È il più grande dei tetraoni: misura in lunghezza da sessantacinque a settanta centimetri, in apertura alare un metro e trenta, ha ali
di quaranta centimetri, coda di trentacinque, e pesa dai quattro ai
cinque chilogrammi. Come caratteri morfologicamente distintivi non si
possono citare, rispetto alle regole generali della famiglia, che la coda arrotondata e le piume prolungate della gola; quanto poi all'abito, esso è nericcio sul capo e sulla gola, cinerino-scuro con ondeggiamenti neri sulla parte posteriore del collo,
nericcio e cinerino sull'anteriore, finemente punteggiato di cinerino e
di bruno-ruggine sul dorso fondamentalmente nericcio, le ali sono brune
e nere con sfumature verso il ruggine, la coda nera con poche macchie
bianche, il petto verde-acciaio lucido, e il resto delle parti inferiori
chiazzato di bianco e di nero. L'occhio è bruno, la membrana
perioculare rossa e il becco bianco-corneo. Diremo in seguito delle tinteggiature che, da una muta all'altra, compaiono sull'abito dei giovani.
Per le femmine, che sono intanto più piccole dei maschi di circa
un terzo, i tratti distintivi del colore sono dati dalle striature
trasversali giallo-ruggine e bruno-nere che segnano il nericcio della
testa e della parte superiore del collo, dal bruno-nero, giallo-ruggine e
giallo-grigio-ruggine che si mescolano nelle altre parti superiori del
corpo, dal rosso-ruggine con fasce trasversali nere delle penne
timoniere; la gola e la curva dell'ala sono giallo-rosse, la parte
superiore del petto è rosso-ruggine, il ventre ha fasce interrotte
bianche e nere su fondo giallo-ruggine.
Distribuzione e habitat
Questa specie popolava, in passato, tutte le selve più ampie dell'Europa settentrionale e dell'Asia; oggi i suoi confini non si sono ridotti, ma la si incontra in numero notevolmente minore. In Italia la specie è estinta sulle Alpi occidentali mentre è ancora presente nelle zone montuose di Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige e Friuli.
Il suo areale è in costante diminuzione in tutto il continente europeo diventando più frequente soltanto nei vasti boschi di Scandinavia e Russia.
Dovunque preferisce i boschi di montagna a quelli di pianura, ed ha
bisogno di alberi di alto fusto - soprattutto quelli resinosi - in zone
abbondantemente irrigate e ricche di cespugli e bassi arbusti con
bacche; ama pure i terreni paludosi. Sulle alpi vive prevalentemente ad una quota fra i 1.200 e i 1.700 metri, in boschi maturi di conifere (eventualmente miste a faggio),
con piante secolari, ma con densità rada o fitti con radure, con strato
arbustivo discontinuo. Si tratta di boschi un tempo abbondanti, ma ora,
a causa della riduzione dei tagli selvicolturali, hanno lasciato il posto a fitti boschi, in cui il gallo cedrone non riesce più a vivere.
Uccello stazionario, è indotto a spostarsi dalle sedi abituali
solo dal sopravvenire di forti freddi e di abbondanti nevicate che
rendono impossibile il reperimento del cibo: ma non appena la stagione
migliora, riprende la via dei luoghi preferiti. Certe volte, quando il
suo territorio è completamente coperto dalla neve, si ritira sui rami
degli alberi, e vi trascorre lunghi periodi nutrendosi di foglie.
In generale trascorre le sue giornate sul terreno, in continue corse fra
gli sterpi e i bassi arbusti dove va in cerca di alimento, levandosi in
volo soltanto di fronte a qualcosa di sorprendente. Il cibo consta di
gemme d'albero, foglie, bacche, semi, trifoglio ed insetti. Nel periodo
dell'amore il gallo cedrone si accontenta di cibi più grossolani, e
sembra non volersi quasi dar pena di cercare alimento; in ciò si
differenzia dalla femmina, e da ciò proviene forse quella tenace
fibrosità che rende le carni del maschio adulto quasi immangiabili,
mentre quelle della femmina sono delicatissime e saporose. Per digerire
il cibo ha bisogno di sabbia o di finissima ghiaia, e si accosta
all'acqua più volte durante il giorno.
La femmina emette dei versi come il fagiano,
una specie di "Koc", il maschio ha invece un canto molto più modulato,
che inizia con una specie di "ticap", e termina con un "pop", ed altre
note.
Riproduzione
Il gallo cedrone è senza dubbio fra i gallinacei quello che si mostra
più eccitato nel periodo amoroso: comincia quando il bosco è ancora
silenzioso, e per gli altri uccelli la primavera
non è ancora comparsa, e i suoi giochi singolari principiano non appena
sull'orizzonte sono comparsi i primi albori. Secondo le parole di Alfred Edmund Brehm,
per prima cosa l'uccello sporge il capo obliquamente, rizza le piume
del capo e della gola ed emette uno scoppiettio di crescente rapidità
fino al momento in cui risuona la battuta principale e incomincia il
cosiddetto arrotare. Si tratta di una serie di suoni fischianti che
ricordano lo stridere di una lama sulla ruota di un arrotino,
accompagnati da movimenti della coda, delle ali e del corpo, da saltelli
sui rami e dal drizzarsi di tutte le piume. Si tentò più volte, ma con
scarsi risultati, di riprodurre con parole queste voci che i maschi
emettono tenendo il becco spalancato, e forzando i muscoli della laringe specialmente quando suona la battuta principale.
In questi giochi, gli uccelli sembrano aver perduto completamente
l'udito, probabilmente per la forte pressione esercitata sull'atmosfera
circostante e per la straordinaria eccitazione da cui sono dominati. È
una sorta di follia che arriva alle manifestazioni più singolari:
l'uccello si spinge fino ad affrontare gravi pericoli, certi esemplari
non temono di collocarsi nelle zone frequentate dall'uomo e di
accostarlo, inseguirlo, beccarlo, rinnegando completamente la propria
timida natura. Certe superstizioni parlano addirittura di uno spirito
maligno che si introduce nel corpo dell'animale. Non sempre il gallo
cedrone arriva a questi eccessi, ma è certo, tuttavia, che sfoggia in
ogni caso un'indole fortemente bellicosa. Gli adulti non tollerano che i
giovani si stabiliscano nei loro paraggi, e combattono da veri
cavalieri, ove occorra, fino all'ultimo sangue: i giovani diventano
timidi e cantano sommessi quando sanno che nelle vicinanze c'è qualche
vecchio campione.
In quest'epoca è pure più facile udire il verso di questi uccelli,
vivacissimo allorché spunta il giorno e sensibile anche nelle ore
notturne. All'alba i maschi si chetano e si recano presso le femmine che
si trastullano a qualche distanza: dopo averle raggiunte, rinnovano le
grida, girano loro intorno e alla fine le costringono a cedere ai loro
voleri. A volte le femmine mostrano delle predilezioni per questo o quel
maschio, e da ciò nascono accanite lotte; certi maschi non riescono a
raggiungere il loro scopo e gridano per amore ancora nel maggio, nel giugno e perfino nel luglio.
Dopo qualche settimana, i galli cedroni ritornano soddisfatti alle loro
sedi, e le femmine si mettono ad edificare il nido. Ciascuna sceglie un
luogo adatto e si scosta dalle altre: il nido consiste in una depressione poco profonda rivestita sommariamente di ramoscelli secchi, e contiene un numero di uova
variabile in rapporto con l'età della madre, che, se è giovane, non ne
depone più di sei o otto; se adulta, da dieci a dodici. Le uova sono
proporzionalmente piccole, a guscio lucente e sottile, e su fondo
grigio-giallo o giallo-bruniccio sono sparse di macchie e punti più
scuri. Vengono covate
con cura commovente dalla madre che non lascia il nido nemmeno in caso
di gravissimo pericolo, e specialmente negli ultimi giorni può essere
agevolmente afferrata con le mani. Sfortunatamente, non sempre essa è
abbastanza prudente nello scegliere i luoghi meno esposti ai rapaci.
Dopo
che i piccoli sono sgusciati, bastano poche ore a rasciugarli, e poi se
ne stanno sempre presso la madre che ne ha le cure più attente ed
affettuose, ricorrendo a mille artifici per sventare i pericoli che li
minacciano, ed è commovente vederla avvertire i suoi pulcini,
inducendoli a scomparire in un attimo ed a nascondersi, approfittando
delle possibilità di mimetizzazione che sono connesse al colore del loro
piumaggio. Dopo poche settimane i nuovi nati sono già abbastanza
vestiti di piume e penne per potersi sollevare nell'aria, ma non vestono
l'abito completo che molto più tardi, secondo un susseguirsi di
mutazioni, sul quale è opportuno fermarsi. Appena nati, sono di colore
generale giallo-ruggine, con le redini marginate da due strisce brune
longitudinali e con una macchia bruna collocata tra di esse; una
striatura bruna passa in forma di arco al di sopra degli occhi, tra i
quali se ne scorgono altre due, bruno-nere, che si congiungono
posteriormente; l'occipite è segnato all'indietro da una fascia nericcia
sulla quale è disposta verticalmente una striscia che scende lungo la
linea mediana del collo; le piume del dorso hanno macchie e striature
brune e nericce, e quelle dell'addome sono grigio-giallo zolfo, più
chiare sulla gola. L'occhio è azzurrognolo, la pupilla color piombo, la
mascella superiore scura, l'inferiore color corno-chiaro; dita ed unghie
dei piedi, già coperte di piumino, hanno colore gialliccio.
Dopo qualche giorno incominciano a spuntare le remiganti, poi le
piume del dorso e del petto e quelle del capo, cosicché, in breve, il
primo abito è compiuto. In esso tutte le piume del capo, della parte
posteriore del collo e del dorso sono nerastre alla base, bianchicce in
punta, striate di giallo-ruggine lungo il fusto e macchiate
trasversalmente di questo stesso colore e di nero; le remiganti sono
nero-grigie con fasce e macchie giallo-ruggine, le copritrici superiori
delle ali sono simili alle piume del dorso, e le parti inferiori sono
giallo-ruggine con macchie e fasce brune.
Anche queste piume cadono rapidamente, ed il pulcino veste il
secondo abito. Il capo e la parte posteriore del collo diventano
giallo-grigi con linee trasversali e ondulate brune e nericce, il dorso
mostra il medesimo disegno su di un fondo bruno-ruggine, lo spazio sotto
l'occhio è bruniccio e macchiato di bianco, la gola grigiastra con
margini e macchie trasversali più scure, e la parte anteriore del collo
bianco-gialliccia con striature trasversali nerastre e un margine color
ruggine, talvolta fiancheggiato da un altro margine nericcio. L'ingluvie
è giallo-ruggine con macchie bianchicce, il resto delle parti inferiori
appare rivestito di piume bianche, giallicce e brune, striate
trasversalmente con un disegno molto irregolare. L'occhio è
azzurrognolo, la pupilla grigia, il becco corneo; le dita sono grigie, e
i tarsi ancora rivestiti di piumino grigio. Fino a questo punto maschio
e femmina vestono i medesimi colori, ma nel volume si osserva già una
differenza. La femmina veste quindi gradatamente l'abito definitivo
senza fare notevoli mutazioni, mentre il maschio indossa un terzo abito.
In esso il capo è grigio-nero con sfumature rugginose e ondeggiature
cinerine sulla metà anteriore, la parte posteriore del collo ed i lati
del medesimo sono grigi e sfumano insensibilmente nel grigio-giallo del
groppone; la parte superiore del dorso è bruno-ruggine con linee a
zig-zag bruno-nere; le remiganti hanno forma poco acuta e colore
nero-grigio con margini e macchie giallo-ruggine; le piume della gola
sono biancastre con punte più scure, quelle della parte anteriore del
collo bianchicce con macchie e ondeggiamenti nerastri o cinerini; sul
centro del petto tutte le piume appaiono nere con spruzzi e macchie
rugginose e punte bianche, sul ventre e sulle tibie sono miste di bianco
e grigiastro. L'occhio è nero, la pupilla bruna, il becco corneo - più
chiaro in basso e al margine - i tarsi sono vestiti fino alla base delle
dita di piumino grigiastro e le dita stesse sono di color corneo.
Giunto alla metà della sua mole ordinaria, il gallo cedrone
incomincia a mettere le piume dell'abito completo, principiando dall'ala
e dalla coda e proseguendo sui fianchi, sul petto e sulle altre parti
del corpo. Esse crescono così lentamente che, quando l'abito è compiuto,
l'uccello ha già raggiunto il suo completo sviluppo. Nel tardo autunno la giovane famiglia si divide per sessi, le femmine restano con la
madre, i maschi gironzolano in compagnia, fanno già udire di quando in
quando la loro voce e talvolta lottano: nella primavera successiva hanno
già tutti i costumi dell'adulto.
La volpe e l'astore
sono i principali nemici di questa specie, che deve, tuttavia,
guardarsi da molti altri avversari.
Gli adulti, molto prudenti, si
difendono bene, ma i giovani e ancor più le uova vengono spesso
distrutti.
(fonte wikipedia)
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