martedì 7 aprile 2020

Un saluto e una promessa impossibile da mantenere…



Era domenica 23 di febbraio 2020, con mio marito ero a trovare la mia mamma in casa di riposo Opera Immacolata a Thiene, quando passeggiando per il lungo corridoio, ci siamo accorti che stavano affiggendo dei cartelli sulle varie porte d’ingresso. Leggendo abbiamo appreso che la struttura sarebbe stata chiusa ai visitatori da quel momento; una volta usciti non saremmo più potuti entrare per una settimana. Capìta la situazione e la grande emergenza per gli ospiti residenti lì, ho cercato di far capire a mia mamma la nuova situazione, ma sembrava non comprendesse. 
Abituata a vederci tutti i giorni, visto che a turno in tre fratelli abbiamo cercato di starle vicino, facendola sentire coccolata con piccoli gesti che erano diventati ritualità, questa nuova condizione appariva impossibile da sostenere, per lei, ma anche per noi. Prima di andare via ho cercato di rassicurarla facendola parlare al telefono con i miei fratelli, ho ripetuto più volte che bisognava fare così e che doveva stare tranquilla… la sua risposta è stata: - Non so se riuscirò a stare tranquilla senza vedere nessuno di voi... - Baciandola e abbracciandola le ho promesso che una settimana sarebbe passata velocemente e che presto ci saremo riviste, anch’io con questa convinzione…

I giorni si sono susseguiti telefonando e chiedendo a chi ci veniva passato, com’era la situazione e la risposta era quasi sempre, “tutto bene è tranquilla... oppure... stanotte ha riposato poco come al solito…” Così dopo una settimana c’è stata la proroga, ma anche la possibilità di vederci per 15 minuti in una zona protetta. L’appuntamento era per il 6 marzo, al pomeriggio. Ho chiesto che fosse mia sorella ad andare visto che era il suo compleanno. Al mattino del 6 marzo, le hanno telefonato dicendo che era stato tutto annullato e che più nessuno sarebbe potuto entrare. Giorno dopo giorno, sempre il pensiero a lei e le tante domande, i mille interrogativi senza risposta... Le telefonate, il messaggio sul gruppo di famiglia e l’attesa… Poi, 3 settimane fa, la possibilità di vederci in videochiamata una volta alla settimana, previo appuntamento e già mi pareva un sogno. Vederla di nuovo, cercare di comunicare, spiegarle che anche noi siamo chiusi in casa, chiederle qualcosa…. difficile… Io che le ho sempre fatto la tinta, curato i capelli con la piega, con massaggi, con tutto quello che potevo fare per farla sentire meglio, vederla con i capelli bianchi e con un’espressione di stanchezza nel viso, mi ha fatto tanto male! I giorni sono passati e sono diventate settimane, ormai mesi… In videochiamata con mia sorella, la scorsa settimana, ha ribadito con forza che le avevamo promesso che sarebbe stato per poco e poi avremmo ripreso la solita routine, che era stanca... Nonostante si provi a raccontare qualcosa, lei ci dice che piange, chiede quando finirà tutto questo ed è difficile non poter rispondere con chiarezza, possiamo solo dirle: “Mamma, porta pazienza, speriamo finisca presto!”

Quanto è difficile in questo periodo non sapere con certezza quello che sono le giornate dei nostri cari, visto che nemmeno i volontari ci sono ad aiutare e stanno solo con le persone del loro piano; credo siano giornate infinite, lunghe, eterne, senza più il riferimento della famiglia. La sera, prima di addormentarmi, affido mia mamma a Maria e la prego di sostenerla e aiutarla in questo difficile cammino; prego perché tutti gli operatori sanitari di ogni settore, agiscano con cuore e abbiano più pazienza, siano più vicini a tutte quelle persone che da un giorno all’altro, hanno cambiato abitudini di vita e non hanno più visto i volti dei loro cari. E nella mente mi ritorna sempre quella promessa che non ho potuto mantenere, non per causa mia, ma per lei sarà difficile crederlo…

Questo è il mio racconto, ma tante persone come me, stanno vivendo questo distacco dai loro famigliari, nelle tante case di riposo del nostro territorio; alcune con il grave problema del contagio, quindi la preoccupazione è maggiore. Gli ospiti di queste strutture sono più fragili, più delicati e hanno bisogno di essere rincuorati, perché è come stessero vivendo un abbandono… Pensiamoli tutti e ricordiamoli nella preghiera, ora possiamo fare solo questo per loro… con la speranza di poter un giorno non lontano, vederli e riabbracciarli e allora sarà gioia immensa !

Lucia Marangoni Damari

1 commento:

  1. Hai scritto di una tristissima e straziante realtà attuale, mai vissuta a nostro ricordo. Una immane beffa alla beffa. Dolore su dolore. Non ci sono parole... non ne esistono... Spero che questo incubo finisca al più presto.
    Il dolore e il pensiero dei familiari é costante, le notti sono insonni, la percezione del giorno é di 48h...

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