Riceviamo e pubblichiamo volentieri questo contributo che c'invia da Parigi il nostro attento lettore Enrico Sartori (di origini paterne Casottano-Braide, ma cittadino del mondo e appassionato cultore di ciauscamìnti e storia patria, nonché nativo parlante la lingua di Goethe)
Ogni tanto mi capita sottomano qualcosa che penso possa interessare gli
appassionati di "bronse scoverte".
Johann Andreas Schmeller, certamente i più coltivati lo conosceranno,
però quanti sanno del suo primo incontro con S. Pietro ed i comuni
dell'altopiano?
Allego una traduzione del resoconto che scrisse nel 1833.
Ben prima di lui, altri avevano scritto sulla "lingua cimbra", in
particolare l'Abate Agostino dal Pozzo Prunnar, che era di Rozzo, di cui
S. Pietro allora era "colonnello", ma per Schmeller, quell'incontro lo
illuminò, con i raggi della luna!
Ogni tanto mi capita sottomano qualcosa che penso possa interessare gli
appassionati di "bronse scoverte".
Johann Andreas Schmeller, certamente i più coltivati lo conosceranno,
però quanti sanno del suo primo incontro con S. Pietro ed i comuni
dell'altopiano?
Allego una traduzione del resoconto che scrisse nel 1833.
Ben prima di lui, altri avevano scritto sulla "lingua cimbra", in
particolare l'Abate Agostino dal Pozzo Prunnar, che era di Rozzo, di cui
S. Pietro allora era "colonnello", ma per Schmeller, quell'incontro lo
illuminò, con i raggi della luna!
Enrico Sartori - Parigi -
La
famosa frase "Bia hübbesch leüchtet der máno!" “Come
risplende bella la luna!” udita da Johann Andreas Schmeller il 30
settembre 1833.
Era
la sera del 30 settembre, quando arrampicammo da S. Pietro di Val
d'Astego, facente parte di un comune dei Sette Comuni però dove non
si parlava più tedesco, una mulattiera ripida e stretta, per
arrivare ancora quella notte nella terra promessa delle mie
curiosità. Sullo stesso percorso con noi c'erano due uomini, che
dalla valle tornavano a casa a Rozzo, il comune di montagna più
antico e quel primo che avemmo davanti a noi. L'uno, Antonio
Slaviero, capocomune di Rozzo, una figura tedesca vigorosa,
tarchiata, col curato di Casotto, Don Mateo Dal Pozzo, che fece
conoscenza con noi dal parroco di Brancafora Don Giovanni Eccheli e
ci accompagnò gentilmente fin là, aveva informato doverosamente il
parroco di S. Pietro a proposito di un nostro brindisi con un "Viva"
alle sette montagne (Sette Comuni). Conversava vivacemente con il suo
compaesano talvolta in italiano, talvolta in lingua cimbra. Ma per me
restava, quel che quest'ultimo diceva nel suo modo rapido, oscuro ,
come il sentiero che camminammo. Il mio udito non riusciva ad
orientarsi fra questi suoni inattesi, anche se sonanti come il
tedesco. Internamente temevo l'insuccesso del mio si breve viaggio
esplorativo.
Finalmente,
quando emergemmo sull'altopiano, e la luna piena per salutarci ci
irradiò, e luminoso e chiaro come la luna, colpì le mie orecchie
un'esclamazione affabile "Bia hübbesch leüchtet der máno!"
Mi sembrava di udire suoni provenienti dal nono secolo - mi sentii di
nuovo leggiero, così leggiero, così bene, come in pochi altri
istanti della mia vita.
Da
"Ueber die sogenannten Cimbern der VII und XIII Communen auf den
Venedischen Alpen und ihre Sprache", Autore / Editore:
Schmeller, Johann Andreas ; Schmeller, Johann Andreas, Pubblicato a
Monaco di Baviera nel 1838 in Abhandlungen de I. Ci, d. Ak. d. Wiss.
II Th.III. Abth. Pg. 593-594
(“Sui cosiddetti Cimbri dei 7 e 13 comuni delle Alpi Venete e sulla loro lingua”).
(“Sui cosiddetti Cimbri dei 7 e 13 comuni delle Alpi Venete e sulla loro lingua”).
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