martedì 2 settembre 2014

Ho visto cose che pochi umani in vita hanno potuto vedere e toccare


Premessa: per rispettare l'anonimato il nome del recuperante è inventato.
Il paese sotto il Col di Lana porta un nome che significa "smistamento delle capre", un tempo i vari greggi venivano destinati ai pascoli montani dopo un breve, ma importante raduno sui prati bagnati dal Cordevole. Dove il torrente Pettorina si incontra con la val Cordevole un piccolo centro montano si allunga verso la strada delle Dolomiti. Frequentato sia d'estate che d'inverno, il piccolo paese è senza dubbio la meta ideale per chi ricerca una distensiva vacanza dolomitica, base di partenza per il passo Fedaia e la Marmolada e con il Falzarego e il Giau a pochi chilometri. Dopo svariati periodi estivi trascorsi all'ombra della Marmolada sono riuscito a fare breccia sulla poca confidenza che i nativi del posto concedono ai foresti. Elvezio è un recuperante di vecchia scuola che assieme al figlio ancora cammina per le montagne del Fodom alla ricerca di reperti storici. Sentirlo parlare e raccontare le vicende del Col di Lana, Settsass, Sief, Sass di Stria e della città di ghiaccio sulla Marmolada fà fermare il tempo. Così, dopo tanta insistenza da parte mia la penultima sera di soggiorno, mi ha aperto la porta della sua casa.  
Alle dieci di sera dopo aver sorseggiato una grappa ai fiori di rododendro mi dice "don", che in dialetto Fodom vuol dire andiamo, non aspettavo altro da tanto tempo. Strada facendo mi sussurra che poche persone ancora in vita hanno visto quello che da lì a poco mi sarebbe apparso davanti, "se le anime dei soldai tornasse n'do a torse le so robe che go in cesa mi ( cesa= casa) na fila fin sù in Fedaia ghe saria". Questo mi disse aprendo la porta della grande casa che si affaccia sul torrente. Una ripida scala in marmo ci condusse sulla porta della mansarda, uno scatto di chiave e dopo di lui entrai in una grande stanza di legno profumato, aperta la luce non sapevo se dovevo respirare o trattenere il respiro, credo che il cuore si fosse fermato per un piccolo istante, non ero più nel 2014 ma nel 1915-18. Le quattro pareti erano coperte da vetrine enormi, una mitragliatrice austriaca completa di treppiede, nastri, carica nastri e spegni fiamma era lì che mi faceva da benvenuto, più di tremila oggetti, dai fucili a tutti i tipi di bombe, dal breviario di un cappellano alla stola per la messa, telefoni da campo, scritti originali, giornali leggibili che provenivano dal ghiaccio eterno, tutti i
tipi di cappelli, le introvabili corazze Farina, elmetti, perfino prussiani con il chiodo, scatolette e migliaia di piccoli oggetti comuni ai soldati. Elvezio rispondeva calmo e sereno a tutte le mie insistenti domande e mi raccontò del difficile e paziente restauro di molti oggetti, copricapi austriaci e borracce italiane in legno ritrovati nella melma e rinati dalle sue mani. Il valore di tutta quella merce, tutta rigorosamente pulita e sana, si aggira attorno ai duecentomila euro, il figlio mi ha detto che piuttosto di venderla la distrugge a mazzate, solo la mitraglia vale più di seimila euro. Passata da molto la mezzanotte uscimmo dalla stanza "non andrò più in nessun museo della grande guerra, stasera ho visto e toccato quello che nessun museo è in grado di far vedere, doman te me assi fotografar la mansarda" avevo spinto troppo... nel buio di una notte umida e tiepida il suo passo si fece incerto e mi congedò dicendo: 
 




"varda là verso la piana dei Salisei vutu che i vegna torme prima del tempo?..." 

Saviner di Laste 10/08/2014 Piero Lorenzi

3 commenti:

  1. Speriamo che anche il figlio e nipoti di questo signore avranno cura degli oggètti di memoria trovati. La ricerca avrà preso diversi anni !
    Per scrivere e capire la storia, il luogo dove è stato trovato l'oggetto, il materiale, è importante anche. Per questa ragione, la legge regolamenta attualmente il recupero di vestigi di guerra. L'archeologia trova qui la sua utilità.

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  2. Piero, va vedare quelo de Salcedo, altro che 'sto peocio chive! Va vedarlo!

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  3. noo il museo di salcedo ( bello e istruttivo ) centra poco con quello che ho visto, li ho respirato l'odore delle granate a gas, delle bende al cloroformio, della polvere da sparo, dell'esplosivo contenuto nei tubi che facevano saltare i reticolati... mi sono sentito dentro la storia, quello che nessun museo ti può dare. Tutta roba raccolta nel fronte dolomitico, non comprata nei vari mercatini, passione che viene dal cuore e fatta con il cuore...un lungo colloquio tra il - peocio - e i reparti che combatterono sul col di lana...non so se ti ho reso l'idea, mi diceva che forse un giorno metterà a dimora il tutto in una nuova esposizione per i clienti dell' hotel ma credimi non sarà come aver visitato la sua mansarda...ciao e grazie del messaggio

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