A Valpegara, ma in tutta la Valle, al ritorno dopo
l’esodo dovuto alla “Grande Guerra”, c’erano speranza ed allegria… fiducia nei
propri valori, e desiderio di mettersi alla prova, dopo la faticosa
ricostruzione delle abitazioni, ritrovate distrutte. Lo sfondo della foto è la
“cava” che ha fornito materiale per la ricostruzione, ed in quella domenica
invernale i nostri volevano forse anche festeggiare l’ultimazione delle opere;
e, dal loro vestire, festeggiare il pagamento, probabilmente in corso, degli
indennizzi per i danni di guerra; infatti non li vedremo più così in ghìngheri, successivamente. Siamo oramai attorno al 1924.
Ma c’è qualcosa in più, nella foto: il ballo fra uomini.
Spieghiamo:
A Valpegara era rientrato precipitosamente, dalla Russia,
Sartori Emilio Baruchei, classe 1881.
In Russia aveva imparato l’arte del fotografo, e stava facendo strada, quando
scoppiò la Rivoluzione di Ottobre
(1917). La strada, allora, divenne quella… di casa; ritornò precipitosamente,
per ritrovarsi in mezzo ad un’altra guerra… profugo coi profughi, ma salvo; e con la sola fida macchina fotografica, di
quelle su cavalletto in legno, telo nero per proteggere lo scatto mentre si prende la mira… “fermi!… bravi… fermi!... fatto!”.
Prima, da buon regista, creava la scena; sapeva che ai posteri si doveva trasmettere il presente, com’era; ed i tempi di posa, per quelle primitive macchine fotografiche, erano piuttosto lunghi, bisognava evitare “il mosso”. I ballerini in realtà sono fermi, in atteggiamento del ballo!... Ma così ci ha fatto sapere (magari lo avrà sollecitato anche lui, non era una novità), che a Valpegara il ballo fra uomini era conosciuto, e praticato; per allegria… ma anche perché… sappiamo come il ballo era considerato a quei tempi.
Il ballo fra uomini era praticato correntemente in Argentina, ed ha portato al tango d’arte, come possiamo vedere a questo indirizzo:
(un consiglio: gustatevi il video alla fine, prima finite di leggere il post)
Ma era ben noto anche in Italia:
La data
ufficiale di nascita è il 1903 (*).
Bologna aveva ancora
le mura medievali complete ed era netta la separazione di ciò che era dentro
porta da ciò che era fuori porta. La città coincideva con il suo centro e chi
abitava in periferia diceva "vado a Bologna" se doveva entrare entro
mura.
Del 1903
appunto è la prima testimonianza del modo di ballare che contraddistingue la
Filuzzi, che consiste di arricchire il ballo di valzer, mazurka e polka con
figure veloci e spettacolari, quasi acrobatiche, di difficoltà tale che i
ballerini che eseguono queste figure sono solo uomini.
La Filuzzi
quindi nasce come ballo tra uomini e appunto nel 1903 sono documentati Umberto
Bortolotti (classe 1882, originario di "fuori porta", zona Ghisello)
e tale Brando (altro di lui non si sa) che, con piroette, frulloni, salti,
striscini, danno spettacolarità ai balli.
Nel giro di
pochi anni compaiono altre coppie (sempre maschili) che contribuiranno a
diffondere e a rendere popolare a Bologna e provincia il modo di ballare che
verrà chiamato "alla Filuzzi".
Perchè Filuzzi
?
Sicuramente
non è un cognome (ricerche in tale senso hanno dato esito negativo). Potrebbe
essere un soprannome. Le teorie che oggi vengono accreditate sono:
- Filuzzi è un
nomignolo con cui venivano indicati dei giovani di origine benestante che si
spostavano da una balera all'altra ("filavano" da una balera
all'altra), in un periodo in cui era pericoloso entrare in una balera di un
borgo diverso dal proprio (a Bologna il termine "rione" era poco, se
non per niente usato. Dentro alle mura della città c'erano i
"borghi") per via della rivalità appunto tra borghi (ci sono canzoni
di Quinto Ferrari che ne sono testimonianza) e perché non si voleva che le
ragazze di un borgo venissero importunate da ragazzi di un borgo diverso. Qui
nasce il trucco del ballo tra uomini, per cui questi ballerini, soprannominati
"Filuzzi", filavano da una balera all'altra, da un borgo all'altro,
ballando tra di loro, così venendo accettati.
- Altra teoria
si basa sullo stesso contesto storico, ma facendo derivare il termine
"Filuzzi" non dal filare da una balera all'altra, ma dal fatto che
questi ballerini, esibendosi in danze spettacolari ed acrobatiche, in realtà
suscitavano interesse nel pubblico femminile, per cui questo era un modo per
"fare il filo" alle ragazze.
- Un'altra
teoria non dà spiegazioni al termine "Filuzzi", ma cambia
completamente l'origine del ballo tra uomini: il ballo tra uomini non sarebbe
derivato dalla rivalità tra i borghi, ma dal fatto, che, soprattutto nei due
dopoguerra, ed anche per problemi di emancipazione non completa, donne che
uscivano per andare a ballare ce ne erano poche, e se ci si voleva divertire,
non rimaneva altro che ballare tra uomini, magari arricchendo il ballo di
figure difficili e spettacolari.
Personalmente
credo che ognuna di queste teorie abbia un po' di verità: sicuramente c'era
grande rivalità tra i borghi all'inizio del '900, così come sicuramente i
periodi dei due dopoguerra e l'emancipazione relativa delle donne ha avuto il
suo peso. E mi sembra naturale che attirare l'interesse femminile, eseguendo
figure acrobatiche, sia stato uno degli elementi motivanti dei ballerini. Su
quest'ultimo punto aggiungo c'è analogia tra ciò e le lotte, a volte rituali e
quindi assolutamente paragonabili a danze, che i maschi di parecchie specie di
animali fanno tra loro per accaparrarsi le femmine.
Sulla
derivazione di Filuzzi da "fare il filo" alle ragazze... posso dire
solo che "fare il filo" e "filarino" derivano dalle
attività che si facevano a veglia nelle campagne in cui le ragazze si riunivano
a filare ed i ragazzi coglievano le occasioni possibili per corteggiarle.
(*) Informazioni tratte in buona parte dal libro
di Roberto
Artale: "Storia della Filuzzi Bolognese dal 1903 al 1970".
Ed i nostri suonatori di
Valpegara?
Alcuni “Valpegarotti” erano
rientrati da Stradella, dove erano rimasti profughi qualche anno, con molti
altri della Valle; e Stradella, allora, era la capitale della fisarmonica, in
concorrenza con Castelfidardo. La fabbrica principale era la DALLAPE’, attorno
alla quale ne erano sorte molte altre. Gli strumenti musicali erano di casa, in
quei posti; i nostri giovani imparavano, suonavano le melodie dagli spartiti; e
le melodie della Valle, la nostalgia di casa... ad orecchio.
Li vediamo arroccati sopra il sojo:
ATTILIO FONTANA Burcio, classe 1908, alla chitarra (16).
LINO FONTANA, classe 1903,
detto Lino Rai, e fratello di Musiche (17) al violino.
GIUSEPPE AGOSTINI, classe 1907, detto Bepi
Merica, al clarinetto (14).
Piero Fontana (Screnchi) con Piero Fontana Baldi (2 con 3).
Giovanni Fontana Caiba (papà della Daria) con Giacinto
Fontana (4 con 5).
Battista Fontana (Tita Lorda) con Achille Fontana Baruchei (8 con 9).
Severino Fontana (Menara) con Giovanni Casaro (11 con 10).
Ricordiamo che allora il
ballo era “peccato”…. Sì, peccato non farlo… Tanto, le facevano, le facevano…
eccome le facevano! In tutta la Valle, le facevano!
La Fabbrica Armoniche Mariano Dallapè & Figlio è una storica
fabbrica di fisarmoniche a Stradella nel cuore dell'Oltrepò Pavese.
Fu il giovane Mariano Dallapè, nella seconda metà
dell'Ottocento, ad avere l'intuizione e costruire la prima fisarmonica
diatonica, decretando in pratica la nascita della fisarmonica moderna. il primo
esemplare, del 1876 è esposto nel piccolo museo della
fisarmonica di Stradella, cittadina che divide con Castelfidardo il titolo di capitale di questo
strumento.
La fabbrica di
fisarmoniche Dallapè, che nel periodo di massima espansione contava oltre 300
dipendenti, esiste ancora e realizza strumenti di altissimo livello,
essenzialmente per professionisti e concertisti. Gli esemplari del passato,
invece, sono oggetto di collezione, famosi sono infatti i modelli Organtone e
Super Maestro.
L'azienda è sempre
rimasta in mano alla famiglia Dallapè; dopo Mariano, l'azienda passa al figlio
Onorato, quindi a Giuseppe (nipote di Mariano) ed infine, nel 1969 ai suoi tre figli, Mariano, Amleto e Fabio.
Nell'agosto del 2010 la famiglia Dallapè ha perfezionato un accordo con la Roland Corporation per la cessione del marchio. La produzione di
fisarmoniche nella manifattura di Stradella
termina alla fine del 2010.
La
storia della fisarmonica di Stradella
La
realizzazione del primo prototipo di fisarmonica, denominato per l’appunto
physarmonika, è da attribuirsi al viennese Anton Hackel (1818), successivamente
evoluto nell’akkordion di C. Damian (1829) e nella concertina dell’inglese
Charles Wheatstone (1829), ma la figura di riferimento principale, grazie alla
quale questi arcaici organetti hanno potuto trasformarsi nella fisarmonica
moderna, è quella di Mariano Dallapè, nato a Cavedine nel Trentino il 12 maggio
1846.
Nel
1868, dopo molto peregrinare alla ricerca di un’attività più gratificante del
lavoro nei campi, Dallapè decise di stabilirsi a Stradella, la quale, da pochi
anni insignita del titolo di Città da Vittorio Emanuele (25 maggio 1865),
fondava sì la sua economia principalmente nell’attività terziaria, ma stava
evolvendosi verso una progressiva industrializzazione. Si narra che l’idea per
sviluppare il progetto della fisarmonica fosse nata dalla necessità che Dallapè
ebbe di riparare il suo vecchio akkordion, modificandone la meccanica con la
fusione di qualche posata di stagno e dotandolo di polifonia.
Nel
1876 fu realizzato un primo progetto di fisarmonica denominata "a
cassetta", costruita con materiale di recupero, e, sull’onda
dell’entusiasmo, incominciò la produzione in serie della fisarmonica moderna
nella bottega artigianale di Dallapè, la quale in pochissimi anni poté contare
su di una nutrita manodopera che determinò, come diretta conseguenza, un
notevole ampliamento dell’azienda.
Nel
1890, grazie all’introduzione di una variante meccanica rivoluzionaria (i bassi
"tipo Stradella") iniziarono a giungere i primi riconoscimenti su
scala nazionale e, successivamente, internazionale. L’impiego di materiali di
ottima qualità per le casse armoniche e la meccanica e l’abilità degli operai
della fabbrica (che lo stesso Mariano Dallapè amava definire "artisti
operai") permisero agli strumenti prodotti di possedere un suono di rara
armonia e potenza, raramente eguagliato anche con le moderne tecnologie di
costruzione della fisarmonica.
In
questi anni altre fabbriche affiancarono quella di Dallapè, il quale fece da
maestro a tutti gli imprenditori che vollero intraprendere questa via
commerciale. In ordine cronologico nacquero le fabbriche di Ercole Maga (1895),
di Enrico Massoni (1900), di Paolo Rogledi (1904) e di Carlo Pasquini che nel
1910 fonda la ditta SALAS; nel 1912, poi, si costituisce la “Società Anonima
Cooperativa l’Armonica”.
A.A.
Interessanti notizie. Vedo che anche l'altra spalla della valle comincia a dare segni di reazioni, speriamo sia un prologo. Continuate con l'accanimento terapeutico!
RispondiEliminaHai ragione Phil, era ora
RispondiEliminacomplimenti Alago per tuo articolo molto documentato ! Se sei d'accordo, direi BIS, con altri articoli ancora che raccontano storie umane della Valle d'Astico.
EliminaSto preparando un'altra foto, i Valpegarotti suonano musica in mezzo alle rocce, anfiteatro naturale, cosa che va molto di moda oggi. Ricordate il concerto alla "cava" delle Marogne lo scorso anno? Ecco, cento anni fa (o quasi) si faceva musica così, a Valpegara!
Eliminaquando sono venuti a danzare...foto ; quando sono venuti a suonare....foto,
Eliminae quando sono venuti di nascosto ad amare ? Alago sei UNICO !
A xe mejo ca vegne chive dai scorlaforéte, parche in quel de casoto xe un mortuorio, manca solo che i tache a dir su el tarsèto.
RispondiEliminaMi però a no go mia capìo cossa che xe sta Milonga? Pudìo spiegarmelo?
Serto che in Valpegara gera un posto pericoloso: i balàva fra òmeni, i ghea tuti el stesso cognome. E le femene? andò naveli a robarle le femene?
A Casotto, i vegnea a Casotto!!!
EliminaValpegara era piena di "esclusive"...
EliminaEra anche chiamata "la piccola Russia"...
Angò mia capìo. A saèa che i Furni gera sta el comun pì fassista d'Italia nele votassiòn del 22, ma no che Valpegara batèa la false.
EliminaBei tipi ciò sti DxA, pì inciuciùni ch'el governo de desso.
Comunque grassie par el simpatico e par la spiegassiòn.
Ostrega! Gaveo sempre sentìo che i primi ze sta quei de Pedescala!
EliminaSimpatico d'un Sponcio!
RispondiEliminaLa milonga è una danza popolare argentina che deriva dalla più comune habanera, tant'è che spesso veniva chiamata l'habanera dei poveri. Spesso viene confusa anche col tango.
Carla, anche il luogo dove si balla è chiamato milonga.
EliminaBravo Alago per avere scovàto questa bellissima vecchia foto !
Quanto entusiasmo, quanta allegria si possono leggere nei occhi dei giovani ballerini Valpegarotti, mentre altri stanno suonando sulla roccia. Il fotografo, Emilio Sartori, aveva molto talento per mettere in scena azioni ed emozioni . Un vero regista.
Dai Emilio cosa si balla per la posterità ? Polka ? Mazurka ? Valzer ? Marcia ? o forse Tango ?
Tango , Tango ……..
Paolo Conte ha scritto una bellissima canzone, forse la più bella del suo repertorio :
Alle prese con una verde milonga (1)
« e ammesso che la milonga fosse una canzone,
ebbene io l'ho svegliata e l'ho guidata ad un ritmo più lento
così la milonga rivelava di sé molto più di quanto apparisse
la sua origine d'Africa, la sua eleganza di zebra,
il suo essere di frontiera, una verde frontiera
una verde frontiera tra il suonare e l'amare,
verde spettacolo in corsa da inseguire
da inseguire sempre, da inseguire ancora, fino ai laghi bianchi del silenzio
finché Atahualpa o qualche altro dio
non ti dica: "descansate niño", che continuo io
io sono qui, sono venuto a suonare,
sono venuto ad amare, e di nascosto a danzare”.
Penso che non è possible evocare meglio di cosi una danza storica, complèssa, successivamente ammaliatrice, avvincente, languorosa, cosi diversa da un ballerino a l’altro, da un ritmo a l’altro, una danza dal passo esitante o deciso ma sempre elegante, rapido o lento ma sempre nel tempo, sovente triste ma sempre profondamente umana.
Certi dicono che il tango è metafisico.
Gli emigranti della Val d’Astico, arrivati in Francia negli anni 20, alla « bell’époque »(Severio, Giacinto, Francesco, Antonio Fontana Menara, fra altri) , allenati come vediamo sulla foto, sapevano ballare in modo che il successo era grande con le ragazze francese, quando, la domenica pomeriggio , andavano, in bici, (niente auto al momento) àgli « bals musette » di Parigi, o « guinguettes » di periferia , …..se il lavoro permetteva. Permetteva poco !
In 1890 l’Italia aveva già la febbre del tango. Altri emigranti italiani, avevano contribuito, con le fisarmoniche portate d’Italia, ad arrichire i ritmi di musica nei luoghi da ballo parigini, animati precedentemente dalle « cornemuses des Auvergnats » ( abitanti del centro della Francia venuti per lavorare nella Capitale ).
Nostri Valpegarotti, la bici al sicuro, riordinato giacca e pantalone , cappello o berretto in testa, entravano nella sala da ballo con lo sguardo (forse sguardo di brace o di bronse magari coverte) che sembrava dire :
“Descansate nino, che continuiamo noi !
Siamo qui, siamo venuti a suonare, siamo venuti a danzare, e di nascosto ad ……amare”.
(1) Per chi non conosce la verde milonga :
http://www.youtube.com/watch?v=EuEfhz0OCwA
Odette, sei sempre prodiga di importanti notizie, che ci avvincono: sapere come son vissuti i nostri lontano dalle loro montagne... un po' alla volta accumuliamo un buon bagaglio, grazie!
Eliminae bravo alago! simpatico e puntuale come sai essere! e fortuna che me l'hai ricordato perchè, con la testa che mi ritrovo, mica controllo regolarmente il "blog". e pensare che non sono ancora stata a Stradella dove è nato mio papà visto che i nostri nonni là erano stati sfollati! sai ballare la milonga almeno? non te l'ho mai chiesto accidenti! però cugino mio so che pure tu sei....A.A., ma non vuoi essere cavaliere, visto che io sono "valpegarotta d.o.c."? ciao a tutti, a chi conosco ed a chi non conosco! Ada
RispondiEliminaEVVIVA LA RUSSIA!
RispondiEliminaEvviva la Russia, la grande amica, la proletaria, la bolscevica, che i comunisti tutti fratelli con la corda al collo e la rivoltella.
Evviva la Russia che dentro e fuori vuol tutti uccidere i dittatori.
Non vuole Imperi, siam tutti pari, ma all'Italia chiede i denari e con un sistema comodo e pratico vuole uno sbocco sull'Adriatico.
I comunisti con grandi feste le dan la Libia e le dan Trieste, ma questo non conta per il grande partito. Evviva Stalin, evviva Tito!
Perchè compagni non fate tosto un viaggio in Russia così bel posto, potreste almeno portare un dono ai prigionieri che ancor ci sono, e non lo stendardo rosso di fiamma, ma il cuor che piange della loro Mamma!
QUESTO ERA UNO STRALCIO RICAVATO DAL GIORNALE: LA DEMOCRAZIA CRISTIANA DEL 1946 CHE QUELLI "CONTRO" FACEVANO GIRARE IN QUEL DI VALPEGARA (par tirarli a siménto...).
Matteo Lucca, figlio di Ines Pierotto e fratello di Ettore, lo recitava spesso a memoria. Gianni dell'Argenta, recentemente scomparso, mi aveva chiesto di pubblicarlo nel blog. Ora si è presentata l'occasione.
Ah! Carla, Carla! quante cose mi fai sapere! veramente me le gusto tutte! Grazie!
EliminaBELLISSIMO, INTERESSANTISSIMO, ORIGINALISSIMO QUESTO RACCONTO.
RispondiEliminaIL VIDEO POI NON HA PAROLE! BRAVO QUESTO O QUESTA A.A.
Quante cose carine si vengono a sapere da questo blog simpaticissimo e vario.
RispondiEliminaCerto che anche a Valpegara non scherzavano.
Bellissime fotografie,sembrano fatte da un professionista e penso che debbano restare tali. Dubito che rispecchino i usi e costumi del tempo nella nostra valle. Per aver frequentato i balli nel secondo dopo guerra, come curioso, sia oltre il..Don...sia..dentro par de là...luoghi trasgressivi e depravati secondo Don......non mi è mai successo di vedere due uomini ballare assieme,due donne si'. Per aver vissuto ,nelle Savoie, assieme ai figli di alcune persone delle fotografie,non solo non gli ho mai uditi parlare di balli fra uomini,ma posso assicurarvi che,dopo qualche bicchiere e ce n'erano piu' di uno amante del dio bacco,spesso e volentieri se le davano di santa regione per qualche prosperosa e provocante savoiarda!!!!!!
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