E poi arrivava il mese di maggio. La valle si riempiva di migliaia di
canti di uccelli, le rondini e i rondoni sfrecciavano accarezzando le
stalle e i tetti delle case mentre i merli dal collare, (merli corona)
appena tornati da oltre il mare, nidificavano in ogni siepe, in tutti i
cespugli dei prati scoscesi, sotto la chiesa.
C'era una luce nuova e
intensa fin dalle prime ore del mattino... Sì perché, al mio paese, a
maggio si andava spesso anche alla messa delle 7 del mattino e si
andava, immancabilmente al fioretto, la sera.
Era il mese di Maria,
periodo "sacro" per tradizione popolare, mese dei fioretti, delle buone
intenzioni e del rosario.
Le suore, all'asilo, ci consegnavano un
foglio di carta a forma di camicia, "camicetta" la chiamavamo. Aveva
trenta piccole aperture, un po' come i riquadri del calendario
dell'avvento. Per ogni cosa ben fatta, per ogni atto di carità e di
generosità, per ogni sacrificio, per ogni fioretto, noi avremmo aperto
una finestrella di quella camicetta, fino ad arrivare, si sperava, ad
aprirle tutte quelle finestrelle per donare a Maria, al termine del
mese, un vestito pieno di buone azioni! Alla sera il prete recitava le
Ave Maria, intercalate dai misteri, alle quali rispondeva mezzo paese:
anziani, tutti i bambini, gli adulti ma anche le ragazze e... anche i
ragazzi!
Era bello, terminata la lunga fila degli "ora pro nobis" delle
litanie, era bello giocare, rincorrersi, chiacchierare e, per i più
grandi di me, amoreggiare!
Quale occasione migliore per restare fuori
casa un po' di più per una carezza nascosta o per un primo bacio
furtivo?
Le sere più lunghe e l'aria finalmente tiepida. La voglia di
vita e il profumo dei fiori nuovi. Una volta, a maggio, c'era... il
fioretto!
Lucio Spagnolo
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