Qualsiasi
esperto di tv avrebbe spiegato a Benigni che, se c’è una cosa che non funziona
in televisione, è parlare di un argomento troppo serio per due ore consecutive
senza lo straccio di un ospite, di un’immagine o di un colpo di scena e con
l’aggravante di un fondale marroncino alle spalle. Ma Roberto deve essersi
dimenticato di interpellarlo e così ha conquistato nove milioni di spettatori
con un monologo sui Dieci Comandamenti. Le ragioni di questa performance sono
almeno quattro e finiscono tutte con la à. Qualità, prevedibilità, rarità e
(assenza di) pubblicità.
La qualità del Benigni affabulatore è indiscutibile. In un Paese dove gli
intellettuali pensano che per esseri seri occorra essere pesanti, e invece
finiscono per essere soltanto noiosi, quell’uomo conosce la formula della
leggerezza e di come coniugarla con la profondità. Poi, se da giovane era
eversivo e lo guardavi pregustando o temendo l’imprevedibile, con gli anni si è
tramutato in un’istituzione rassicurante e consolatoria, esattamente ciò di cui
ha bisogno un pubblico televisivo stremato dagli scandali gratuiti e dalle
provocazioni volgari. Nemmeno Benigni, però, riuscirebbe a essere Benigni tutti
i giorni. Nell’era delle emozioni e distrazioni seriali, per attrarre
l’attenzione degli altri occorre offrirgli qualcosa di raro e di eccezionale.
Un evento, possibilmente non interrotto ogni venti minuti da un filotto
dispersivo di pubblicità. L’altra sera abbiamo assistito all’esperimento di una
tv di massa non concepita per i consumatori, ma per le persone. Una tv di
servizio pubblico. Che ideona.
(segnalato da Lucia)
Parole che dal cervello sono passate al cuore: hanno dato speranza ha chi a fede e spero smosso l'anima a chi rincorre i sentimenti con con l'egocentrismo sfrenato...io...io...io .Parole semplici dette e pensate con profondità infinita .... grazie
RispondiEliminaA me pare stia esagerando questo Benigni...
RispondiEliminaquello che mi piace di lui è che è palpabile quanto sia innamorato di ciò che propone e per questo (oltre ad una rara capacità di eloquio) non perde il filo, può aggiungere al momento, proprio perchè l'argomento è diventato suo, l'ha masticato fino a farne un nutrimento per il suo corpo e per la sua anima, fa parte di lui, e quindi può donarlo agli altri così come lo possiede. splendido. Ada
RispondiEliminaQuindi anche argomenti così apparentemente impopolari e pertanto snobbati pare suscitino interesse e riflessione.
RispondiEliminaIl fatto che a proporli sia il talentuoso giullare Benigni, dovrebbe far meditare coloro che sarebbero istituzionalmente chiamati ad affrontarli per dottrina e vocazione, ma si guardano bene dal farlo per rispetto umano e obbedienza al politicamente corretto. Viene in mente Lc 19, 28-40 “Io vi dico che se questi taceranno grideranno le pietre”. Penso che Benigni sia più furbo che santo (fermo che tutti possono ravvedersi, andiamo a vedere la sua satira di trent’anni fa sul medesimo filone) ma va bene anche questo, purché faccia riflettere.
http://video.corriere.it/i-dieci-comandamenti-benigni-trent-anni-fa/e13e09b6-86a4-11e4-bef5-43c0549a5a23
RispondiEliminaha ha...ha ha... ha scoperto il tasto... ha ha ... ha ha... hai voglia se esagera!
Benigni a quanto sembra aveva quattromilioni di motivi per sentirsi appassionato all'argomento anzi è senz'altro più appassionato ai quattromilioni che all'argomento in se. San Remo docet: i 250.000 euro promessi in beneficienza risultano ancora in tasca al "giullare".
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