Alcuni alimenti che consumiamo di frequente sono
tossici o poco salutari in alcune parti, o in determinate preparazioni.
Ecco quali sono le pietanze che possono causare intossicazioni, e come
evitare brutte sorprese. (focus.it)
Funghi. Da crudi, anche quelli commestibili contengono tossine
termolabili (che evaporano cioè in cottura, a circa 80°) che possono
creare difficoltà digestive: meglio quindi, consumarli cotti. Anche se
ci piacciono è bene consumarne in quantità moderate, evitando di darne
ai bambini: la chitina, la sostanza che costituisce la loro membrana
cellulare, è difficile da digerire, specie prima dei 13-14 anni, quando
gli enzimi deputati al suo smaltimento non sono presenti in quantità
adeguato.
Ciliegie. Una tira l'altra, è vero, ma se vi piacciono le
ciliegie attenti ad evitare, anche accidentalmente, di ingoiarne il
nocciolo: questo contiene, infatti, acido cianidrico, un potente veleno
largamente presente nel regno vegetale che ostacola il trasporto
dell'ossigeno da parte del sangue. Niente paura, però: la polpa delle
ciliegie è totalmente innocua. L'acido si libera solo se si danneggia il
nocciolo con i denti o se lo si ingerisce.
Noce moscata. Aggiunta in quantità moderata dà sapore e carattere
ai ripieni, ma con la noce moscata è bene non esagerare. Contiene
infatti miristicina, una sostanza neurotossica che, se assunta in
quantità elevate, provoca allucinazioni e convulsioni. Dosi elevate di
questa spezia risultano inoltre tossiche per il feto in gravidanza.
Patate. Diverse tossine, come la solanina, sono contenute nei
germogli e nella buccia delle patate: ecco perché è bene sbucciarle
prima di cuocerle, stando attenti a rimuovere la parte verde (dove la
solanina si concentra). Meglio evitare del tutto, invece, le patate che
appaiono verdi anche prima di essere sbucciate: contengono infatti
valori di solanina che arrivano fino a 100 mg/100 g, e l'alcaloide
tossico non viene eliminato con la cottura (degrada a oltre 243 °C).
Mele. Continuate a mangiarle: sono piene di vitamine e hanno un
elevato potere antiossidante. Ma abbiate cura di rimuoverne i semi:
contengono amigdalina, la stessa sostanza tossica presente nelle
mandorle amare. Se assunti in elevate quantità (mezza tazza, per un
adulto) possono risultare letali; in dosi non letali, provocano sbalzi
d'umore, depressione e difficoltà respiratorie. Fortunatamente, ogni
frutto ne contiene talmente pochi che accusereste prima i sintomi di
un'indigestione.
Fagioli. Cotti sono un alimento nutriente e ricco di proteine,
che può sostituire la carne senza immettere colesterolo nell'organismo.
Ma crudi i fagioli sono velenosi: contengono infatti una tossina detta
fitoemoagglutinina, i cui sintomi da avvelenamento sono nausea, vomito e
diarrea. Prima di cuocerli è bene lasciarli in ammollo per un paio
d'ore, ed eliminare poi l'acqua utilizzata prima della cottura. La FDA
americana consiglia addirittura 5 ore d'ammollo a 100 °C.
Rabarbaro. È comunemente usato in pasticceria (chi non ha mai
mangiato le caramelle ottenute dal suo estratto?): ma solo lo stelo di
questa pianta è commestibile. Le foglie di rabarbaro sono infatti
ricchissime di acido ossalico, una sostanza dagli elevati poteri
lassativi che influisce negativamente sulle funzionalità renali.
Sambuco. Con i suoi fiori si ottengono gustosi sciroppi, e le
bacche cotte sono utilizzate per confezionare gelatine e marmellate. Ma
fiori e frutti sono le uniche parti commestibili del sambuco (nella
varietà Sambucus nigra) le cui parti verdi e la corteccia sono
invece velenose. Anche l'eccessivo consumo dei prodotti edibili a base
di sambuco è sconsigliabile: potrebbero provocare diarrea.
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