affrontato, in piccolo, in provincia di Vicenza, con il tunnel Valdagno-Schio. In quel caso l'obiettivo non è stato ridurre i tempi di percorrenza fisici, ma creare un'identità nuova, un sistema di relazioni e scambi tra la gente che vive nell'Alto Vicentino, per promuovere l'Alto Vicentino nel mondo.
Personalmente sono favorevole a questi tentativi, purché abbiano un'idea moderna di sviluppo in testa. Un'idea in cui le infrastrutture siano motori di sviluppo e occasioni di crescita per l'intelligenza collettiva e la produttività.
Di questa idea non vedo traccia nella proposta del governo, né nell'agenda dei leader locali e regionali coinvolti nella scelta.
Altri governi hanno messo al primo posto lo sblocco delle grandi opere in passato. Sulla base di un'idea keynesiana: spostare la spesa pubblica dai flussi correnti agli investimenti produttivi. Dare priorità a progetti immediatamente “cantierabili” per arrivare, in poco tempo, a rimettere in moto un'economia stagnante.
Dietro le buone intenzioni, però, c'è una tragica realtà attuativa. Grandi opere e grandi emergenze hanno prodotto grandi sprechi. Sono costate tre volte di più che in ogni altro paese del mondo e hanno richiesto tempi infiniti. Il governo Renzi vuole dimostrare che questa volta si cambia verso? Gli crediamo. Fatto sta che le grandi opere bloccate da decenni sono però legate a un modello di sviluppo trapassato. Sono progetti nati attorno a un'idea di Italia e di Nordest non più attuale. Non siamo più la “Cina” d'Europa. Non abbiamo più bisogno di autostrade solo per consentire a chi lavora in conto terzi di esportare in Germania. Le scelte infrastrutturali devono agganciarsi a nuove idee di Europa. Se il governo si schiera con Vicenza contro Trento, in questo caso, non deve essere in nome di un modello superato dall'economia globale e dalla storia.
Come ho già sostenuto sulle pagine di questo giornale, il problema non è il collegamento veloce tra Vicenza e Trento o tra il centro veneto e l'Europa. Il problema è come costruire un progetto di integrazione tra diversi territori del Nordest (o meglio Sudest Europa) e il cuore pulsante delle economie trainanti. Come ricavare valore aggiunto dai soldi investiti in infrastrutture. Se vogliamo, è un problema analogo a quello che abbiamo affrontato, in piccolo, in provincia di Vicenza, con il tunnel Valdagno-Schio. In quel caso l'obiettivo non è stato ridurre i tempi di percorrenza fisici, ma creare un'identità nuova, un sistema di relazioni e scambi tra la gente che vive nell'Alto Vicentino, per promuovere l'Alto Vicentino nel mondo.
Personalmente sono favorevole a questi tentativi, purché abbiano un'idea moderna di sviluppo in testa. Un'idea in cui le infrastrutture siano motori di sviluppo e occasioni di crescita per l'intelligenza collettiva e la produttività.
Di questa idea non vedo traccia nella proposta del governo, né nell'agenda dei leader locali e regionali coinvolti nella scelta.
PAOLO GURISATTI GdV
I cinesi stanno realizzando ferrovie al ritmo di 1500 km/all'anno, fra 10 anni, secondo il loro
RispondiEliminaprogramma, serviranno tutta l'Europa, e noi ancora siamo dell'idea che dobbiamo proseguire
coi corridoi Europei (La A31 servirebbe a collegarne due), che dovrebbero essere completati
nel 2073???? Ci rendiamo conto della truffa che ci sarebbe sotto a questo "progetto"?
Per lo sciogliersi dei ghiacci del Polo, si stanno aprendo nuove vie marittime che accorceranno
ulteriormente le distanze; si stanno sperimentando i trasporti pneumatici (si, come la posta pneumatica)
che saranno lo stravolgimento del trasporto, ed ancora crediamo di dover completare i corridoi???
Inoltre è noto che le "grandi opere" impiegano molte risorse nostre, ma distribuiscono a manodopera
da caporalato, clandestina, sottovalutata ed esterna, quindi con poca distribuzione di ricchezza interna,
ricchezza che invece se ne va nei paradisi tipo "Galan/Baita" eccetera (fatturazioni del sistema!).
Il Porto di Venezia, maldestramente, si è addirittura organizzato a scaricare direttamente i Tir
completi di carico (Ro-Ro) ed autista. Quali vantaggi a noi??? Solo inquinamento! e necessità
di aumentare la capacità delle autostrade!!
La maggior parte delle merci dirette oltr'alpe; ma oltr'alpe gli stessi container già arrivano attraverso la rete di
vie navigabili, che si estende dai porti del Nord Europa per ben 39.000 Km; raggiungono la Svizzera,
come raggiungono Kiev.
Sappiamo che il trasporto via acqua è il più economico, il meno inquinante, quello che consuma meno energia,
che non consuma territorio, che risparmia incidenti e relative vittime.
(Inquinamento e consumo di energia via acqua: circa un centesimo rispetto alla strada,
circa un decimo rispetto alla ferrovia...).
Questo ed altro ho scritto al Prof Gurisatti, attraverso il GdV, vediamo la sua risposta...