lunedì 13 maggio 2019

Un'alba nuova sarà possibile?


La ricorrenza del 30 aprile è passata…
Le celebrazioni, le preghiere, i ricordi, i discorsi, i suoni, i fiori deposti, la partecipazione, sono segno importante di ricordo e memoria.
Credo che, a parte i momenti di silenzio davanti ai monumenti di Forni, Settecà e Pedescala, o quando la campana con i suoi rintocchi ha portato i nomi delle persone uccise in tutta la valle, o nel momento delle S.S. Messe celebrate, ci sia stato poco tempo per meditare sull’accaduto, per fermarsi e pensare. Forse il momento più tranquillo è stato la sera, quando in cimitero a Pedescala abbiamo recitato il S. Rosario pensando, come ha detto don Sergio, a quante persone in tutti questi anni, passando tra le tombe, hanno pianto e pregato. E’ lì che pregando e leggendo i nomi, guardando i volti, nella quiete della sera è stato possibile fare spazio ai pensieri e semplicemente condividere dolori passati e speranze future. Quando penso al mio paese distrutto da due guerre, non posso esimermi dal fare alcune considerazioni: la prima guerra con il profugato, ha costretto le famiglie ad allontanarsi da quel poco che possedevano, ma i nuclei famigliari erano compatti e tornando, hanno potuto ricominciare dopo il ricongiungimento con i propri cari. Lavoro, speranza, fatica, disperazione, ma erano insieme... a parte chi era in guerra. L’eccidio invece, a conflitto finito, ha portato un disastro totale: famiglie distrutte, annientate, prive di ogni motivazione, di speranza; dolore in tutte le sue sfaccettature, distruzione e DOLORE. In quel contesto, quelle tante donne con il cuore dilaniato, hanno comunque avuto la forza di ricominciare, di continuare una vita diversa, difficile, senza l’appoggio dei padri, dei mariti, dei figli… DONNE che secondo me meritano di essere ricordate, nelle loro umane debolezze, ma più di tutto per la tenacia e la forza con cui hanno affrontato il lento e difficile lavoro di tessitura di una trama lacerata qual era diventata la loro vita. Credo che quello che hanno trasmesso quelle madri, sorelle, figlie, mogli, ai propri cari, sia stata la difficile strada del perdono. Quando si parla con le nuove generazioni o anche con persone della mia età dell’eccidio, si sente dire : "Basta con questa storia, è ora di finirla!" …
Io credo che per tanti, troppi anni, si sia cercato di perseguire una strada che non ha portato a grandi risultati. Il cercare di sapere chi sono stati gli autori di tale strage è più che lecito, ma alla fine le persone care non tornano più, spendere energie per ricercare colpevoli o esecutori, può incattivire l’animo e imbruttire la persona e si resta solo con il dolore, compagno di ogni giorno, di ogni notte.
Ci penso spesso: si parla del 30 aprile i giorni precedenti, il giorno stesso, i giorni a seguire, poi tutto va scemando e rimane solo nel cuore di chi ha sofferto per mancanze mai colmate. Quando anche le ultime persone che l'hanno vissuto o chi come me ha ascoltato i racconti, non ci saranno più, cosa resterà? L’oblio...., che con il passare degli anni cancellerà anche i ricordi e magari si passerà davanti al monumento non sapendo perché porta tanti nomi, il perché dei tigli con le targhette, perché di una ricorrenza che continuerà a essere solo per un giorno o forse chissà…
Io vedo nel progetto del Museo della Memoria, una nuova alba che può nascere con una luce diversa, un nuovo tipo di ricordo, di rispetto, di condivisione, ma con la finalità di imprimere nel tempo che inesorabile passa, un pezzo di storia, anche se terribile, che ha cambiato le sorti dei paesi di Pedescala, Forni e Settecà. Ma sarà ricordata come ammonimento, come esortazione a fermarsi e meditare su fatti accaduti. Il 17 maggio a Pedescala, nel contesto del FESTIVAL BIBLICO ideato dalla Diocesi di Vicenza, giunto alla sua 15° edizione che quest’anno coinvolge oltre a Vicenza, le diocesi di Padova, Verona, Rovigo, Vittorio Veneto e come Fuori Festival anche Alba, Treviso e Como, diventa momento importante per riflettere. In chiesa alle 20.30, la prof. Caterina Di Pasquale dell’Università di Pisa e don Maurizio Mazzetto, sacerdote di Vicenza e responsabile di Pax Christi, rifletteranno sul tema: “Spazio della memoria-Pedescala 1945- 2019” . Girare pagina, guardare da un altro punto di vista, ripartire, desiderare che nulla di quanto accaduto vada perduto e sparisca tra la polvere del tempo, che niente e nessuno sia dimenticato, ma rimanga come segno di un impegno che ci vede tutti partecipi e responsabili, perché questo progetto vada in porto. Ci vorrà tanto tempo, ma non bisogna scoraggiarsi, né abbattersi per le difficoltà, ma con costanza perseguire un obiettivo ben preciso rivolto solo alla memoria, al rispetto, al monito. Proprio pensando a quelle vedove, ai tanti orfani, alle madri derubate dei figli, alle sorelle senza più fratelli, che hanno continuato a vivere portando un gran peso, ma cercando di ricostruirsi e ricostruire pazientemente dentro e fuori , credo sia doveroso ricordarle, imitarle e seguendo il loro esempio fare in modo che qualcosa rimanga alle future generazioni.
Di questo intento è doveroso ringraziare Domenico Molo, originario di Pedescala, che con coraggio e tanta buona volontà, tanta fiducia, ha espresso la sua idea e sta lavorando insieme con altre persone, per iniziare un percorso non facile, perché l’idea di un Museo della Memoria diventi realtà importante per il nostro territorio.
Se proviamo a guardare, a pensare a questa nuova alba di luce, avremo la possibilità di essere i promotori o i sostenitori di qualcosa che va oltre un progetto su carta, ma saremo coloro che, spargendo semi di pace e di concordia, potremo contribuire anche con poco, a migliorare questa terra, iniziando da noi stessi.
Lucia Marangoni

3 commenti:

  1. Che museo della memoria si crede di fare, quando le memorie fresche han taciuto,
    per spirito di appartenenza, o per per il terrore sparso, subito dopo, da quel tale?
    E pure la "commissione" di inchiesta ha volutamente glissato...
    Chiamatelo con altro nome, per favore... non museo della memoria!

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    1. Ecco, il benealtrismo è l'arma vincente per non fare mai un passo avanti. Questo è un contesto in cui solo le vittime possono dirsi innocenti e da lì si può forse partire per tentare di superare, per quanto possibile, gli ostracismi interessati o ideologici che hanno inquinato questi settant'anni.

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  2. Pienamente d accordo Lucia, brava.

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