Da un paio d’anni, la Parrocchia di Pedescala in
collaborazione con la Pro Loco, organizza una gita –pellegrinaggio,
prediligendo i Santuari Mariani. Quest’anno, il
6 settembre 2014, 53 persone accompagnate da Don Carlo Broccardo, si sono
recate al santuario di San Romedio, in
Trentino .
Il santuario di San Romedio è
un Santuario dedicato alla figura di San Romedio situato su un ripido sperone di roccia, nello splendido scenario
naturale della Val di Non nel territorio comunale di Coredo.
Il santuario è
costituito da cinque chiese costruite nell’arco di circa novecento anni fra
il 1000 e il 1918. Le cinque chiese
sono state costruite a ridosso di una ripida parete di roccia e sono unite tra
loro dai 130 gradini di una spettacolare scalinata. Esso è visitato annualmente
da circa 200.000 pellegrini, ed è custodito da due frati dell'Ordine di San Francesco d'Assisi.
Romedio visse tra il
IV e il V secolo, erede di una ricca famiglia bavarese, signore di un
castello nei pressi di Innsbruck e proprietario di saline nella valle dell’Inn;
dopo un pellegrinaggio a Roma, donò tutti i suoi
beni alla chiesa, ritirandosi in eremitaggio nella Val di Non in alcune grotte
esistenti ancora oggi nei pressi del santuario.
Lo seguirono due compagni, Abramo e Davide. Si narra che un giorno, dovendo recarsi a Trento per salutare Vigilio, allora vescovo della città, chiese a Davide di sellargli il cavallo: il discepolo tornò con la notizia che un orso aveva sbranato il cavallo. Romedio non si scompose e gli ordinò di sellare l'orso, il quale – ecco il portento – docilmente si lasciò mettere la sella, conducendo poi Romedio fino a Trento. Quest’episodio è ricordato da una statua lignea posta accanto ad un arco trionfale all’ingresso del Santuario.
Lo seguirono due compagni, Abramo e Davide. Si narra che un giorno, dovendo recarsi a Trento per salutare Vigilio, allora vescovo della città, chiese a Davide di sellargli il cavallo: il discepolo tornò con la notizia che un orso aveva sbranato il cavallo. Romedio non si scompose e gli ordinò di sellare l'orso, il quale – ecco il portento – docilmente si lasciò mettere la sella, conducendo poi Romedio fino a Trento. Quest’episodio è ricordato da una statua lignea posta accanto ad un arco trionfale all’ingresso del Santuario.
Per oltre cinquecento
anni la roccia che ospitava il santuario antico rimase nuda, con una scalinata
scoperta e qualche edicola ora scomparsa. In basso si trovavano le stalle, i
rifugi per i pellegrini e l'abitazione del custode.
La chiesa originaria
intitolata a san Romedio sorse attorno al 1000 sulla tomba del Santo, con le
pietre portate fin lassù dagli antichi pellegrini. Il culto a san Romedio venne
riconosciuto ufficialmente dalla Chiesa nel 1300 e la devozione
al Santo si incrementò molto nel XV secolo, quando il santuario venne affollato
da molti pellegrini che portavano ex voto.
Nel 1489 fu iniziata la
costruzione della seconda chiesa dedicata a san Giorgio. Poi nel 1514 fu costruita la
chiesa di san Michele e nel 1536 la chiesa
maggiore di san Romedio. Della stessa epoca (XVI secolo) è anche il campanile,
sempre in stile gotico-clesiano. Per ultima fu eretta nel 1918 la chiesa
dell’Addolorata, in segno di ringraziamento alla Vergine per la quiete ritrovata dopo la tragedia
della Prima guerra mondiale.
Nel 1700 il santuario si
vestì a festa, accompagnando il visitatore pellegrino fino alla soglia della
tomba del santo eremita Romedio. Vengono ricostruiti ex novo gli edifici al
piano terra adibiti all'accoglienza dei pellegrini, alle stalle ed ai fienili.
Le chiese vengono abbracciate con la costruzione dell'"appartamento dei
Conti" e del ballatoio (1725), della sacrestia e
della biblioteca in alto. La seconda parte della scalinata viene coperta e poi
animata con le edicole dei misteri della passione di Cristo. Sopra la cappella
di san Giorgio si innalzano due stanze di abitazione; infine viene eretto
l'arco d'ingresso al luogo sacro (1770).
Nel corso del XX secolo si sono aggiunti, oltre alla cappella
dell'Addolorata, il parcheggio con l'edicola di san Romedio (1907) ed il recinto per gli orsi (1990). Gli orsi qui custoditi furono trasferiti presso il Parco faunistico di Spormaggiore. Solo ad inizio 2013 un orso,
denominato Bruno, proveniente dal Parco Nazionale d'Abruzzo è stato trasferito presso il santuario.
Dopo aver pranzato con panini ben
imbottiti e torte fatte in casa, siamo andati a visitare il Castel Thon che da
alcuni anni è visitabile ed è una vera meraviglia.
Castel Thun (Burg Thun in tedesco) è un
monumentale fabbricato di origine medievale, fra i meglio conservati del Trentino e da
sempre destinato a sede principale della potente famiglia dei conti Thun. Sorge
nel territorio comunale di Ton in Val di Non. Da sabato
17 aprile 2010, dopo 18 anni di lavori di restauro, Castel Thun è visitabile dal
pubblico.
Il castello si chiamava in origine
Castel Belvesino, dal nome del dosso su cui era stato eretto. Prese poi il nome
della famiglia titolare, i Tono. Questi tedeschizzarono il cognome in Thun. Fu
più volte danneggiato da incendi - durante uno dei quali, nel 1569, perse la
vita Sigismondo Thun, oratore imperiale al Concilio di
Trento.
Imponente e austero, ma dotato al
tempo stesso di una speciale eleganza, il castello rispecchia il carattere
dell'omonima stirpe trentina che vi stabilì la propria sede intorno alla metà
del XIII secolo. Già al tramonto del Medioevo i Thun
estesero i loro domini su gran parte delle valli del Noce, incorporando castelli e
giurisdizioni. Da allora rimasero una delle più potenti famiglie feudali della
regione, dividendosi in numerosi rami, uno dei quali si radicò in Boemia, dove nel 1629 acquisì, per tutto
il casato, il predicato di Thun-Hohensteine il titolo di Conti dell'Impero. A tutt'oggi, diverse linee della
famiglia vivono tra Austria, Repubblica Ceca, Slovacca, Italia (in particolare Bolzano e Milano).
Il maniero sorge in cima al colle
sopra il paese di Vigo di Ton, in posizione panoramica rispetto all'intera val di Non. Il castello,
costituito da torri, mura, bastioni e fossato, deve l'attuale aspetto alle
modifiche intraprese nel Cinquecento e nel Seicento. Al 1566 risale la Porta Spagnola attraverso la quale si accede al ponte
levatoio e al primo cortile, costruita in stile moresco, si racconta, dopo un
viaggio in Spagna di Giorgio Thun. L'ambiente più famoso è la secentesca Stanza del Vescovo, interamente
rivestita di legno di cirmolo, con soffitto a cassettoni e stufa in maiol
Nel 1992 la provincia autonoma di Trento ha comperato Castel Thun provvedendo
al suo restauro e alla catalogazione degli arredi e della ricca biblioteca,
nonché all'inventariazione dell'archivio di famiglia. A partire dal 17
aprile 2010, a conclusione dei lavori di
restauro, il castello è visitabile. Costituiscono una grande attrazione per i
visitatori gli arredi del castello, utili per restituire l'immagine di un
castello utilizzato lungo i secoli fino alla seconda metà del Novecento. Il
castello è diventato la quarta sede del museoCastello del Buonconsiglio. Monumenti e collezioni provinciali (assieme al Castello del Buonconsiglio di Trento a Castel Beseno di Besenello e al Castello di Stenico di Stenico). Il Museo ne cura l'apertura e le attività essa correlate.
E’ stata veramente una bella
giornata, dove il sole ci ha fatto compagnia: al mattino, con la visita al
Santuario e la Santa Messa celebrata da don Carlo, ci siamo immersi nella
pace che questi luoghi sanno infondere;
il pomeriggio è stato interessante con la visita al castello con le sue
stanze tutte arredate completamente:
veramente da visitare! Siamo tornati a casa contenti di aver trascorso una
piacevole giornata in compagnia e di aver potuto arricchire il nostro bagaglio
di conoscenza. Un ringraziamento va a quanti, in vari modi, si sono impegnati
per organizzare bene ogni cosa.
Lucia
Marangoni
Bravi ciò, e l'orso?
RispondiEliminaBravo anca lu
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