【Gianni Spagnolo © 190517】
Questo strano mese di maggio insolitamente gelido e
umido mi rimanda all’antro di Pissavaca, che aveva analoghe
caratteristiche. Era questo un posto un po’ magico e inquietante,
freddo e scuro anche in piena estate, con quella sorgente d’acqua
sospesa in alto sulla parete, che percolava da un vistoso cuscino di
muschio brunastro. La fonte era sospesa lassù in cima alla Val di
Rigoloso, dalla parte del Monte di Rotzo e sotto a quella di Rio
Seco, delle quali faceva discrimine. Questo era il toponimo più
sboccato del paese, perché richiamava un’azione, per così dire,
un po’ scostumata della bovina. Vero è che un tempo ai bisogni del
bestiame eravamo tutti abituati e il nome di Pissavaca, affibbiato
alla morfologia di quella sorgente pensile pareva a tutti
azzeccatissimo.
Non c’erano dubbi in merito: era il nome giusto!
Ora mi viene da immedesimarmi nel povero e compito
perito Bordoni, operatore cartografo della Commissione Censuaria, che
nell'agosto del 1809 capitò in paese su ordine nientepopodimeno che
di Napoleone Bonaparte, fresco re d’Italia, per accatastare i
territori del reame secondo i criteri che esigeva il nuovo corso
della storia. Portava una ventata di modernità in quelle
marginali propaggini dell’ex Serenissimo Dominio, da sempre fedeli
a San Marco e ancor frastornate dal collasso di secolari certezze e
privilegi. Non è dato a sapere l’accoglienza riservata in paese a
questo solerte funzionario che andava a ruscare fra le sgrébane
nostrane. Considerato però che il fine dell’accatastamento era
costituire una base affidabile per la tassazione, è lecito supporre
che la collaborazione non sia stata entusiastica.
Il tecnico fece comunque il suo lavoro disegnando la
prima mappa del nostro territorio con criteri moderni. Chissà chi
furono i paesani che lo accompagnarono e gli indicarono i nomi dei
posti, fattostà che il perito registrò come “Valle Rugolosa” la
parte bassa e come “Val di Piza Acqua” quella alta di quel solco
che fungeva da confine fra le parrocchie di San Pietro e di Santa Gertrude di Rotzo.
Ecco che qui s’insinua un rovello che mina tutte
le nostre dichiarate certezze!
Quali sono le corrette etimologie di quei toponimi
paesani? Fu un eccesso di pudore che indusse il cartografo a scrivere
Piza Acqua invece di Pissavaca? Fu un rigurgito di realismo a fargli
annotare Valle Rugolosa al posto di Valle di Rigoloso, che per lui
non significava nulla? Mancava forse qualche dente al paesano che
magari si espresse soxolàndo in dialetto, tanto che l’istruito
funzionario adattò i nomi a più costumate e significative
scritture? Oppure furono i Nostri che, un po' vergognosi,
minestrarono al foresto una versione più moderna e meno ruspante?
Mah, ... va a sapere!
Effettivamente quella valle un po’ rugolosa lo era
sempre stata, nel senso che periodicamente qualcosa rugolava
(rotolava) giù. Però erano già tre secoli che una famiglia di
Rotzo, che probabilmente aveva anticamente a che fare con quei
luoghi, era soprannominata Rigoloso. Infatti noi la chiamiamo ancora
Val de Rigoloso, con significato di possesso e non d’aggettivo.
Piza Acqua ci poteva anche stare, se affidiamo al tempo e alla
fantasia paesana la posteriore corruzione del nome.
Qual’è dunque la verità?
Io penso che l’etimologia corretta sia quella
tradizionale e che si trattò d’un tentativo esterno di sgrezzare e
nobilitare toponimi altrimenti privi di significato per il
rilevatore. In tempi più recenti abbiamo visto che qualcuno ha
addirittura scritto “Capitello della Gioia" al posto di Joa,
che fa certo più fine e moderno, ma non un buon servizio alla nostra
tradizione. Anche "sojo" tradotto in "soglio"
è una paronimìa che ne tradisce il significato e di simili
adattamenti sono piene le carte topografiche.
Gianni ancora una volta, dopo "L'enigma dei Lucca", sei riuscito a deliziarci con le tue ricerche/meditazioni sui luoghi cari. Riesci sempre a risvegliare sentimenti dimenticati che tutti noi bambini abbiamo provato. Nel caso di Pissavaca, è viva in me la sensazione che tu così bene hai decritto: "... posto un po’ magico e inquietante, freddo e scuro anche in piena estate...". Grazie ancora per la tua dedizione ai nostri Luoghi. Giorgio Niero
RispondiEliminaSi narra che uno scolare, non ricordo la classe, scrisse un pensierino sul quaderno a righe:
RispondiEliminaIeri pomeriggio sono andato a giocare a odore (spusa) in pipimucca (pisavacca).
Non so la reazione del maestro alla lettura dello scritto.