mercoledì 24 dicembre 2014

Questa Notte...

... vorrei poter rivivere in sogno le emozioni che provavo la Notte di Natale di quand'ero bambina.
Erano emozioni forti e indescrivibili, difficili da trascrivere sulla carta.
Sicuramente erano diverse per i tempi diversi, ma anche per l'età.
La gioia, per la verità, iniziava qualche bel giorno prima di questa Notte, c'era l'attesa... l'attesa di un Papà che arrivava dopo dieci mesi che non lo vedevo. Rimaneva con noi un paio di mesi, poi nuovamente saluti e lacrime... fino alla prossima volta... e così ogni anno...
Io ne ho sofferto molto. E' vero, era così per molti di noi, ma non per tutti. Della mia classe, per esempio, eravamo solo in due.
Dicevo, che il giorno che arrivava Papà, l'eccitazione era tanta, me lo ricordo ancora sorridente che ci salutava dal finestrino della corriera che passava sotto la nostra finestra prima di scendere alla fermata davanti alla vecchia sede dell'Ufficio Postale e allora giù di corsa ad incontrarlo, ad abbracciarlo con la Mamma. Momenti indimenticabili! 
Arrivava sempre con due grosse valige pesantissime, (i trolley erano ancora sconosciuti) una era tutta marrone e l'altra, che mi piaceva di più, era nera e verde, ma era forte il mio Papà e le voleva portare tutte e due lui senza aiuti. 
Dentro, poche le sue cose personali: le riempiva poverino di ogni ben di dio per noi, per la Mamma, per i Nonni. Quanta cioccolata abbiamo mangiato! Al tempo in Paese non se ne vedeva. Quanti regali! Li ricordo uno ad uno... Mai mancavano anche gli addobbi per l'albero, quelli di cioccolato, avvolti in carte stagnole colorate e con lo spaghetto. Per quei tempi una rarità! Poi col caldo della stufa diventavano molli, ma non se li potevano staccare e mangiare fino dopo Natale. 
Era magia anche andare assieme a Papà vicino al Comune ad acquistare l'albero vero di Natale, (quelli finti non avevano ancora fatto capolino nel mercato); Papà lo cercava della misura giusta per il nostro spazio, poi a casa gli faceva la base di legno con un buco e con qualche cugno, riusciva a farlo stare bello diritto. E poi si procedeva... il muschio già pronto da giorni, (andavo a prenderlo con Gianni) si allestiva il presepe sotto l'albero in un angolo della nostra cucina. Il caldo della stufa poi, avrebbe provveduto a far seccare gli aghi del pino e appena lo toccavi, cadevano. 
A distanza di tanti anni, gli odori che preferisco sono ancora quelli del muschio e delle dase.
La notte di Natale l'attesa era invece per Gesù Bambino (non per Babbo Natale). Era forse l'unica notte che andavamo a letto presto senza far storie. Non si dormiva, ma regnava il silenzio assoluto. Tentavamo di carpire ogni minimo rumore che potesse far supporre che Gesù Bambino stesse sistemando i regali sotto l'albero. 
Mamma e Papà, mai mancavano all'appuntamento della Santa Messa di mezzanotte. Andavano tranquilli perchè erano certi che da quel letto non ci saremmo mossi... Il Nonno Nane aveva già da tempo messo da parte el soco de Nadàle, bello grosso, perchè diceva che Gesù doveva trovare bello caldo. 
La Nonna Bepa gli raccomandava di chiudere bene il registro che, grosso com'era, temeva potesse prender fuoco il camino. 
La Mamma invece, davanti la stufa, predisponeva su una sedia le fasce per Gesù Bambino. 
All'uscita dalla Messa (che veniva celebrata tassativamente a mezzanotte), vigeva l'usanza di cantare la stella sotto il grande albero allestito nella piazza e questi canti che sentivamo in lontananza, immobili nel letto, erano per noi una Ninna Nanna. 
Ora si doveva per forza dormire. Mamma e Papà di lì a poco, sarebbero rientrati.
La mattina di Natale sarebbe poi stato solo magia, gioia, eccitazione... e se, in aggiunta ai regali di Gesù Bambino, avessimo trovato anche la neve, non chiedevamo altro.
Carla

4 commenti:

  1. E l'emozione continua.... Buon Natale Carla, a te ed a tuti i tuoi cari

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  2. Leggendo il tuo racconto, Carla, ho pensato a mia sorella Flora, nata in 1935. Come te, ha sofferto della lontananza di suo papa. Piccola bambina non poteva ricordarsi di un padre che veniva dalla Francia d'inverno soltanto.
    In 1939, chiuse le frontiere tra Francia ed Italia, suo papa ha dovuto rimanere in Francia, e per 7 anni non l'ha più visto. In 1946, ha potuto finalmente conoscere il padre tanto desiderato, e, in 1947,vivere accanto ai suoi genitori, finalmente riuniti, in Francia.
    Il primo Natale di Flora, in Francia fu di sicuro, per lei (ed anche per mia mamma) il più bello regalo al mondo !
    Qualche tempo dopo sono nata, io.

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  3. Brava Carla. A me par che anca ti te gabi sata a contare le storie. Vanti lora!

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  4. Complimenti Carla, il tuo raccordo ha risvegliato in tanti di noi vecchie emozioni. Ricordo come eravamo felici con '' due bagigi e 4 mandarini ''. Oggi, pur avendo oltre il superfluo, siamo relativamente contenti. Mi rammarico per i nostri figli e nipoti, perché non possono incamerare nel loro cuore, queste semplici e gratuite emozioni, per riscoprirle in un lontano futuro. Tanti auguri a tutti

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