sabato 18 aprile 2020

La fòrmica entra nella cucina contadina


di Fiorenzo Barzanti
Quando la vecchia nonna Adelina sentì il rumore del camion che si allontanava dall’aia, si mise a piangere silenziosamente. Era seduta dietro il grande pagliaio del fieno, luogo dove si rifugiava quando voleva rimanere sola. Su quel camion era stata caricata la grande credenza di legno massiccio della cucina e la grande tavola rettangolare pure in legno massiccio. L’età dei due mobili si era perduta nel tempo. Erano un regalo all'Adelina da parte di suo babbo quando si era sposata, ma erano appartenuti alla sua nonna e forse alla sua bisnonna. Nel tempo i falegnami erano intervenuti per piccoli aggiustamenti, ma sostanzialmente erano rimasti indenni dai ‘’tarli’’ perché sempre curati e tirati a lucido. Anche le dodici sedie impagliate erano state caricate. Dal camion erano stati invece prima scaricati i mobili nuovissimi di fòrmica lucente. Erano di colore rosso vivo, sia la grande credenza che la tavola come pure le dodici sedie con l’intelaiatura in metallo e la seduta in fòrmica. Non ci fu nessun scambio in denaro. Semplicemente chi aveva portato via i vecchi, aveva dato in cambio i nuovi.
Da quel giorno la cucina cambiò completamente aspetto e la prima sera la nonna andò a letto senza mangiare, ma senza protestare.
Vi ho più volte descritto la cucina contadina. In questo caso quella della famiglia Battistini era grandissima. In una parete la grande credenza in legno massiccio con i cassetti e le ante sotto e tanti credenzini sopra. Tre vetrinette scorrevoli in centro, mettevano in mostra le bottiglie di Vov, di marsala, di liquore Millefiori, un servizio da tè. In un’altra parete c’era appeso il grande tagliere che veniva utilizzato ogni giorno per fare la sfoglia e la piadina. Vicino c’era la grande madia per contenere la farina. In un’altra parete c’era il lavandino con un secchio di acqua potabile appeso sopra ed un mestolo per bere. C’era una rastrelliera per appendere padelle, tegami, ‘’ramaiole’’.
In un angolo c’era il grande camino con un’enorme ‘’rola’’. In inverno c’era sempre uno ‘’s-ciampet’’ acceso ed un paiolo appeso dove l’acqua bolliva continuamente. Sui carboni ardenti venivano cotte sulla griglia due fette di pancetta fresca, due salsicce ‘’matte’’. Quando fuori ‘’tirava’’ un vento basso o spirava la ‘’corina’’ il camino ‘’non tirava’’ ed un fumo nero invadeva la cucina. Non si vedeva uno ‘’da qui a li ’’ ed un sentore acre invadeva le narici.
In un’altra parete c’era la grande stufa a legna che serviva per cucinare la piadina sulla teglia di terracotta appoggiata sopra, per fare il brodo nella pentola. Vicino al bruciatore c’era la vaschetta dell’acqua che era un contenitore a forma di parallelepipedo con l’acqua sempre bollente ed a disposizione. Nel forno della stufa si cucinava un gallettino arrosto oppure una bella ciambella oppure i biscotti da forno. Il profumo usciva dalle finestre piene di fessure ed aggrediva le narici dei vicini che facevano i loro commenti. La Sunta che era invidiosa diceva: secondo il mio parere la ciambella si sta bruciando.
Nel periodo natalizio quando i contadini erano soliti acquistare i mandarini, il nonno ne sbucciava uno e metteva le bucce sopra i cerchi bollenti della stufa. Un aroma buonissimo invadeva l’aria ed era apprezzato da tutti.
La lampadina al centro della stanza sotto un piatto di latta smaltata e screpolata emanava una luce fioca e traballante. Ma la vera ricchezza della cucina non era la luce, ma il calore e l’ambiente accogliente quando tutta la famiglia era riunita.
Siamo alla fine degli anni 50 e ci troviamo nei bei paesini sulle colline romagnole di Cesena e abitati da famiglie di contadini mezzadri. La mia era una di queste ed io ero un bambino al quale sono rimaste impressi molti ricordi.
Battistini era un contadino famoso per la sua serietà. Prima di fare un affare rifletteva bene e le sue scelte erano sempre oculate. La sua famiglia era numerosa, oltre a sua moglie, c’erano la nonna Adelina che era sua mamma, il nonno soprannominato Ciumbela, i suoi due figli, il più grande sposato con due bambini, c’era anche suo fratello zitellone.
Il nonno Ciumbela ormai anziano era una persona molto spiritosa e sempre con la battuta pronta. Era un invalido di guerra dove aveva perduto un occhio. Nel tempo gli avevano messo un occhio finto di vetro. Vi garantisco che l’aspetto non era per niente bello, ma lui ci scherzava sopra ed a volte se lo toglieva e rimetteva con tranquillità.
Fiorivano molti aneddoti su quell’occhio, alcuni inventati per ridere.
Si diceva per esempio che un mercoledì mattina era salito nella SITA per andare a Cesena. C’era molta gente e lui era in piedi in fondo. Ad un certo punto si mise a giocherellare con l’occhio. Se lo toglieva, lo lanciava in alto e lo riprendeva. Gli disse il suo amico Giustin: cosa stai facendo? Rispose Ciumbela: lo lancio in alto per dare un’occhiata davanti, se per caso c’è un posto libero.
Ritorniamo a noi.
Un sabato pomeriggio di febbraio arrivò nell’aia un’automobile Fiat 600. Scese un uomo piccolo vestito in modo abbastanza normale, anzi direi più sullo stazzonato. Il suo atteggiamento era dimesso e parlava lentamente e senza sorridere.
Dovete sapere che i contadini ricevevano tutti, ma erano molto diffidenti ed avevano paura di essere imbrogliati.
I venditori bravi lo sapevano ed agivano di conseguenza, insomma era come una lotta fra gatto e topo. Per esempio si presentavano a casa del contadino nei momenti nei quali sapevano che era più libero. In inverno le giornate ideali erano il sabato pomeriggio e la domenica mattina. Il periodo migliore dell’anno era la fine dell’estate quando la vendita della frutta aveva rimpinguato le casse.
Mai presentarsi poi vestiti troppo elegantemente, si dava un’immagine di una persona diventata ricca non si sa come. Non fare i saccenti, ma essere umili e parlare a bassa voce con il rischio di essere presi in giro come spesso facevano i contadini. L’importante era raggiungere il risultato.
Dunque Martino, questo era il suo nome, si presentò e dopo lo scambio di convenevoli disse a Battistini che lo aveva mandato suo cognato Taboni che faceva il contadino a Pievesestina, frazione di Cesena. Taboni era uno dei primi che aveva acquistato da poco la cucina in fòrmica. La fòrmica era un prodotto nuovissimo per fare i mobili che non invecchiava mai, non si graffiava, si lavava con l’acqua, si poteva scegliere il colore, era componibile, insomma un incredibile novità del progresso. In America la utilizzavano già da alcuni anni ed erano contentissimi. Finalmente le cucine contadine sarebbero uscite dal loro grigiore ed avrebbero avuto colori vivaci. E per i mobili vecchi? Nessun problema. Se erano ancora appena utilizzabili da famiglie di altre regioni più povere allora si potevano valutare.
Incredibilmente Battistini ascoltava ed invitò Martino in casa per fargli vedere i mobili e gli offrì un bicchier di vino sangiovese. L’uomo guardò attentamente i mobili e disse che ormai erano vecchi ed avevano fatto il loro lavoro, ma lui li avrebbe ritirati comunque.
I due uomini si lasciarono con l’impegno di rivedersi.
Nei giorni successivi il Battistini si confrontò con la sua famiglia anche se era lui che avrebbe preso la decisione finale. I figli e la nuora perorarono la causa, la fòrmica era ormai entrata nel sogno di molti contadini. Anche ai nonni fu chiesto un parere, mentre Ciumbela non parlò l'Adelina disse: fate come volete, io ormai la mia vita l’ho già vissuta. Si vedeva lontano un miglio che alla donna dispiaceva, ma si rendeva conto che era necessario fare spazio ai giovani. Solo, raccomandò al figlio: non farti imbrogliare. In cuor suo sapeva che i vecchi mobili avevano un valore ed era meglio metterli in cantina piuttosto che cederli.
In quegli anni giravano per le campagne commercianti ed affaristi di vario genere che ritiravano i mobili vecchi e li cambiavano con mobili in fòrmica.
Fra quelli vecchi alcuni avevano molto valore, venivano risistemati e venduti a caro prezzo alle famiglie benestanti di Cesena. Era un vero mercato che già un’altra volta vi ho raccontato.
Per farla breve in casa Battistini entrò la fòrmica a prezzo zero. Tutti, o quasi, erano contenti ed i vicini di casa facevano la fila per ammirarla.

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