venerdì 6 marzo 2015

L'elleboro

Da un po’di anni, forse da quando la coltre nevosa non si stende, abbondante, a coprire la mia terra conferendole quel tocco di magia e di quieto stupore, scaldandone comunque, in modo solo apparentemente assurdo, le profondità e colmandone dolcemente le falde, fonti di fresche sorgenti, o da quando la biancheria stesa all’aperto ad asciugare non ghiaccia più, ecco, da un po’ di anni io associo l’inverno, la mia stagione prediletta, all’elleboro (o alla rosa di Natale). 
Se a dicembre salgo nel mio bosco e non trovo ancora i suoi boccioli turgidi che fan capolino tra le foglie secche di altre stagioni già trascorse, divento un tantino triste e quasi impaziente, ed il pensiero di quel fiore non mi abbandona. 
Ed allora ritorno nei luoghi noti fino a quando quei candidi boccioli, talora appena screziati di pennellate rosa, si mostrano, sempre un po’misteriosi, e si lasciano cogliere, diventando così un piccolo tesoro da conservare in un vasetto, al fresco, fino a che, una volta aperti, lasciano cadere i loro dorati pistilli. Non credo ci sia fiore che amo altrettanto... ho imparato a riconoscere i luoghi che predilige, che, se nascosti al sole, gli consentono di fare compagnia a foglie e muschio fino all’inizio di marzo, quando, oltre al bianco, il terreno si costella di macchie gialle ed azzurre e di incredibili distese di bucaneve.
Sì, lo so, come ha spiegato Lino Bonifaci, l’elleboro è velenoso, ma io non lo mangio, lo colgo, semplicemente; sorrido se penso che, in dicembre, un mio nipote di trent’anni, al quale avevo chiesto di raccogliere per me tre ellebori in uno di quei luoghi particolari (mentre io giravo l’auto) è sceso e lo ha fatto, ma poi non finiva più di passarsi le mani con un fazzoletto memore delle raccomandazioni di suo papà! Forse sbaglio, ma io non ho di questi timori... colgo l’elleboro come si colgono i fiori di monte e poi avvolgo i boccioli nel muschio, scordandomi pure di lavarmi le mani!
Come ho detto, ora la sua stagione sta terminando, assieme a questo inverno che, almeno per me, è stato ancora una volta avaro di neve… certo, capisco: la neve provoca disagi, ma è dono che pacifica e purifica tutto, che rallenta i ritmi e che colma di ricordi dolci e buoni.
Ora rimarranno solo le foglie del mio elleboro, che sfideranno i raggi di un sole sempre più sicuro, che vedranno il ricoprirsi dei rami e del terreno di nuovo verde, che ascolteranno i tanti rumori dei boschi, dal fruscio delle lucertole al ricorrersi dei piccoli scoiattoli bruni, alla vita nei nidi rimessi a nuovo, al gorgogliare di ruscelli lucenti, ed io ne sarò lieta, anche se tornerò ad attendere la mia stagione.
Ada

3 commenti:

  1. Racconto poetico! Anch'io quando salgo sul bosco a legna, verso Tonezza (che era di mia suocera essendo di Tartura) raccolgo un po di questi fiori che il quel posto sono abbondanti; li raccolgo pensando a lei, qualche stelo di erica e poi, appena a casa, porto il mazzolino al cimitero . Lo stesso faccio con mio papà: sono fiori della semplicità e io amo portarli a chi non è più con noi... Lucia

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  2. Certo Ada,il piu' bel fiore invernale,il bucaneve, non è del tutto velenoso al tatto.
    Se preso in dosi leggere,e la LUCIA che è buona cuoca patrebbe provare con Toni,
    è allucinogeno,se preso in dose massiccia é mortale. Peccato pero' che questo
    bellissimo fiore ,segno di purezza,sia diventato il crisantemo invernale per i cimiteri.

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  3. Io apprezzo quanto scrive la gentile Sig.ra Ada, che ormai mi par quasi di conoscere per lo stile di scrittura che denota sensibilita' e potrebbe essere talvolta equiparato ad una poesia non in versi ma in prosa.Poi di lei ho anche letto poesie in rima, ma non e' questo l'argomento. Certo . gli ellebori sono belli, messaggeri di una primavera che deve ancora arrivare, anticipano in genere primule, epatiche e altri fiori e sbocciano piu' o meno al tempo dei veri "bucaneve" (Galantus nivalis e varieta' tipo Leucojum vernum). Francamente non saprei quali preferire, quello che vorrei pero' dire e' di lasciare alla montagna, per quanto possibile, i suoi fiori, di raccoglierne semmai con molta moderazione. In quanto poi alla tossicita' dell'elleboro, non e' certo l' Aconito dai bellissimi fiori azzurro violacei, e raccoglierlo a mani nude non da' in genere alcun sintomo, ma in persone con una certa sensibilita' della pelle, soggette ad allergie cutanee, sarebbe prudente fare particolare attenzione. O evitare.

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