venerdì 17 maggio 2019

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questo contributo che c'invia da Parigi il nostro attento lettore Enrico Sartori (di origini paterne Casottano-Braide, ma cittadino del mondo e appassionato cultore di ciauscamìnti e storia patria, nonché nativo parlante la lingua di Goethe)



Ogni tanto mi capita sottomano qualcosa che penso possa interessare gli
appassionati di "bronse scoverte".

Johann Andreas Schmeller, certamente i più coltivati lo conosceranno,
però quanti sanno del suo primo incontro con S. Pietro ed i comuni
dell'altopiano?

Allego una traduzione del resoconto che scrisse nel 1833.

Ben prima di lui, altri avevano scritto sulla "lingua cimbra", in
particolare l'Abate Agostino dal Pozzo Prunnar, che era di Rozzo, di cui
S. Pietro allora era "colonnello", ma per Schmeller, quell'incontro lo
illuminò, con i raggi della luna!
Enrico Sartori - Parigi - 

 

La famosa frase "Bia hübbesch leüchtet der máno!" “Come risplende bella la luna!” udita da Johann Andreas Schmeller il 30 settembre 1833.

Era la sera del 30 settembre, quando arrampicammo da S. Pietro di Val d'Astego, facente parte di un comune dei Sette Comuni però dove non si parlava più tedesco, una mulattiera ripida e stretta, per arrivare ancora quella notte nella terra promessa delle mie curiosità. Sullo stesso percorso con noi c'erano due uomini, che dalla valle tornavano a casa a Rozzo, il comune di montagna più antico e quel primo che avemmo davanti a noi. L'uno, Antonio Slaviero, capocomune di Rozzo, una figura tedesca vigorosa, tarchiata, col curato di Casotto, Don Mateo Dal Pozzo, che fece conoscenza con noi dal parroco di Brancafora Don Giovanni Eccheli e ci accompagnò gentilmente fin là, aveva informato doverosamente il parroco di S. Pietro a proposito di un nostro brindisi con un "Viva" alle sette montagne (Sette Comuni). Conversava vivacemente con il suo compaesano talvolta in italiano, talvolta in lingua cimbra. Ma per me restava, quel che quest'ultimo diceva nel suo modo rapido, oscuro , come il sentiero che camminammo. Il mio udito non riusciva ad orientarsi fra questi suoni inattesi, anche se sonanti come il tedesco. Internamente temevo l'insuccesso del mio si breve viaggio esplorativo.

Finalmente, quando emergemmo sull'altopiano, e la luna piena per salutarci ci irradiò, e luminoso e chiaro come la luna, colpì le mie orecchie un'esclamazione affabile "Bia hübbesch leüchtet der máno!" Mi sembrava di udire suoni provenienti dal nono secolo - mi sentii di nuovo leggiero, così leggiero, così bene, come in pochi altri istanti della mia vita.



Da "Ueber die sogenannten Cimbern der VII und XIII Communen auf den Venedischen Alpen und ihre Sprache", Autore / Editore: Schmeller, Johann Andreas ; Schmeller, Johann Andreas, Pubblicato a Monaco di Baviera nel 1838 in Abhandlungen de I. Ci, d. Ak. d. Wiss. II Th.III. Abth. Pg. 593-594
(“Sui cosiddetti Cimbri dei 7 e 13 comuni delle Alpi Venete e sulla loro lingua”).

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