A distanza per colpa dei chilometri?
Nuove geometrie sentimentali?
Ecco come gestire, spezzettandola,
la festa più «difficile» dell’anno.
Con un consiglio:
non sforzatevi troppo
di Caterina Ruggi d’Aragona
E come lei Enrica, che vola da Milano a Cagliari per soli due giorni
di focolare domestico; Roberta che raggiunge l’isola da Copenaghen e
tutti i pendolari che si ritrovano sul solito treno/aereo. La risposta è
la stessa: «Natale è famiglia». Sebbene un terzo degli italiani –
secondo il sondaggio di Hotels.com – sogni un Natale alternativo fuori
dai confini nazionali, l’85 per cento di loro crede che avrebbe
nostalgia della sua famiglia. È vero che in Italia come altrove la
famiglia si è ristretta (da una media di 3,3 componenti nel 1971 a 2,4
nel 2011) e, sempre secondo l’ultimo censimento Istat, una famiglia su
tre è unipersonale, composta da una sola persona.
Alla contrazione, sempre a causa di separazioni e divorzi raddoppiati in un decennio, corrisponde poi l’incremento della categoria famiglie allargate, che sono circa 800 mila. Geometrie variabili che complicano l’organizzazione delle feste. Perché a prescindere da tutto Natale «resta comunque, in Italia come altrove, il momento in cui, costi quel che costi, si vuole, si deve riunire la famiglia, si trattasse pure dell’unico giorno in assoluto in cui ciò avviene», scriveva Isabella Rossi Fedrigotti sul Corriere di due anni fa. Costi quel che costi. Sicuramente una gran fatica. Perché quelle geometrie variabili hanno splittato il Natale in pranzi, cene e cenoni, pre-cene, aperitivi, festine e merende.
Alla contrazione, sempre a causa di separazioni e divorzi raddoppiati in un decennio, corrisponde poi l’incremento della categoria famiglie allargate, che sono circa 800 mila. Geometrie variabili che complicano l’organizzazione delle feste. Perché a prescindere da tutto Natale «resta comunque, in Italia come altrove, il momento in cui, costi quel che costi, si vuole, si deve riunire la famiglia, si trattasse pure dell’unico giorno in assoluto in cui ciò avviene», scriveva Isabella Rossi Fedrigotti sul Corriere di due anni fa. Costi quel che costi. Sicuramente una gran fatica. Perché quelle geometrie variabili hanno splittato il Natale in pranzi, cene e cenoni, pre-cene, aperitivi, festine e merende.
C’era una volta Babbo Natale... Quando credevamo al pancione con la
barba, la festa era una sola: a casa della nonna, tutti assieme. Un
evento che magari si moltiplicava: il 24 sera vongole, per qualcuno
capitone, e comunque pesce, o brodo; il 25 agnolotti, lasagne, agnello,
cappone...; il 26 gli avanzi, di cibo e parenti. Tra un pasto e l’altro
la tombola, il Mercante in fiera (si è capito a chi piaceva?), ancora
panettone, frutta secca, e un po’ di sana noia. Chi si annoia a Natale
2014?
Famiglie liquide, allargate, ristrette, dislocate, macinano
chilometri per riunirsi, si spremono le meningi per inventarsi occasioni
alternative che facciano stare dentro tutti, evitando imbarazzi e
rancori. «Tutti, ma non tuttissimi», suggerisce Raffaele Morelli,
psichiatra e direttore di Riza Psicosomatica. «Per 2/3 delle donne che
vivono al nord Italia — spiega il professore — il Natale è il periodo di
maggiore stress dell’anno. L’acquisto dei regali, l’allestimento della
casa, la spesa e la preparazione di pranzo o cenone, il traffico e
soprattutto l’idea di rincontrare parenti che non vedono da tempo,
compresi quelli che non sopportano, scatenano un’aggressività che
rischia di esplodere proprio a tavola. Per evitarlo è meglio dire
qualche No».
Lisa si ritrova «con tre famiglie moltiplicate per i rispettivi
parenti vecchi e quelli acquisiti, conseguenza del proliferare di
matrimoni (ah, adulti recidivi!)». A lei e agli altri protagonisti del
libro SmALL Christmas, 25
racconti autobiografici raccolti dall’associazione SmALL families (solo a
Milano le famiglie monogenitoriali sono 92.138, +24,32 rispetto a 5
anni fa) il professor Morelli suggerisce di rinviare la grande riunione
con l’ex, la compagna dell’ex e i figli che l’ex ha avuto dalla nuova
compagna molti anni dopo la separazione. «Non c’è bisogno di stare tutti
assieme per armistizio. Bisogna avere il coraggio — suggerisce lo
psichiatra — anche di dire “No, non voglio invitare quella cognata che
mi sta antipatica”. Uomini, che sognate la famiglia ideale, ascoltate la
saggezza innata che porta le donne a cercare di evitare le situazioni
di conflitto». È per evitare conflitti e imbarazzi che in questi giorni
molte donne (e uomini) stanno organizzando l’aperitivo, il giochino
pomeridiano o la merenda per i bambini, il tè, il buffet informale o la
cena al ristorante...: centomila Natali per evitare la formalità del
pranzone, e magari il confronto con l’anno scorso, quando papà non aveva
ancora un’altra casa.
«Non ce ne è bisogno. Tutto ciò che è forzato complica le cose.
Meglio quelle semplici, che vi vengono naturali. I bambini capiranno. Si
divertiranno. Anche i figli di separati. Perché i bambini, gli unici
esseri umani che, trasformando il disagio in creatività non cronicizzano
la sofferenza, imparano dall’atmosfera affettiva. Per loro il Natale è
favola, è attesa». Consiglio agli adulti: alleggerire. «Dimenticate il
perfezionismo. Non sarà una gara tra lasagne. Vostra suocera non è lì
per giudicarvi. Proprio non la sopportate? Imitate i bambini: per un
giorno giocate a travestirvi da fata, principessa, da eroina, o
semplicemente cambiate look, per essere uno, nessuno, centomila». E chi
di posto a tavola ne ha uno solo? «Si goda la sua solitudine: non un
veleno, ma l’occasione di incontro con le parti migliori di sé, che apre
spazio alla creatività. Dedicatevi ai vostri interessi, a Natale più
che negli altri giorni», suggerisce Raffaele Morelli.
quanta roba e quanto longa par Nadale, che no ghemo el tempo de lagerla tuta! Carla, moderati!
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