La storia che vi sto per raccontare è
realmente accaduta e parla di notizie inviate e mai ricevute. Era il 1943 e un
soldato di Pedescala, che si trovava molto lontano da casa, scrive alla mamma
per dare sue notizie, per rassicurare, per salutare. La cartolina spedita da
Reggio Calabria, non arriva mai alla famiglia in attesa e chissà quanto avranno aspettato i famigliari di
Gildo Dal Pozzo di Pedescala… Il soldato ritorna, sano e salvo e la vita
continua, stagioni dopo stagioni passano gli anni.
Un paio di mesi fa, un ragazzo di
Castelletto, il cui papà era di Pedescala, navigando in internet scorge una
cartolina indirizzata a una certa Costa Maddalena di Pedescala e così,
chiedendo informazioni, risale alla persona in questione e acquista la missiva.
Viene raccontato il fatto al figlio di Gildo, Roberto che con grande emozione
riceve tra le mani lo scritto del papà e si rammarica soltanto che il padre, scomparso
alcuni anni fa, non abbia potuto tenere fra le mani quella cartolina così
importante per lui e per la famiglia. Roberto,,Giuliana e Carla, figli di Gildo,
mi hanno gentilmente concesso di
riportare il fatto e far vedere la cartolina arrivata dal secolo scorso, che ha
fatto di sicuro un viaggio lungo e avventuroso. Nel tempo in cui viviamo, dove
con i mezzi tecnologici possiamo comunicare in tempo reale con tutti e quasi in
ogni luogo, fa strano che una lettera sia stata in giro per tanti anni; se si
pensa poi all’ansia e al pensiero di quei genitori in attesa di notizie, si può
capire come hanno vissuto i nostri avi in quei tempi di guerra.
Grazie quindi al giovane che ha
scovato un così prezioso reperto che i
figli di Gildo hanno vissuto dei momenti sicuramente pieni di emozione, conservando un ricordo del papà che mai avrebbero pensato di ricevere.
Riporto sotto
quello che c’è scritto.
Lucia Marangoni
Alla signora
Costa Maddalena - Pedescala - pr.cia Vicenza
Reggio
Calabria, 24/08/1943
Carissima
mamma mi perdonerete del mio ritardo ma non è stata colpa mia, perchè qui la
ferrovia è interrotta
Ora mi trovo
qui in Italia qui mi trovo molto bene.
Dunque quel
che (che) vi raccomando di non pensare male di me, e state sempre allegri anche
sebbene tardigo di scrivere perchè qui non si ha la comodità che si ha in alta
Italia. Saluti e baci a tutti quelli che domandano di me figlio che sempre vi
ricorda Vostro Gildo
Questo è il
mio indirizzo: Art. Dal Pozzo Gildo
321 Batteria
??
Reparto
122/45
Posta
militare 19
E' stato molto emozionante per me leggere questo racconto, immagino quanta emozione per i figli di Gildo. Per quanto riguarda le poste italiane non mi meraviglio. Una cartolina spedita da Lucca mi è arrivata dopo TRE anni.......
RispondiEliminaSta emossionarte par ste robe chive, emossionete par chei porican che crepa tei barcuni, desso! e quili chei crepa soto le bombe, desso! e quili chei crepa scanà, desso! e quili che more de fame, desso! l'è lungo l'elenco, dala storia noimparemo gnente, e sejtemo a fare i siuri sula pele dejaltri.
RispondiEliminaCaro Prometeo, ci sono tante cose che possono emozionare. L'emozione è un sentimento di diversi colori, ognuno diverso dall'altro. Buona giornata
RispondiEliminadefati, sensibilità a senso unico!
EliminaEmozioni che condivido. Quante dichiarazioni d'amore perdute per una lettera o cartolina che non arriva al destinatario; quante vite cambiate, illusioni perse, equivoci che risultano di cartoline o lettere smarrite dietro un cassetto delle poste.
RispondiEliminaQuante tasse non pagate (IMU, multe...)
IN RICORDO DI “GILDO DAL POZZO”
RispondiEliminaGildo era di Pedescala, che con la sua Jole, (altar cimbar, amavo chiamarla) per moltissimi anni fu mio vicino di casa, un uomo normalissimo, semplice, un pò brontolone, grande lavoratore, di statura non elevata, grande invece era la sua forza di comunicazione fatta di sguardi, espressioni del volto, gesti carichi di emozioni e stati d’animo, insomma sapeva oltre a cosa dire a come dirlo, tenendo in considerazione chi gli stava di fronte. Fu in più di queste occasioni che interrogandolo sul suo passato militare (la storia è stata sempre la mia grande passione) mi raccontò della tragedia dell’otto settembre 1943, quando il suo contingente in Sicilia, fu catturato dagli anglo-americani e come molti, dovette prendere una gravissima decisione: quella di combattere al fianco degli alleati o essere estradato prigioniero in India, lui optò per la prima. Mi raccontava sorridendo di grandi battaglie sostenute e di cose mai prima viste: uomini soldato vestiti da donna (gli scozzesi) che suonavano musiche infernali, soldati dalla pelle nera della divisione marocchina ma dai sorrisi bianchissimi, soldati britannici impeccabili da rasentare la comicità e cowboy come quelli della 36^ Divisione “Texas”; ma la cosa che più gli era rimasta impressa era quella del febbraio 1944 a Montecassino. ”.....il bombardamento cominciò la mattina del 15 e durò tre giorni con centinaia di bombardieri medi e pesanti, artiglierie di ogni calibro.....ricordo che la notte era più chiara del giorno a causa delle esplosioni.....le potentissime bombe sganciate sul venerabile edificio lo ridussero a un cumulo di macerie.....ricordo che il massiccio e dissennato bombardamento a tappeto uccise un gran numero di civili che avevano cercato rifugio nell’abbazia e ancor più numerosi tedeschi della Wehrmacht nelle postazioni sui colli circostanti, noi italiani fummo miracolati, mentre li vicino, morirono oltre quaranta uomini della divisione indiana nei loro rifugi lungo il fianco della montagna.....giorno 18 il monastero non esisteva più”. Gildo artigliere della 321^ batteria mi decantava spesso l’arma in dotazione: “.....avevamo un cannone da posizione, un 122/45 preda bellica di fabbricazione russa, scomodo nei movimenti, ma precisissimo nello sparo, pensa, (diceva con gli occhi luccicanti) che tirava un proiettile a 21000 m.” Questi ricordi mi riaffiorano ora vedendo la bellissima missiva pubblicata e mi sento in dovere di ringraziarlo per quanto negli anni addietro mi ha insegnato in termini di memoria storica, ma soprattutto in onestà intellettuale. Caro vicino se c’è nell’aldilà, un Valhalla o un paradiso degli eroi, tu dovresti essere in prima fila davanti ai vari nomi blasonati come tanto per citarne alcuni: lo statunitense gen. George Smith Patton, il gen. Bernard Law Montgomery nato australiano, il gen. britannico Harold Alexande, il gen della Wehrmacht Hans Valentin Hube o il gen, italiano Alfredo Guzzoni. Ora sto pensando che questi altisonanti nomi non sono niente di fronte a te in quanto sono stati quelli come te “ piccoli uomini” a fare la “grande storia” ed in questo momento mi ritornano alla mente i tuoi occhi azzurri color del cielo disegnati in un calmo viso sorridente che mi riflettono come da un tragico film immagini del 1944 a Montecassino.