Partiti politici addio. Alle comunali dell’Alto Vicentino una cosa è molto chiara: i partiti non esistono più.
31 Comuni ad elezioni, 64 candidati sindaci e solamente 5 potenziali
primi cittadini che corrono con il simbolo del partito senza accostarlo
ad una lista civica. Tutti gli altri sono civici ed orgogliosi di
esserlo.
Ma che cosa è successo? Sparita del tutto Forza Italia, sparito il
Pd, sparita la Lega, sparito il Movimento 5 Stelle. Spariti quei
riferimenti politici che, pur essendo forze potenti a livello nazionale,
quelli presenti in tutte le trasmissioni e sempre pronte a pontificare,
nei territori non contano nulla.
Ma talmente nulla, da essere ridotti a fare da spalla a liste civiche
che come candidato sindaco hanno molto spesso un volto nuovo (che senza
fronzoli significa ‘un emerito sconosciuto’).
Candidati coraggiosi, che da soli si sono convinti a dedicare il loro
tempo e la loro responsabilità facendo il lavoro che centinaia di
tesserati non sono in grado di fare. ‘Kamikaze’, potrebbero sembrare,
che si gettano nella mischia in testa a migliaia di cittadini senza
sapere che si troveranno ad essere il capro espiatorio ed il bersaglio
di tutti gli errori della politica, quella vera, nella quale gli
esponenti sono pagati decine di migliaia di euro al mese e sono quelli
che impongono i tagli che poi ricadono sui Comuni e ai quali sono
proprio i sindaci a dover dare risposta.
“Alle spalle hanno il partito”, dicono dalle segreterie locali, che
però dimenticano di dire che da sole, le segreterie, non sono riuscite a
fare una lista completa per prendersi direttamente le loro
responsabilità.
Partiti in appoggio ai civici, o civici che danno una mano ai
partiti? Sicuramente la seconda, perché nessuna delle liste elettorali
di partito dell’Alto Vicentino si sarebbe potuta formare contando solo
sui suoi ‘fedeli’.
“Colpa dei cittadini che si sono deresponsabilizzati e non vogliono
‘votarsi’ alla vita politica”, ha detto qualcuno, cadendo però in un
errore grossolano.
Pensare che siano i cittadini a dover risolvere le carenze della
politica è un’offesa per i cittadini stessi. La politica, da che mondo è
mondo è una cosa seria, che va studiata. E non saranno certo quelli
dell’uno vale uno a cambiare le cose, perché il cittadino comune, può
senz’altro sbizzarrirsi sui social network, sentendosi uno statista per
il tempo del post, ma niente più. E non può essere considerato
‘svogliato’ se non vuole prendere parte alla vita amministrativa
delegandola a chi dovrebbe essere preparato per gestirla.
Una cosa sono le associazioni, il volontariato, le pro-loco, un’altra
cosa sono le liste di consiglieri comunali, assessori e sindaci.
Per questi serve competenza, preparazione che solo la politica può
dare. E allora, con la Lega che governa in Veneto da decenni e trascina
centinaia di tesserati dell’Alto Vicentino ogni anno a Pontida, con il
Pd ben saldo a Venezia ed esponenti all’interno di decine di società,
con i 5 Stelle primo partito a livello nazionale e con Forza Italia che
ancora detta regole a cui moltissimi chinano il capo, che cosa è
successo ai partiti nei Comuni? Com’è che sono tutti morti?
La colpa è dei politici stessi, che pur di raccogliere tesserati
hanno trasformato le segreterie in veri e propri fan club, dove si entra
senza selezione ma solo grazie al portafoglio. ‘Fan club’ formati da
persone che possono sfoggiare una grandissima fede politica e danno
sostegno a livello numerico, ma mancano totalmente nella formazione e
non sono in grado di garantire quello ‘zoccolo duro’, istruito in
materia politica, sul quale formare la nuova classe dirigente.
E a furia di puntare in basso, per garantire il maggior numero di
tesserati possibile ed il potere a pochi ‘selezionati’, ora il giochino
non regge più. Ed è esattamente quello che è successo nei comuni dove,
se da un lato emergono i civici che accettano di mettersi in gioco e
‘studiare’ da politici, dall’altro i partiti devono fare i conti su quel
che resta del loro ‘fan club’ e per fingere di essere ancora ‘in sella’
sono costretti a chiedere aiuto ‘fuori casa’. Ai partiti, rimangono
solo tesserati da anni, che spesso ritengono di poter rivendicare un
ruolo, fedelissimi perfetti per garantire un tifo da stadio, ma
sicuramente non all’altezza di trasferire la loro fede politica in un
impegno sociale.
E forse è ora di comprendere che la democrazia è davvero in pericolo.
Non tanto perché risorgerà un nuovo Mussolini, ma perché la politica
manda avanti i civici, ma paga lo stipendio ai partiti.
Anna Bianchini-altovicentinOnline
Comuni, come Pedemonte e Lastebasse che hanno dovuto creare una lista stampella, altrimenti rischiano di non raggiungere il quorum! vi sembra giusto che debbano esistere ancora...cosa costono alla comunità?
RispondiEliminaPartiti o non partiti, mi pare che per spirito di far il bene della comunità
RispondiEliminaci sia nessuno che si metta in politica o in amministrazione, che con la politica centra come i cavoli a merenda... solo il ricatto di asservire un partito porta
a qualche finanziamento. Gli amministratori che non servono il partito che comanda, ed ora sappiamo qualè ed i cui risultati vediamo nella sanità, opere, mose, eccetera, portano a casa pochi finanziamenti, con buona pace della democrazia... democrazia fasulla.
Nelle due liste di Pedemonte, chi rappresenta gli abitanti di Casotto? È stato chiesto agli abitanti di Casotto di partecipare alla formazione delle liste?
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