mercoledì 24 dicembre 2014

Piccola storia di Natale

Gioacchino stava pensando che era ormai un po’ di tempo che non saliva nei boschi sopra la contrada, soprattutto in quelli verso nord, e quel mattino di fine dicembre decise di farci un giretto; non aveva altri particolari impegni: la legna era tagliata ed accatastata, la stufa già accesa ed il tempo scorreva con quei ritmi quieti che solo in certi luoghi si percepiscono e si assecondano; l’aria, fuori, era frizzante ed il cielo di quel colore lattiginoso che spesso precede lo scendere della neve….del resto era pure la vigilia di Natale e sarebbe stato regalo speciale un manto candido e soffice.


Si avviò per i noti, antichi sentieri che, rapidamente, prendevano quota; dopo un po’ sentiva già caldo; continuò a salire ma, ad un certo momento, si fermò quasi soprappensiero… no, disse a se stesso, non ho bevuto niente stamattina, oltre al caffè! Si guardò attorno e tornò a ripassare nella mente il primo mattino ed a ripetersi che non aveva davvero bevuto nulla che potesse fargli avere delle visioni. Si diede un pizzicotto sulla mano, si stropicciò gli occhi e li riaprì: attorno a lui gli alberi erano decorati con palline colorate mentre fiocchi di tulle candido, appesi a rami spogli, danzavano ad ogni fremito d’aria.



Si accorse di essere nella parte di bosco di Fortunato, vicino al suo vecchio casone ormai diroccato, e scese a vederlo; sotto il volto della finestra, in pietra a secco ed ancora intatto, un piccolo presepe posava su uno strato di muschio soffice e verdissimo.



Gioacchino sostò a lungo: guardava attorno ed osservava il bambinello chiedendosi chi e perché avesse fatto in quel luogo qualcosa di talmente inaspettato da fargli temere di essere ubriaco a quell’ora, proprio lui che, di vino, ne beveva assai poco.



Seduto sul grande masso accanto al volto del vecchio casone d’un tratto capì e sorrise, pensando che la figlia di Vico un pochino matta doveva pure esserlo. Ma, stranamente, lui non aveva più alcun desiderio di proseguire: era come fosse arrivato dove doveva arrivare in quel giorno ed in quel momento; ripensò ai Natali della sua infanzia, all’attesa della mezzanotte, attesa colma di sonno per l‘orario inconsueto per quei tempi, ed alla meraviglia al suo scoccare con l’arrivo di quel bimbo che ora, dopo tanti e tanti anni, adagiato sul muschio sotto l’antico volto, lo guardava e gli sorrideva.



Ritornò quieto sui suoi passi, attento a non fare rumore quasi non volesse disturbare il bambinello; il fruscio delle foglie a terra accompagnava la sua discesa; ecco, ora scorgeva i tetti delle case della contrada ed il fumo che saliva, un po’ impigrito, dai camini, come non volesse dissolversi nell’aia.



Entrò in casa, c’era un tepore sano che profumava di legna e di pino; ravvivò il focolare e poi, sempre con passi quieti, quasi timorosi, salì in granaio e cercò, cercò a lungo perchè non ricordava dove potesse essere… tra le mani gli passavano i ricordi di una vita intera e le immagini tornavano nitide nella mente… ah, ecco, ora ricordava! Prese un vecchio cesto: dentro c’erano degli involti in tela di sacco: li aprì uno ad uno, tremando un pochino: ecco una madonnina, poi S. Giuseppe, ecco anche il bue e pure l’asinello, ma il bimbo? Dov’era il piccolo Gesù?



Distese con cura i pezzi di sacco, vuotò il cesto, ma niente, il bambinello non c’era, eppure era il suo presepe, il suo presepe di bimbo! Sì, l’asinello aveva un orecchio rotto ed al bue mancava la coda, ma Maria e Giuseppe erano ancora... perfetti, però dov’era il bambinello?



Le ombre della sera avevano avvolto, silenziose, la contrada e le finestre delle case erano piccoli quadri luminosi.



Gioacchino si riscosse: era ormai tardi, troppo tardi per prendere l’auto e raggiungere il paese più vicino dove cercare un Gesù bambino; scese allora controvoglia le scale, portando il cesto con le quattro statuine, ed ecco che, per la seconda volta in quel giorno, restò del tutto sbalordito e confuso: le fiamme che danzavano nel focolare illuminavano la cucina e, sul tavolo, c’era un bambinello, il suo bambinello, proprio come lo ricordava, sorridente, con le manine protese ed una minuscola copertina azzurra.



Gioacchino gli mise accanto Maria e Giuseppe, e poi il bue e l’asinello, ed eccolo il suo presepe, finalmente!



Il tempo pareva sospeso: fuori la neve, in falde leggere e candide, scendeva silenziosa e donava chiarore alla notte santa.
Ada 




3 commenti:

  1. Ada, sei salita nei boschi sopra Valpegara, quest'anno ? Mi ricordo che fai un piccolo presepio nei vecchi muri dei casoni. E' un po la tua storia che racconti ? Poi i nomi di Fortunato, Gioacchino..... Brava, fai vivere la nostra vecchia contrà !

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  2. Grazie, ricambio di cuore! sì Odette, di solito salgo il giorno del mio compleanno dicembrino per fare il presepe proprio in quel luogo..quest'anno non mì è stato possibile perchè, proprio tre giorni prima, ho tentato di volare per le scale di casa e mi sono fratturata un dito del piede, quindi non c'era verso di salire lassù, ma stamattina presto è venuto un mio nipote da Verona, gli ho fatto una piantina tipo caccia al tesoro, gli ho preparato lo zaino ed è salito lui fino al casone ed ha fatto il presepio in...tempo! è una raccontino solo in parte di fantasia e a me piace pensare che quei luoghi attendano con tutti noi il bambinello. un abbraccio a tutti! Ada

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