domenica 26 maggio 2019

Mejo trarla in vaca!


Gianni Spagnolo © 190517
Questo strano mese di maggio insolitamente gelido e umido mi rimanda all’antro di Pissavaca, che aveva analoghe caratteristiche. Era questo un posto un po’ magico e inquietante, freddo e scuro anche in piena estate, con quella sorgente d’acqua sospesa in alto sulla parete, che percolava da un vistoso cuscino di muschio brunastro. La fonte era sospesa lassù in cima alla Val di Rigoloso, dalla parte del Monte di Rotzo e sotto a quella di Rio Seco, delle quali faceva discrimine. Questo era il toponimo più sboccato del paese, perché richiamava un’azione, per così dire, un po’ scostumata della bovina. Vero è che un tempo ai bisogni del bestiame eravamo tutti abituati e il nome di Pissavaca, affibbiato alla morfologia di quella sorgente pensile pareva a tutti azzeccatissimo.
Non c’erano dubbi in merito: era il nome giusto!
Ora mi viene da immedesimarmi nel povero e compito perito Bordoni, operatore cartografo della Commissione Censuaria, che nell'agosto del 1809 capitò in paese su ordine nientepopodimeno che di Napoleone Bonaparte, fresco re d’Italia, per accatastare i territori del reame secondo i criteri che esigeva il nuovo corso della storia. Portava una  ventata di modernità in quelle marginali propaggini dell’ex Serenissimo Dominio, da sempre fedeli a San Marco e ancor frastornate dal collasso di secolari certezze e privilegi. Non è dato a sapere l’accoglienza riservata in paese a questo solerte funzionario che andava a ruscare fra le sgrébane nostrane. Considerato però che il fine dell’accatastamento era costituire una base affidabile per la tassazione, è lecito supporre che la collaborazione non sia stata entusiastica. 
Il tecnico fece comunque il suo lavoro disegnando la prima mappa del nostro territorio con criteri moderni. Chissà chi furono i paesani che lo accompagnarono e gli indicarono i nomi dei posti, fattostà che il perito registrò come “Valle Rugolosa” la parte bassa e come “Val di Piza Acqua” quella alta di quel solco che fungeva da confine fra le parrocchie di San Pietro e di Santa Gertrude di Rotzo. 
Ecco che qui s’insinua un rovello che mina tutte le nostre dichiarate certezze! 
Quali sono le corrette etimologie di quei toponimi paesani? Fu un eccesso di pudore che indusse il cartografo a scrivere Piza Acqua invece di Pissavaca? Fu un rigurgito di realismo a fargli annotare Valle Rugolosa al posto di Valle di Rigoloso, che per lui non significava nulla? Mancava forse qualche dente al paesano che magari si espresse soxolàndo in dialetto, tanto che l’istruito funzionario adattò i nomi a più costumate e significative scritture? Oppure furono i Nostri che, un po' vergognosi, minestrarono al foresto una versione più moderna e meno ruspante? 
Mah, ... va a sapere!
Effettivamente quella valle un po’ rugolosa lo era sempre stata, nel senso che periodicamente qualcosa rugolava (rotolava) giù. Però erano già tre secoli che una famiglia di Rotzo, che probabilmente aveva anticamente a che fare con quei luoghi, era soprannominata Rigoloso. Infatti noi la chiamiamo ancora Val de Rigoloso, con significato di possesso e non d’aggettivo. Piza Acqua ci poteva anche stare, se affidiamo al tempo e alla fantasia paesana la posteriore corruzione del nome. 
Qual’è dunque la verità? 
Io penso che l’etimologia corretta sia quella tradizionale e che si trattò d’un tentativo esterno di sgrezzare e nobilitare toponimi altrimenti privi di significato per il rilevatore. In tempi più recenti abbiamo visto che qualcuno ha addirittura scritto “Capitello della Gioia" al posto di Joa, che fa certo più fine e moderno, ma non un buon servizio alla nostra tradizione. Anche "sojo" tradotto in "soglio" è una paronimìa che ne tradisce il significato e di simili adattamenti sono piene le carte topografiche.






2 commenti:

  1. Gianni ancora una volta, dopo "L'enigma dei Lucca", sei riuscito a deliziarci con le tue ricerche/meditazioni sui luoghi cari. Riesci sempre a risvegliare sentimenti dimenticati che tutti noi bambini abbiamo provato. Nel caso di Pissavaca, è viva in me la sensazione che tu così bene hai decritto: "... posto un po’ magico e inquietante, freddo e scuro anche in piena estate...". Grazie ancora per la tua dedizione ai nostri Luoghi. Giorgio Niero

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  2. Si narra che uno scolare, non ricordo la classe, scrisse un pensierino sul quaderno a righe:
    Ieri pomeriggio sono andato a giocare a odore (spusa) in pipimucca (pisavacca).
    Non so la reazione del maestro alla lettura dello scritto.

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