IL PAESE DEI TARTASSATI
In quattro anni le imposte sono cresciute del 115%
Nell’arco di quattro anni i governi hanno fatto appello a tutta la loro
fantasia per cambiare il nome delle tasse sulla casa ma il risultato, a
dispetto delle promesse, è stato un aumento esponenziale delle imposte.
Dall’Ici all’Imu per arrivare alla Tasi e alla Tari, dal 2011 al 2014
il peso delle tasse per i proprietari di immobili è più che raddoppiato
aumentando del 115%. Se nel 2011 gli italiani pagavano 14,8 miliardi di
euro, nel 2014 la cifra è salita a 31,88 miliardi. E questa corsa
dovrebbe continuare anche quest’anno. Le imposte locali sugli immobili,
tra Imu, Tasi e Tares, dovrebbero arrivare infatti a 31,88 miliardi
rispetto ai 27,80 miliardi di euro del 2013.
Secondo un dossier messo a punto dalla Confcommercio sulla fiscalità
con particolare attenzione a quella immobiliare, emerge che qualora
scattassero le clausole di salvaguardia previste dalla legge di
Stabilità, nel triennio 2015-2018 si arriverebbero a pagare ben 72,7
miliardi di tasse in più. "È un pericolo da scongiurare, perché potrebbe
compromettere la ripresa economica» ha commentato Mariano Bella,
direttore dell'ufficio studi dell'associazione dei commercianti che
sollecita di rimettere mano alla tassazione per abbassarla. «Se si vuole
che il 2015 sia l’anno dell’uscita dalla crisi bisogna abbassare le
tasse e la spesa pubblica», dice a chiare lettere il presidente di
Confcommercio Carlo Sangalli. «Registriamo segnali di risveglio della
nostra economia che devono però essere supportati con interventi di
riduzione fiscale su imprese e famiglie, che siano certi e
generalizzati".
Dal dossier della Confcommercio emerge che ogni famiglia spende in
tasse locali circa 4.200 euro l’anno. E in rapporto al Pil sono più che
raddoppiate dal 1995 al 2014, passando da 2,9% a 6,5% dunque l'aumento è
stato più alto a quelle centrali. Il dato provvisorio per il 2014 della
pressione fiscale complessiva, tra tasse locali e centrali comunque
dovrebbe attestarsi al 43,8% rispetto al Pil. In termini di valore i
tributi locali, sempre nel 2014, pesano per 104,7 miliardi e quelli
centrali per 381,6 miliardi.
"I soggetti che spendono di più e male sono costretti dal patto di
stabilità anche ad aumentare le imposte" ha spiegato Bella, citando
l'esempio di Calabria e Campania dove un contribuente con imponibile
Irap e Irpef pari a 50 mila euro paga 850 euro di tasse annuali in più
rispetto alla Lombardia. "È un federalismo da rivedere - dice Bella -
anche perchè genera iniquità e incertezza". A livello regionale a
servizi spesso peggiori corrispondono imposte maggiori, con una perdita
di reddito netto rispetto ai minimi di oltre il 7%.
All’orgine dell’alta tassazione c’è il problema di una spesa pubblica
troppo alta e poco efficiente. "Nonostante negli ultimi vent'anni la
percentuale di spesa pubblica sul Pil sia cresciuta del 5%, l'Italia non
è riuscita a crescere" ha sottolineato Mariano Bella confrontando la
situazione italiana con quella migliore di Portogallo, Spagna e Francia.
Questo si spiega con l’inefficienza della nostra spesa pubblica.
"Ridurne il peso si può" dice Confcommercio e indica gli esempi di
Svezia, Austria e Germania.
Quanto all’aumento della tassazione immobiliare la conseguenza è la
"riduzione del rendimento netto degli immobili, del crollo dei prezzi e
questo incide sulla riduzione dei consumi perché ci si sente più
poveri".
Il presidente della Confedilizia, Corrado Sforza Fogliani parla di un
vero e proprio "esproprio legalizzato di 2.000 miliardi consumato ai
danni degli italiani per la caduta dei valori immobiliari dovuta ad una
tassazione insostenibile".
Ma varda ti che situasion disastrosa, ma lora come mai i seita a darghe el voto a sti quatro saltruni?
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