Gioacchino
stava pensando che era ormai un po’ di tempo che non saliva nei
boschi sopra la contrada, soprattutto in quelli verso nord, e quel
mattino di fine dicembre decise di farci un giretto; non aveva altri
particolari impegni: la legna era tagliata ed accatastata, la stufa
già accesa ed il tempo scorreva con quei ritmi quieti che solo in
certi luoghi si percepiscono e si assecondano; l’aria, fuori, era
frizzante ed il cielo di quel colore lattiginoso che spesso precede
lo scendere della neve….del resto era pure la vigilia di Natale e
sarebbe stato regalo speciale un manto candido e soffice.
Si
avviò per i noti, antichi sentieri che, rapidamente, prendevano
quota; dopo un po’ sentiva già caldo; continuò a salire ma, ad un
certo momento, si fermò quasi soprappensiero… no, disse a se
stesso, non ho bevuto niente stamattina, oltre al caffè! Si guardò
attorno e tornò a ripassare nella mente il primo mattino ed a
ripetersi che non aveva davvero bevuto nulla che potesse fargli avere
delle visioni. Si diede un pizzicotto sulla mano, si stropicciò gli
occhi e li riaprì: attorno a lui gli alberi erano decorati con
palline colorate mentre fiocchi di tulle candido, appesi a rami
spogli, danzavano ad ogni fremito d’aria.
Si
accorse di essere nella parte di bosco di Fortunato, vicino al suo
vecchio casone ormai diroccato, e scese a vederlo; sotto il volto
della finestra, in pietra a secco ed ancora intatto, un piccolo
presepe posava su uno strato di muschio soffice e verdissimo.
Gioacchino
sostò a lungo: guardava attorno ed osservava il bambinello
chiedendosi chi e perché avesse fatto in quel luogo qualcosa di
talmente inaspettato da fargli temere di essere ubriaco a quell’ora,
proprio lui che, di vino, ne beveva assai poco.
Seduto
sul grande masso accanto al volto del vecchio casone d’un tratto
capì e sorrise, pensando che la figlia di Vico un pochino matta
doveva pure esserlo. Ma, stranamente, lui non aveva più alcun
desiderio di proseguire: era come fosse arrivato dove doveva arrivare
in quel giorno ed in quel momento; ripensò ai Natali della sua
infanzia, all’attesa della mezzanotte, attesa colma di sonno per
l‘orario inconsueto per quei tempi, ed alla meraviglia al suo
scoccare con l’arrivo di quel bimbo che ora, dopo tanti e tanti
anni, adagiato sul muschio sotto l’antico volto, lo guardava e gli
sorrideva.
Ritornò
quieto sui suoi passi, attento a non fare rumore quasi non volesse
disturbare il bambinello; il fruscio delle foglie a terra
accompagnava la sua discesa; ecco, ora scorgeva i tetti delle case
della contrada ed il fumo che saliva, un po’ impigrito, dai
camini, come non volesse dissolversi nell’aia.
Entrò
in casa, c’era un tepore sano che profumava di legna e di pino;
ravvivò il focolare e poi, sempre con passi quieti, quasi timorosi,
salì in granaio e cercò, cercò a lungo perchè non ricordava dove
potesse essere… tra le mani gli passavano i ricordi di una vita
intera e le immagini tornavano nitide nella mente… ah, ecco, ora
ricordava! Prese un vecchio cesto: dentro c’erano degli involti in
tela di sacco: li aprì uno ad uno, tremando un pochino: ecco una
madonnina, poi S. Giuseppe, ecco anche il bue e pure l’asinello, ma
il bimbo? Dov’era il piccolo Gesù?
Distese
con cura i pezzi di sacco, vuotò il cesto, ma niente, il bambinello
non c’era, eppure era il suo presepe, il suo presepe di bimbo! Sì,
l’asinello aveva un orecchio rotto ed al bue mancava la coda, ma
Maria e Giuseppe erano ancora... perfetti, però dov’era il
bambinello?
Le
ombre della sera avevano avvolto, silenziose, la contrada e le
finestre delle case erano piccoli quadri luminosi.
Gioacchino
si riscosse: era ormai tardi, troppo tardi per prendere l’auto e
raggiungere il paese più vicino dove cercare un Gesù bambino; scese
allora controvoglia le scale, portando il cesto con le quattro
statuine, ed ecco che, per la seconda volta in quel giorno, restò
del tutto sbalordito e confuso: le fiamme che danzavano nel focolare
illuminavano la cucina e, sul tavolo, c’era un bambinello, il suo
bambinello, proprio come lo ricordava, sorridente, con le manine
protese ed una minuscola copertina azzurra.
Gioacchino
gli mise accanto Maria e Giuseppe, e poi il bue e l’asinello, ed
eccolo il suo presepe, finalmente!
Il
tempo pareva sospeso: fuori la neve, in falde leggere e candide,
scendeva silenziosa e donava chiarore alla notte santa.
Buon Natale Ada :-)
RispondiEliminaAda, sei salita nei boschi sopra Valpegara, quest'anno ? Mi ricordo che fai un piccolo presepio nei vecchi muri dei casoni. E' un po la tua storia che racconti ? Poi i nomi di Fortunato, Gioacchino..... Brava, fai vivere la nostra vecchia contrà !
RispondiEliminaGrazie, ricambio di cuore! sì Odette, di solito salgo il giorno del mio compleanno dicembrino per fare il presepe proprio in quel luogo..quest'anno non mì è stato possibile perchè, proprio tre giorni prima, ho tentato di volare per le scale di casa e mi sono fratturata un dito del piede, quindi non c'era verso di salire lassù, ma stamattina presto è venuto un mio nipote da Verona, gli ho fatto una piantina tipo caccia al tesoro, gli ho preparato lo zaino ed è salito lui fino al casone ed ha fatto il presepio in...tempo! è una raccontino solo in parte di fantasia e a me piace pensare che quei luoghi attendano con tutti noi il bambinello. un abbraccio a tutti! Ada
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