domenica 22 marzo 2015

Utile a sapersi

Alcuni alimenti che consumiamo di frequente sono tossici o poco salutari in alcune parti, o in determinate preparazioni. Ecco quali sono le pietanze che possono causare intossicazioni, e come evitare brutte sorprese. (focus.it)


Funghi. Da crudi, anche quelli commestibili contengono tossine termolabili (che evaporano cioè in cottura, a circa 80°) che possono creare difficoltà digestive: meglio quindi, consumarli cotti. Anche se ci piacciono è bene consumarne in quantità moderate, evitando di darne ai bambini: la chitina, la sostanza che costituisce la loro membrana cellulare, è difficile da digerire, specie prima dei 13-14 anni, quando gli enzimi deputati al suo smaltimento non sono presenti in quantità adeguato.


 
Ciliegie. Una tira l'altra, è vero, ma se vi piacciono le ciliegie attenti ad evitare, anche accidentalmente, di ingoiarne il nocciolo: questo contiene, infatti, acido cianidrico, un potente veleno largamente presente nel regno vegetale che ostacola il trasporto dell'ossigeno da parte del sangue. Niente paura, però: la polpa delle ciliegie è totalmente innocua. L'acido si libera solo se si danneggia il nocciolo con i denti o se lo si ingerisce.


 
Noce moscata. Aggiunta in quantità moderata dà sapore e carattere ai ripieni, ma con la noce moscata è bene non esagerare. Contiene infatti miristicina, una sostanza neurotossica che, se assunta in quantità elevate, provoca allucinazioni e convulsioni. Dosi elevate di questa spezia risultano inoltre tossiche per il feto in gravidanza.



 
Patate. Diverse tossine, come la solanina, sono contenute nei germogli e nella buccia delle patate: ecco perché è bene sbucciarle prima di cuocerle, stando attenti a rimuovere la parte verde (dove la solanina si concentra). Meglio evitare del tutto, invece, le patate che appaiono verdi anche prima di essere sbucciate: contengono infatti valori di solanina che arrivano fino a 100 mg/100 g, e l'alcaloide tossico non viene eliminato con la cottura (degrada a oltre 243 °C).


 
Mele. Continuate a mangiarle: sono piene di vitamine e hanno un elevato potere antiossidante. Ma abbiate cura di rimuoverne i semi: contengono amigdalina, la stessa sostanza tossica presente nelle mandorle amare. Se assunti in elevate quantità (mezza tazza, per un adulto) possono risultare letali; in dosi non letali, provocano sbalzi d'umore, depressione e difficoltà respiratorie. Fortunatamente, ogni frutto ne contiene talmente pochi che accusereste prima i sintomi di un'indigestione.


 
Fagioli. Cotti sono un alimento nutriente e ricco di proteine, che può sostituire la carne senza immettere colesterolo nell'organismo. Ma crudi i fagioli sono velenosi: contengono infatti una tossina detta fitoemoagglutinina, i cui sintomi da avvelenamento sono nausea, vomito e diarrea. Prima di cuocerli è bene lasciarli in ammollo per un paio d'ore, ed eliminare poi l'acqua utilizzata prima della cottura. La FDA americana consiglia addirittura 5 ore d'ammollo a 100 °C.


 
 Rabarbaro. È comunemente usato in pasticceria (chi non ha mai mangiato le caramelle ottenute dal suo estratto?): ma solo lo stelo di questa pianta è commestibile. Le foglie di rabarbaro sono infatti ricchissime di acido ossalico, una sostanza dagli elevati poteri lassativi che influisce negativamente sulle funzionalità renali.


 

Sambuco. Con i suoi fiori si ottengono gustosi sciroppi, e le bacche cotte sono utilizzate per confezionare gelatine e marmellate. Ma fiori e frutti sono le uniche parti commestibili del sambuco (nella varietà Sambucus nigra) le cui parti verdi e la corteccia sono invece velenose. Anche l'eccessivo consumo dei prodotti edibili a base di sambuco è sconsigliabile: potrebbero provocare diarrea.






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