【Gianni Spagnolo © 200328】
È diventata un po’ una mia abitudine
confrontare i fatti moderni con quelli passati, pur sapendo che la storia e
l’esperienza non servono a prevenirne gli errori. L’uomo è programmato per dimenticare
facilmente e forse è meglio così. Il ricordo può essere anche patologico
quando diventa un’ossessione, lasciamo dunque che chiodo scacci chiodo. Ogni giorno ha già la sua
pena, ammonisce anche il Vangelo (Mt 6,34). Figurarci se dovessimo esser sempre lì a prevedere disgrazie che magari
poi neanche accadono.
Meglio vivere alla giornata.
In verità, alla giornata, l’uomo c'è
vissuto per secoli e fino agli albori dell’era moderna. Se non alla giornata,
tuttalpiù, alla stagione. Non aveva infatti strumenti e risorse per andare
oltre lo stretto orizzonte della sussistenza. La sua vita era condizionata
dalla disponibilità delle risorse alimentari e così il suo lavoro, occupato
prevalentemente e con gran fatica a soddisfare i bisogni primari. Ciò che poteva capitare in
questo contesto, come carestie, pestilenze, terremoti, intemperie, ecc. non
dipendeva da lui ed era perciò una fatalità, da accettare con rassegnazione
affidandosi alla clemenza del Cielo, inteso come eventi materiali sia come
potenze soprannaturali. La rassegnazione era perciò una virtù ampiamente
coltivata e raccomandata, anche perché tornava assai utile a chi governava il popolo,
oltre che le anime. L’ignoranza diffusa ostacolava l’emancipazione degli
spiriti e dunque il progresso delle conoscenze, che avanzava lentamente. La vita media era già corta di suo e c'erano poco tempo e risorse da dedicare ai trastulli e alle frivolezze.
Non così oggi, dove tutto è ribaltato e
si vive ormai da quasi un secolo in una condizione di progresso materiale e
sociale continuo che mai s’era vista nella storia. Nessuno, almeno nella nostra parte di mondo, vive più
di sussistenza e perciò tutti siamo legati gli uni agli altri in un rapporto pervasivo
di fornitore-cliente. Non si dipende solo dagli uomini però, ma soprattutto
dalla tecnologia che sostiene il nostro modo di vivere e senza la quale ci sentiremmo
indifesi e perduti. Senza di essa infatti, non saremmo neanche più in
grado di fare le cose più semplici ed elementari come coltivare patate o
allevare del bestiame. D’accordo che parecchi nonni se lo ricorderebbero
ancora, ma anche loro senza attrezzi meccanici, antiparassitari e sementi
selezionate sarebbero in gravi difficoltà e non solo fisiche, anche
esperienziali. Perché è già da un bel po’ che l’agricoltura e l’allevamento si
sono industrializzati e neanche le sementi e gli animali sono più quelli dei
loro tempi belli.
Il predominio tecnologico ci dà un
grande senso di libertà, affidabilità e sicurezza e non ci par vero d'essere affrancati
dalle innumerevoli fatiche e dai fastidi che appartenevano alle generazioni
appena precedenti. Oggi il trastullo e la frivolezza sono alla portata di tutti e per alcuni sono addirittura la principale occupazione. La globalizzazione di informazioni, merci e denaro ha reso
il nostro mondo sempre più interdipendente, controllato e uniforme. A ciascuno
ora bastano le sole specifiche competenze per fare il suo particolare lavoro
nel suo piccolo ambito che a sua volta è un microscopico tassello dell’apparato
produttivo e sociale interconnesso a livello globale. Il cibo è rimasto un
problema solo per chi ci esagera e la salute s’affida ad una medicina oramai
quasi onnipotente.
Quasi!
Poi basta magari un microorganismo paleozoico
per minarne l'onnipotenza; ma non divaghiamo!
Fortuna che almeno della tecnologia
possiamo fidarci.
Ne siamo proprio sicuri?
All’inizio di settembre del 1859, avvennero dei brillamenti solari, di cui uno molto
violento, che scagliarono nello spazio sciami di particelle del sole e che
furono osservate dall'astronomo britannico Richard Carrington e conosciute perciò come “Evento di Carrington”.
Quando colpirono il nostro pianeta,
questi sciami provocarono una violentissima tempesta geomagnetica, di livello
superiore a G5 in una scala che prevede 5 come livello massimo. L’evento mise fuori
gioco l’allora nascente sistema telegrafico i cui cavi in rame arrivarono a
fondersi a causa delle correnti indotte. A quel tempo di elettrico non c'era
quasi niente e la cosa non creò particolari patemi, anzi, originò suggestive aurore boreali visibili fino a latitudini tropicali. Un evento così estremo ai
giorni nostri potrebbe invece causare gravissime ripercussioni, danni per
miliardi di euro e richiedere anni per un completo ripristino. Metterebbe fuori uso centrali elettriche, comunicazioni radio, satelliti,
nonché tutti i dispositivi che funzionano con l’elettricità. Cioè, detto per
inciso, quasi tutta la nostra attuale tecnologia d'uso comune.
Cosa faremmo noi in un caso del genere?
Torneremmo semplicemente, e per un
periodo non brevissimo, alla vita dei nostri predecessori, senza
tuttavia averne le capacità e la formazione. Spento il frigo, il
freezer, la TV e il telefonino. Senza acqua fredda né calda, senza luce, senza social, carburanti, senza cibo!
Proviamo ad immaginarcelo.
Non verrebbe la Protezione Civile a portarci a casa acqua e cibo, perché dovrebbero farlo a piedi (i moderni motori endotermici sono a controllo elettronico, salvo non recuperare il vecchio Landini del nonno o la Fiat 850 del prozio usata come pollaio) e dovrebbero chiamarsi al suono delle campane, che nessuno sa più come decifrare. Ma tanto non avrebbero neanche niente da portarci perché la catena produttiva e logistica sarebbe immediatamente collassata. Forse gli Alpini riuscirebbero ad inventarsi qualcosa, ma ormai stanno invecchiando anche loro e pure Iroso è andato mestamente avanti. In qualche modo reggeremo qualche settimana, ma poi cominceremo forse a scannarci a vicenda per sopravvivere. Non ci sarebbero più in giro i leoni da tastiera, ma tanti homo homeni lupus. Poi ci chiediamo perché gli americani corrono a comprare armi piuttosto che cibo in situazioni di emergenza. Non sono più animali di noi, hanno solo la memoria meno corta e un più recente vissuto da pionieri. Sanno che quando morde la pancia saltano le regole e ognuno deve provvedere da sé. Troppo cinico per la nostra sensibilità?
Non verrebbe la Protezione Civile a portarci a casa acqua e cibo, perché dovrebbero farlo a piedi (i moderni motori endotermici sono a controllo elettronico, salvo non recuperare il vecchio Landini del nonno o la Fiat 850 del prozio usata come pollaio) e dovrebbero chiamarsi al suono delle campane, che nessuno sa più come decifrare. Ma tanto non avrebbero neanche niente da portarci perché la catena produttiva e logistica sarebbe immediatamente collassata. Forse gli Alpini riuscirebbero ad inventarsi qualcosa, ma ormai stanno invecchiando anche loro e pure Iroso è andato mestamente avanti. In qualche modo reggeremo qualche settimana, ma poi cominceremo forse a scannarci a vicenda per sopravvivere. Non ci sarebbero più in giro i leoni da tastiera, ma tanti homo homeni lupus. Poi ci chiediamo perché gli americani corrono a comprare armi piuttosto che cibo in situazioni di emergenza. Non sono più animali di noi, hanno solo la memoria meno corta e un più recente vissuto da pionieri. Sanno che quando morde la pancia saltano le regole e ognuno deve provvedere da sé. Troppo cinico per la nostra sensibilità?
Forse, ma mai dire mai.
Allora cercheremo magari di piantare qualcosa,
per scoprire che non potremo ricorrere ai
tutorial online su come coltivare i fagioli, o il sorgo, o le mele, o cos’altro
c’inventeremo. Anche se trovassimo in soffitta quella vecchia enciclopedia,
costata amare rate e grandi aspettative ai nostri genitori, scopriremo presto
che le sementi recuperate dai nostri frutti del supermercato sono sterili.
Proveremo a salvare qualche megamucca da 30 litri al giorno, per constatare che all'erba dei prati non è più avezza. Meglio così, perché ai nostri
padri veniva il latte alle ginocchia già con 8, di litri. Non ci andrebbe meglio neanche con la riproduzione dei maiali, che sono tutti castrati; idem per i polli. Dopo un po' cominceremo a
guardare con altri occhi anche il nostro gatto, finora elevato alla
nostra dignità; chissà se faremo onore alla nostra
fama. Forse dovremo bussare umilmente alle porte che abbiamo sbattuto dall’alto
del nostro sfacciato benessere in quelle parti del mondo che l’elettricità non
l’hanno mai avuta, che seguono i ritmi della natura e delle sue
leggi, ma che per questo non producono neanche abbastanza per sé stessi.
Più probabile che le cose che ci mancano andremo a
prendercele a mano armata, che è più svelto.
Sicuramente nessun organismo civile avrà infatti pianificato una simile
evenienza, né pensato a protocolli, né disporrà di strutture, mezzi e riserve adeguate ad
affrontare decentemente l’emergenza, ma quelli militari forse si. Loro sono abituati a lavorare in prospettiva molto più dei civili e sono anche più attrezzati alla bisogna.
Ma non preoccupiamoci troppo: pare che
le eruzioni solari accadano raramente, solo qualche volta per secolo e non
siano poi tutte così pestifere.
#andràtuttobene.
Come hai ragione Gianni ! Questa pandemia non è guerra ma potrebbe diventare guerra in poco tempo ; gli Americani c'è l'hanno fatto capire con l'acquisto delle armi. Approfittiamo di questo confinamento per riflettere !
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