giovedì 2 maggio 2019

La base NATO del monte Venda



I colli Euganei: un luogo ideale per tenere sotto controllo ciò che avveniva sulle rotte aeree del Nord Est, passaggio strategico di un’eventuale invasione per terra o per aria, in caso di attacco dei Paesi comunisti all’Occidente. Per decenni si è interpretata una guerra virtuale, tecnologica, con le antenne radar in perenne allerta, le onde radio allarmate per captare avvisaglie ad ogni ora, come se da un momento all’altro dovesse scoppiare un conflitto nucleare.
Ma il pericolo non veniva solo da Est. Per i militari stava dentro la galleria. Si chiamava radon, un gas inodore, altamente tossico per l’organismo, al punto da causare tumori, soprattutto polmonari. Di vittime, negli anni, ne avrebbe fatte almeno 119: purtroppo, l'esposizione dei militari impiegati in turni di otto ore al giorno, 24 ore su 24 dentro una galleria lunga quasi 1.5 km a forma di serpentina, non diede scampo.
Centinaia di uomini sono stati arruolati nel 1. Roc, il Regional Operation Center, e sono entrati nella base Nato rimasta operativa dal 1955 al 1998. Ad aprirla furono le pianificazioni militari post-belliche in Europa. Venne chiusa alcuni anni prima dell’inchiesta aperta nel 2002.
Paradossalmente, strutture e apparecchiature a prova di bomba. Ma non a prova del gas letale sprigionato dalle rocce di origine vulcanica.
venetoa360°

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