Divertimento patologico
Sono cambiati i tempi: bisogna anticiparli.
Oggi alcol e cannabis sono sdoganati
Costa poco, è facile da trovare e un’abbuffata alcolica (
binge-drinking , tante unità alcoliche bevute in un’unica occasione)
porta a stordimento, come una droga. Con la differenza che non è
illegale. Anzi, è «easy». Lo spiegano loro, i giovanissimi consumatori,
consapevoli che l’«alcol è una droga», senza bisogno di consultare le
tabelle dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità). Lo ripetono i
dottori, gli specialisti del Sert. «La sbronza non è quella che capita a
tutti una volta nella vita, casuale. I giovanissimi assumono alcol per
alterarsi, perché è l’unico modo che concepiscono per divertirsi»,
spiega Riccardo Gatti, il direttore del Dipartimento dipendenze della
Asl di Milano, un maestro nel rimodellare, assieme alla sua squadra, gli
interventi di prevenzione tastando il territorio, andando a cercare gli
alcolisti di domani come un tempo faceva con i tossici. «Solo la
società degli adulti sembra non comprendere cosa sta accadendo. Gli
interventi dei servizi di prevenzione devono essere flessibili,
anticipare questi mutamenti veloci. Non ci si deve fermare al vietato o
non vietato», perché è cambiato il concetto del drogarsi. E il lavoro di
chi fa prevenzione s’è complicato.
I dati dicono che a undici anni ha bevuto il 29,5% der ragazzini,
a 13 il 55,4% e l’81% a 15 anni. Al primo posto fra gli studenti si
posizionano gli alcolpop (33,1%). Seguono la birre (32,0%), gli «altri
alcolici» (29,2%) e il vino (28,3%). I quindicenni coinvolti in episodi
di binge-drinking si aggirano intorno al 32%. Le statistiche della
Survey sulla diffusione del consumo di sostanze psicoattive, lecite e
illecite nella popolazione della Asl di Milano, effettuata dal
Dipartimento Dipendenze, evidenziano percentuali altrettanto importanti
dal punto di vista della diffusione dell’associazione di comportamenti a
rischio nell’intero segmento under 35 anni della popolazione: il 14%
dei giovani tra 15-24 anni nell’ultimo anno ha consumato tabacco, alcol e
droghe.
«Il binge-drinking , 4-5 alcolici uno dietro l’altro per
stordirsi lo fanno anche on line per farsi vedere dagli amici - aggiunge
Roberto Mancin, psicologo del Sert -. Questo modo di bere nelle
fasce più giovani non dà subito sensazione di dipendenza, un ragazzino
lo colloca come modalità tipica del divertimento. Arriverà, forse, da
noi, tra 10-15 anni. È una dipendenza così insidiosa che diventa
insopportabile alla persona molto tardi e allora si porterà appresso una
marea di “effetti collaterali”, malattie del fegato, perdita di
concentrazione e memoria, effetti neurologici, l’incapacità di vivere
una vita normale». L’alcol, d’altronde, fa parte della nostra cultura,
il divertimento lo legalizza. Il rischio, spiegano gli esperti, è
«accettarlo». Ci sono generazioni che sono state fatte a
pezzi dall’eroina: «Allora si sapeva cos’era la droga, c’erano le
tabelle, i divieti, le leggi, la droga era qualcosa di convenzionale -
dice ancora Gatti -. Passata l’era della Milano da bere le
organizzazioni criminali hanno puntato sulla cocaina, almeno a livello
simbolico era una droga che poteva accompagnarsi a qualunque stile di
vita. Dalla droga dell’emarginazione, l’eroina, si è passati alla
droga-doping della vita quotidiana. Oggi ci sono ancora eroinomani e
cocainomani, ma Internet ha cambiato gli schemi del gioco. I nostri
ragazzi non si vogliono più identificare con gli stereotipi del
“tossico”. L’alcol è il protagonista di questo cambiamento, si usa come
droga, si trova dappertutto, è il vino, è la birra, è legale, ha un
costo sostenibile. Non è una situazione che ti sfugge di mano: lo
prendi, ti sballi, poi torni alla vita normale». Non sei incasellato tra
i tossici, inconsapevole «degli effetti che l’alcol ha sui neuroni di
un cervello giovane che non ha ancora completato la sua formazione. Con
il condimento generale della cannabis, che il mercato dell’uso
terapeutico ha contribuito, definitivamente, a sdoganare».
Belle prospettive non c'è che dire!
RispondiElimina