Era domenica 23 di
febbraio 2020, con mio marito ero a trovare la mia mamma in casa di
riposo Opera Immacolata a Thiene, quando passeggiando per il lungo
corridoio, ci siamo accorti che stavano affiggendo dei cartelli sulle
varie porte d’ingresso. Leggendo abbiamo appreso che la struttura
sarebbe stata chiusa ai visitatori da quel momento; una volta usciti
non saremmo più potuti entrare per una settimana. Capìta la
situazione e la grande emergenza per gli ospiti residenti lì, ho
cercato di far capire a mia mamma la nuova situazione, ma sembrava non
comprendesse.
Abituata a vederci tutti i giorni, visto che a turno
in tre fratelli abbiamo cercato di starle vicino, facendola sentire
coccolata con piccoli gesti che erano diventati ritualità, questa
nuova condizione appariva impossibile da sostenere, per lei, ma anche
per noi. Prima di andare via ho cercato di rassicurarla facendola
parlare al telefono con i miei fratelli, ho ripetuto più volte che
bisognava fare così e che doveva stare tranquilla… la sua risposta
è stata: - Non so se riuscirò a stare tranquilla senza vedere
nessuno di voi... - Baciandola e abbracciandola le ho promesso che una
settimana sarebbe passata velocemente e che presto ci saremo riviste,
anch’io con questa convinzione…
I giorni si sono
susseguiti telefonando e chiedendo a chi ci veniva passato, com’era
la situazione e la risposta era quasi sempre, “tutto bene è
tranquilla... oppure... stanotte ha riposato poco come al solito…”
Così dopo una settimana c’è stata la proroga, ma anche la
possibilità di vederci per 15 minuti in una zona protetta. L’appuntamento era per il 6 marzo, al pomeriggio. Ho chiesto che
fosse mia sorella ad andare visto che era il suo compleanno. Al
mattino del 6 marzo, le hanno telefonato dicendo che era stato tutto
annullato e che più nessuno sarebbe potuto entrare. Giorno dopo
giorno, sempre il pensiero a lei e le tante domande, i mille
interrogativi senza risposta... Le telefonate, il messaggio sul gruppo
di famiglia e l’attesa… Poi, 3 settimane fa, la possibilità di
vederci in videochiamata una volta alla settimana, previo
appuntamento e già mi pareva un sogno. Vederla di nuovo, cercare di
comunicare, spiegarle che anche noi siamo chiusi in casa, chiederle
qualcosa…. difficile… Io che le ho sempre fatto la tinta, curato
i capelli con la piega, con massaggi, con tutto quello che potevo
fare per farla sentire meglio, vederla con i capelli bianchi e con
un’espressione di stanchezza nel viso, mi ha fatto tanto male! I
giorni sono passati e sono diventate settimane, ormai mesi… In
videochiamata con mia sorella, la scorsa settimana, ha ribadito con
forza che le avevamo promesso che sarebbe stato per poco e poi
avremmo ripreso la solita routine, che era stanca... Nonostante si
provi a raccontare qualcosa, lei ci dice che piange, chiede quando
finirà tutto questo ed è difficile non poter rispondere con
chiarezza, possiamo solo dirle: “Mamma, porta pazienza, speriamo
finisca presto!”
Quanto
è difficile in questo periodo non sapere con certezza quello che
sono le giornate dei nostri cari, visto che nemmeno i volontari ci
sono ad aiutare e stanno solo con le persone del loro piano; credo
siano giornate infinite, lunghe, eterne, senza più il riferimento
della famiglia. La sera, prima di addormentarmi, affido mia mamma a
Maria e la prego di sostenerla e aiutarla in questo difficile
cammino; prego perché tutti gli operatori sanitari di ogni settore,
agiscano con cuore e abbiano più pazienza, siano più vicini a tutte
quelle persone che da un giorno all’altro, hanno cambiato abitudini
di vita e non hanno più visto i volti dei loro cari. E nella mente
mi ritorna sempre quella promessa che non ho potuto mantenere, non
per causa mia, ma per lei sarà difficile crederlo…
Questo è il mio
racconto, ma tante persone come me, stanno vivendo questo distacco
dai loro famigliari, nelle tante case di riposo del nostro
territorio; alcune con il grave problema del contagio, quindi la
preoccupazione è maggiore. Gli ospiti di queste strutture sono più
fragili, più delicati e hanno bisogno di essere rincuorati, perché
è come stessero vivendo un abbandono… Pensiamoli tutti e
ricordiamoli nella preghiera, ora possiamo fare solo questo per loro…
con la speranza di poter un giorno non lontano, vederli e
riabbracciarli e allora sarà gioia immensa !
Lucia Marangoni Damari
Hai scritto di una tristissima e straziante realtà attuale, mai vissuta a nostro ricordo. Una immane beffa alla beffa. Dolore su dolore. Non ci sono parole... non ne esistono... Spero che questo incubo finisca al più presto.
RispondiEliminaIl dolore e il pensiero dei familiari é costante, le notti sono insonni, la percezione del giorno é di 48h...