martedì 7 maggio 2019

E poi arrivava il mese di maggio...

E poi arrivava il mese di maggio. La valle si riempiva di migliaia di canti di uccelli, le rondini e i rondoni sfrecciavano accarezzando le stalle e i tetti delle case mentre i merli dal collare, (merli corona) appena tornati da oltre il mare, nidificavano in ogni siepe, in tutti i cespugli dei prati scoscesi, sotto la chiesa. 
C'era una luce nuova e intensa fin dalle prime ore del mattino... Sì perché, al mio paese, a maggio si andava spesso anche alla messa delle 7 del mattino e si andava, immancabilmente al fioretto, la sera. 
Era il mese di Maria, periodo "sacro" per tradizione popolare, mese dei fioretti, delle buone intenzioni e del rosario. 
Le suore, all'asilo, ci consegnavano un foglio di carta a forma di camicia, "camicetta" la chiamavamo. Aveva trenta piccole aperture, un po' come i riquadri del calendario dell'avvento. Per ogni cosa ben fatta, per ogni atto di carità e di generosità, per ogni sacrificio, per ogni fioretto, noi avremmo aperto una finestrella di quella camicetta, fino ad arrivare, si sperava, ad aprirle tutte quelle finestrelle per donare a Maria, al termine del mese, un vestito pieno di buone azioni! Alla sera il prete recitava le Ave Maria, intercalate dai misteri, alle quali rispondeva mezzo paese: anziani, tutti i bambini, gli adulti ma anche le ragazze e... anche i ragazzi! 
Era bello, terminata la lunga fila degli "ora pro nobis" delle litanie, era bello giocare, rincorrersi, chiacchierare e, per i più grandi di me, amoreggiare! 
Quale occasione migliore per restare fuori casa un po' di più per una carezza nascosta o per un primo bacio furtivo? 
Le sere più lunghe e l'aria finalmente tiepida. La voglia di vita e il profumo dei fiori nuovi. Una volta, a maggio, c'era... il fioretto!
Lucio Spagnolo

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