Voi che tenete le bronse scoverte, magari riuscite ad acchiappare uno
sbuffo d'aria calda dal passato che vi dice qual'è l'origine dei nomi di
alcuni masi, in quanto non ho trovato niente negli eccellenti libri:
1) Antonio Toldo: Valdastico ieri e oggi, 1984
2) Alberto Carotta: Le nostre radici - Brancafora, 1997
3) Alberto Baldessari: I nomi parlano - viaggio intorno ai nomi di luogo di Pedemonte, 2004
Si tratta di Snidri e di Tamburinari
Snidri ha un suono un po' cimbro e la parola che gli assomiglia di più mi sembra essere "snaidrar", il sarto.
Che nei tempi lontani si sia installato in quel maso un sarto dell'altopiano?
Snidri ha chiaramente una desinenza italiana, forse per
indicare i discendenti di uno snaidrar.
Monsignor Toldo nel suo libro dice:
"Il trapianto della nobile famiglia Sartori sull'Altipiano dei Sette Comuni è avvenuto nel 1295, con il trasferimento a Vicenza del Vescovo di Firenze, Mons. Mozzi, fatto dal Papa Bonifacio VIII (1294-1303). Il vescovo venne nella sua nuova sede accompagnato da numerosi amici, uno dei quali un certo Sartori e famiglia, al quale assegnò in feudo alcuni beni, situati nel Comune di Roana. Sull'Altipiano il nome Sartori fu tradotto nell'equivalente cimbro di 'Snaidrar' e con gli anni i discendenti della famiglia si diffusero negli altri Comuni e paesi, dentro e fuori dell'Altipiano"; "I Casottani dicono che i loro Sartori sono di provenienza tedesca".
E se Snidri non fosse altro che un Sartori cimbrizzato o viceversa? Magari le bronse riescono a scovertar la mia curiosità?
Tamburinari, è un bel nome allegro, ritmico, oppure premonitore di battaglie ai confini antichi?
Che ci sia stato all'inizio un'officina di tamburi oppure un suonatore di tamburi in quel luogo? Immagino che a causa del confine i tamburi servivano, e come! Non c'erano ancora i cellulari e gli SMS allora, ed i messaggi si trasmettevano con il ritmo udibile dovuto.
Ringrazio anticipatamente quelli che sapranno elucidare questi quesiti terribili che mi causano emicranie e notti insonni.
Monsignor Toldo nel suo libro dice:
"Il trapianto della nobile famiglia Sartori sull'Altipiano dei Sette Comuni è avvenuto nel 1295, con il trasferimento a Vicenza del Vescovo di Firenze, Mons. Mozzi, fatto dal Papa Bonifacio VIII (1294-1303). Il vescovo venne nella sua nuova sede accompagnato da numerosi amici, uno dei quali un certo Sartori e famiglia, al quale assegnò in feudo alcuni beni, situati nel Comune di Roana. Sull'Altipiano il nome Sartori fu tradotto nell'equivalente cimbro di 'Snaidrar' e con gli anni i discendenti della famiglia si diffusero negli altri Comuni e paesi, dentro e fuori dell'Altipiano"; "I Casottani dicono che i loro Sartori sono di provenienza tedesca".
E se Snidri non fosse altro che un Sartori cimbrizzato o viceversa? Magari le bronse riescono a scovertar la mia curiosità?
Tamburinari, è un bel nome allegro, ritmico, oppure premonitore di battaglie ai confini antichi?
Che ci sia stato all'inizio un'officina di tamburi oppure un suonatore di tamburi in quel luogo? Immagino che a causa del confine i tamburi servivano, e come! Non c'erano ancora i cellulari e gli SMS allora, ed i messaggi si trasmettevano con il ritmo udibile dovuto.
Ringrazio anticipatamente quelli che sapranno elucidare questi quesiti terribili che mi causano emicranie e notti insonni.
E. Sartori Francia
Ciò, Rico secondo mi Snidri è lo stesso che S-gnaròchi...
RispondiEliminaInvesse giusto quela dei tamburi, i fea tamburi col la pele de cavra.
Ma non ti credo insonne per questo! :-)))
Un commento incivile.
EliminaParchè, poareto?
EliminaAnnoverando parecchi Sartori fra i miei ascendenti, mi sono posto anch’io questi interrogativi e provo a dire la mia.
RispondiEliminaSartori è un cognome molto diffuso nel nord Italia, specialmente nel Veneto e che si presta ad essere originato da più etimi.
È risaputa la storia dello Sartori fiorentino al seguito del vescovo di Vicenza Andrea de’ Mozzi nel 1295 (già soggetto di interdetti papali per le sconsiderate pratiche nepotistiche) e beneficiato da questi di proprietà in quel di Roana. È però improbabile che tutti risalgano a questo capostipite. Personalmente sono perplesso su questa sola linea di sangue che tutti citano, essendo l’unica di così antica documentazione. Trovo difficile credere che un toscano di distinta condizione si sia stabilito a Roana in quell’epoca, in un altopiano appena svegrato e abitato da gente di usi, costumi e lingua del tutto diversi. Sarei più propenso a ritenere che più famiglie locali, che coltivavano le terre di proprietà del predetto Sartori infeudato dal vescovo (che non è detto abitasse in loco, ma forse più comodamente a Vicenza), fossero state chiamate con quel soprannome, consolidandosi in cognome in seguito.
Restando in Valle, si ha menzione di Sartore e Sartori fin dal XV° secolo (Forni, Casotto, San Pietro). Se prestiamo credito alle vecchie storie e consideriamo la presenza del confine, potrebbero risalire alla contrazione e corruzione del sostantivo “Disertore” (..sertore ..sartore ..sartori). Storie di soldati sbandati accasati in qualche contra’ pare ne circolino più d’una nel territorio.
Sartori derivante dalla italianizzazione del tedesco Schneider (sarto) è possibile; anche se forse da noi sarebbe stato Sarte/i, piuttosto che Sartore/i, che è più da pianura veneta.
Qualcuno ha anche legato il tedesco Schneider o il cimbro snaidrar (letteralmente: tagliatore), all’attività di falciatore (che però in cimbro fa madar/méenar oltre che snàidar); ma in questo caso non sarebbe mai stato tradotto con sartore/i, dato che non mi pare abbia questa corrispondenza in italiano, né in dialetto.
Snìdri/Snìderi pare proprio la cimbrizzazione/italianizzazione del cognome, a seconda di quale denominazione fosse più antica.
A San Pietro, un ceppo di Sartori son ritenuti provenire da Gallio nel 1650 per condurre il mulino posto in fondo alla Pontara. Altri provengono da Casotto.
Tamburinari, come ha commentato recentemente un follower (non si sa quanto seriamente), pare risalga all’incarico (tamburino) di un componente la milizia dei 7C al tempo in cui il suo reclutamento fu esteso anche alla gente di Lastebasse e Tonezza.
Il cognome Sartori potrebbe derivare anche dalla famiglia patrizia Cartorius, che aveva una villa (nel mero significato romano), nei pressi di Piovene, durante il tardo impero (IV sec.).
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