mercoledì 22 maggio 2019

L’enigma dei Lucca


Gianni Spagnolo © 190515
Dell’origine dei Lucca, tra il serio e il faceto, abbiamo già variamente trattato su questo Blog (1/2/3), perciò vi chiederete: cos’avrà mai di speciale questa  stirpe da tornare a ricamarci sopra?
  
La verità è che mi piace bagolare e i Lucca costituiscono un piccolo enigma storico paesano: da dove sono saltati fuori?
Eh, sì! Perché hanno avuto un’evoluzione un po’ strana. 
Il cognome è del tutto assente nell’assemblea dei capifamiglia che ratificarono l’unione con Rotzo (29 giugno 1578), ma nel secolo successivo esplose, arrivando a diventare quasi maggioritario in paese nel corso del 1700 e con una inconsueta dotazione di soprannomi per distinguere le varie famiglie. Sorprende infatti un po' che in un'epoca dove si faticava a raggiungere l'età adulta, solo loro prolificassero come conigli. Fu scritto in diversi modi: Lucha, Luca e infine Lucca, a seconda delle epoche e dei documenti. È senz'altro autoctono, non essendoci altre testimonianze nel circondario che non originino di qui. Il buon Lino Baise è persino arrivato, per arcana rivelazione, ad importarli dall’Ungheria. Più prosaicamente io mi sono azzardato a ipotizzarne una derivazione dai Toldo appellandomi all’unico Luca (nome proprio, non cognome) disponibile nell’elenco del 1578 e affibbiandogli d'ufficio una nutrita, maschia, virile e prolifica discendenza accasata sulla Val dei Mori. Mah! 
Il tarlo però non ha mai cessato di rodere e ogni tanto espelle un po’ di polvere dal suo buchetto. In attesa che la misteriosa larva si trasformi in pupa e decida ad involarsi, mostrandoci la sua vera natura, siamo perciò costretti ad immaginarla analizzando il pulviscolo che produce. Ecco dunque che mi sono imbattuto in una mia ava settecentesca che dovrebbe aver visto la luce in quel di Rotzo come Anna Slaviero ma che mi ritrovo citata nell'atto di morte della figlia a San Pietro come Anna Lucha. Le incongruenze non sono infrequenti nei registri del tempo, per cui andrebbero archiviate come errori, in assenza di migliori argomenti. Ciò non impedisce tuttavia al tarlo di continuare a rodere. 
Intanto: perché Lucha con l’acca, quando nei documenti notarili contemporanei era già usato il più semplice Luca? Perché in quell’atto di morte (fatto più alla buona) non è stato citato il suo vero cognome ma solo Lucha?
Vuoi vedere che Lucha è un’indicazione di provenienza (perché abitava in quella contra’), registrata al posto del cognome perché era già sufficiente ad identificarla? Se è stato scritto Lucha significa che i presenti lo pronunciavano ancora in maniera gutturale: velare anziché piana. Alla fine, anche nella forma attuale di Lucca scritto con la doppia "c" permane una durezza di pronuncia che manca nella dizione del nome proprio Luca. (osserviamo che anche Menonchie, un soprannome dei Lucca del medesimo periodo, evolse più tardi nell'attuale Menònce perdendo l'originario gutturalismo).
Se tanto mi da tanto, ritornando al dilemma iniziale, potrebbe essere avvenuto che Lucha fosse un antico toponimo che ha dato il nome alle diverse famiglie che nel XVII° secolo colonizzarono quel dosso prospiciente la Val dei Mori e non viceversa. Ecco che allora l’enigma del repentino affermarsi di quel cognome potrebbe avere una spiegazione più verosimile di quelle avanzate finora. Divennero numerosi perché provenienti da più famiglie diverse che mutuarono il nome dal posto in cui s'insediarono.
Lucha o Lukha, la pronuncia è la stessa, è una voce cimbra che significa varco di una recinzione, passaggio in uno sbarramento (a.a.t: Luccha/m.a.t: Lucke = apertura, passaggio).
La posizione della contra’ Lucca, che presidia la strada della Singèla per gli altopiani, poteva certamente apparire un tempo come un varco d’accesso, specie se il margine superiore della riva verso la Campagna era recintato a protezione delle colture sottostanti, oppure presentava un varco nelle case, come mostra la foto d'apertura. Dobbiamo infatti figurarci l’entrata in contra’ dal saliso che sale dalla fontana dei Pertile e non dalla carrozzabile in costa, che fu costruita in epoca moderna. Non possiamo neanche escludere che lassù vi fosse un tempo un rastrello confinario o un temporaneo casello di sanità in occasione delle pestilenze per controllare l'accesso dalla montagna.
Abbiamo trovato la quadra? Certo che no, perché è nella natura del tarlo continuare a rodere stando nascosto. Tanto, da quelle parti, di legno ce n'è ancora!


3 commenti:

  1. Ciao Gianni, abbiamo avuto a casa nostra una signora moldava che di cognome era LUCA, forse Lino ha qualche ragione...

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  2. Se puo’ Interessare Lukha e’ anche una localita’ a nord di Mezzaselva

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    1. Ce ne sono anche altre in Altopiano: il Bivio Lucca nella Barenthal e la Grotta della Lucca.

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