Da
un po’di anni, forse da quando la coltre nevosa non si stende,
abbondante, a coprire la mia terra conferendole quel tocco di magia e
di quieto stupore, scaldandone comunque, in modo solo apparentemente
assurdo, le profondità e colmandone dolcemente le falde, fonti di
fresche sorgenti, o da quando la biancheria stesa all’aperto ad
asciugare non ghiaccia più, ecco, da un po’ di anni io associo
l’inverno, la mia stagione prediletta, all’elleboro (o alla rosa
di Natale).
Se a dicembre salgo nel mio bosco e non trovo ancora i
suoi boccioli turgidi che fan capolino tra le foglie secche di altre
stagioni già trascorse, divento un tantino triste e quasi
impaziente, ed il pensiero di quel fiore non mi abbandona.
Ed allora
ritorno nei luoghi noti fino a quando quei candidi boccioli, talora
appena screziati di pennellate rosa, si mostrano, sempre un
po’misteriosi, e si lasciano cogliere, diventando così un piccolo
tesoro da conservare in un vasetto, al fresco, fino a che, una volta
aperti, lasciano cadere i loro dorati pistilli. Non credo ci sia
fiore che amo altrettanto... ho imparato a riconoscere i luoghi che
predilige, che, se nascosti al sole, gli consentono di fare compagnia
a foglie e muschio fino all’inizio di marzo, quando, oltre al
bianco, il terreno si costella di macchie gialle ed azzurre e di
incredibili distese di bucaneve.
Sì,
lo so, come ha spiegato Lino Bonifaci, l’elleboro è velenoso, ma io
non lo mangio, lo colgo, semplicemente; sorrido se penso che, in
dicembre, un mio nipote di trent’anni, al quale avevo chiesto di
raccogliere per me tre ellebori in uno di quei luoghi particolari
(mentre io giravo l’auto) è sceso e lo ha fatto, ma poi non finiva
più di passarsi le mani con un fazzoletto memore delle
raccomandazioni di suo papà! Forse sbaglio, ma io non ho di questi
timori... colgo l’elleboro come si colgono i fiori di monte e poi
avvolgo i boccioli nel muschio, scordandomi pure di lavarmi le mani!
Come ho detto, ora la sua stagione sta terminando, assieme a questo
inverno che, almeno per me, è stato ancora una volta avaro di
neve… certo, capisco: la neve provoca disagi, ma è dono che
pacifica e purifica tutto, che rallenta i ritmi e che colma di
ricordi dolci e buoni.
Ora
rimarranno solo le foglie del mio elleboro, che sfideranno i raggi di
un sole sempre più sicuro, che vedranno il ricoprirsi dei rami e
del terreno di nuovo verde, che ascolteranno i tanti rumori dei
boschi, dal fruscio delle lucertole al ricorrersi dei piccoli
scoiattoli bruni, alla vita nei nidi rimessi a nuovo, al gorgogliare
di ruscelli lucenti, ed io ne sarò lieta, anche se tornerò ad
attendere la mia stagione.
Ada
Racconto poetico! Anch'io quando salgo sul bosco a legna, verso Tonezza (che era di mia suocera essendo di Tartura) raccolgo un po di questi fiori che il quel posto sono abbondanti; li raccolgo pensando a lei, qualche stelo di erica e poi, appena a casa, porto il mazzolino al cimitero . Lo stesso faccio con mio papà: sono fiori della semplicità e io amo portarli a chi non è più con noi... Lucia
RispondiEliminaCerto Ada,il piu' bel fiore invernale,il bucaneve, non è del tutto velenoso al tatto.
RispondiEliminaSe preso in dosi leggere,e la LUCIA che è buona cuoca patrebbe provare con Toni,
è allucinogeno,se preso in dose massiccia é mortale. Peccato pero' che questo
bellissimo fiore ,segno di purezza,sia diventato il crisantemo invernale per i cimiteri.
Io apprezzo quanto scrive la gentile Sig.ra Ada, che ormai mi par quasi di conoscere per lo stile di scrittura che denota sensibilita' e potrebbe essere talvolta equiparato ad una poesia non in versi ma in prosa.Poi di lei ho anche letto poesie in rima, ma non e' questo l'argomento. Certo . gli ellebori sono belli, messaggeri di una primavera che deve ancora arrivare, anticipano in genere primule, epatiche e altri fiori e sbocciano piu' o meno al tempo dei veri "bucaneve" (Galantus nivalis e varieta' tipo Leucojum vernum). Francamente non saprei quali preferire, quello che vorrei pero' dire e' di lasciare alla montagna, per quanto possibile, i suoi fiori, di raccoglierne semmai con molta moderazione. In quanto poi alla tossicita' dell'elleboro, non e' certo l' Aconito dai bellissimi fiori azzurro violacei, e raccoglierlo a mani nude non da' in genere alcun sintomo, ma in persone con una certa sensibilita' della pelle, soggette ad allergie cutanee, sarebbe prudente fare particolare attenzione. O evitare.
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