giovedì 18 dicembre 2014

Effetti "benigni"

Qualsiasi esperto di tv avrebbe spiegato a Benigni che, se c’è una cosa che non funziona in televisione, è parlare di un argomento troppo serio per due ore consecutive senza lo straccio di un ospite, di un’immagine o di un colpo di scena e con l’aggravante di un fondale marroncino alle spalle. Ma Roberto deve essersi dimenticato di interpellarlo e così ha conquistato nove milioni di spettatori con un monologo sui Dieci Comandamenti. Le ragioni di questa performance sono almeno quattro e finiscono tutte con la à. Qualità, prevedibilità, rarità e (assenza di) pubblicità.  



La qualità del Benigni affabulatore è indiscutibile. In un Paese dove gli intellettuali pensano che per esseri seri occorra essere pesanti, e invece finiscono per essere soltanto noiosi, quell’uomo conosce la formula della leggerezza e di come coniugarla con la profondità. Poi, se da giovane era eversivo e lo guardavi pregustando o temendo l’imprevedibile, con gli anni si è tramutato in un’istituzione rassicurante e consolatoria, esattamente ciò di cui ha bisogno un pubblico televisivo stremato dagli scandali gratuiti e dalle provocazioni volgari. Nemmeno Benigni, però, riuscirebbe a essere Benigni tutti i giorni. Nell’era delle emozioni e distrazioni seriali, per attrarre l’attenzione degli altri occorre offrirgli qualcosa di raro e di eccezionale. Un evento, possibilmente non interrotto ogni venti minuti da un filotto dispersivo di pubblicità. L’altra sera abbiamo assistito all’esperimento di una tv di massa non concepita per i consumatori, ma per le persone. Una tv di servizio pubblico. Che ideona. 
(segnalato da Lucia)
 

6 commenti:

  1. Parole che dal cervello sono passate al cuore: hanno dato speranza ha chi a fede e spero smosso l'anima a chi rincorre i sentimenti con con l'egocentrismo sfrenato...io...io...io .Parole semplici dette e pensate con profondità infinita .... grazie

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  2. A me pare stia esagerando questo Benigni...

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  3. quello che mi piace di lui è che è palpabile quanto sia innamorato di ciò che propone e per questo (oltre ad una rara capacità di eloquio) non perde il filo, può aggiungere al momento, proprio perchè l'argomento è diventato suo, l'ha masticato fino a farne un nutrimento per il suo corpo e per la sua anima, fa parte di lui, e quindi può donarlo agli altri così come lo possiede. splendido. Ada

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  4. Quindi anche argomenti così apparentemente impopolari e pertanto snobbati pare suscitino interesse e riflessione.
    Il fatto che a proporli sia il talentuoso giullare Benigni, dovrebbe far meditare coloro che sarebbero istituzionalmente chiamati ad affrontarli per dottrina e vocazione, ma si guardano bene dal farlo per rispetto umano e obbedienza al politicamente corretto. Viene in mente Lc 19, 28-40 “Io vi dico che se questi taceranno grideranno le pietre”. Penso che Benigni sia più furbo che santo (fermo che tutti possono ravvedersi, andiamo a vedere la sua satira di trent’anni fa sul medesimo filone) ma va bene anche questo, purché faccia riflettere.

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  5. http://video.corriere.it/i-dieci-comandamenti-benigni-trent-anni-fa/e13e09b6-86a4-11e4-bef5-43c0549a5a23

    ha ha...ha ha... ha scoperto il tasto... ha ha ... ha ha... hai voglia se esagera!

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  6. Benigni a quanto sembra aveva quattromilioni di motivi per sentirsi appassionato all'argomento anzi è senz'altro più appassionato ai quattromilioni che all'argomento in se. San Remo docet: i 250.000 euro promessi in beneficienza risultano ancora in tasca al "giullare".

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