sabato 4 maggio 2019

Che giasso, fioi!

Gianni Spagnolo © 190503
Succedesse ai nostri giorni, si straccerebbero tutti le vesti inveendo al cambiamento climatico! Invece nel febbraio del 1929, proprio nei giorni in cui nel calduccio dei Palazzi Vaticani si firmava il concordato fra il Regno d'Italia e la Santa Sede, il Reame fu investito da un'eccezionale ondata di gelo, con temperature polari anche là dove non ce n'era memoria. 
Il video sopra ci propone infatti alcuni suggestivi scorci della Laguna Veneta stretta nella morsa del ghiaccio e offre pittoresche vedute della Venezia d'allora ricamata dalla neve.

Anche in quesi giorni già rallegrati dal canto del cuculo, assistiamo alla ricomparsa della neve in quota. È appunto la gnéve del cùco, come dicevano i vecchi, o la Kukkar snéea, per i più antichi. Secondo le esperienze tradizionali non sarebbe neanche finita qui, essendoci un altro paio d'occasioni in cui la neve tornava eccezionalmente a farci visita fuori stagione. Mia nonna menzionava la gnéve dele vache, ovvero quella che poteva cadere a giugno, quando il bestiame era già in malga. Ricordava spesso quel giorno di San Pietro, festa del Santo Patrono, quando le vacche scesero a valle borlàndo affamate giù per la Singéla perché i pascoli erano stati ricoperti da una coltre di neve e non avevano di che nutrirsi. Mi pare si riferisse al 29 giugno del 1909, ma dell'anno non ho certezza assoluta. 

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