* il 16 agosto 1920 - + il 21 novembre 1944 |
Sei caduto con il sorriso degli eroi sulle labbra,
non hai mai temuto il piombo nemico
che hai sentito fischiare nelle dure battaglie di Grecia.
Nessuno ti chiamò: da solo corresti ad impugnare le armi
nell'ora della più difficile riscossa della Patria
che TU, italiano, Alpino, Partigiano
hai veduta pericolare tra gli artigli del nazi-fascismo.
Soffristi, combattesti, cadesti per quell'Italia
che sempre è stata la tua prima idea.
Patriota, primo tra i primi, hai morso la terra dei tuoi monti,
ma hai sorriso alla vita sfuggente
perchè nell'animo tuo sapevi e sentivi la libertà.
BARBAROSSA! Tu sei tra noi e sarai con noi sempre
perchè l'eroismo del tuo sacrificio raggiunge il cielo:
il nome tuo resterà in noi e verrà tramandato ai figli dei nostri figli.
Sia a Te la Gloria!
Valdastico, 11 giugno 1945
I Familiari e il Comitato L.N.
***
Avevo già visto questa foto da bambino, fra le carte di mio
Padre che per un po’ gli è stato compagno. Mi affascinava la sua strana
bardatura guerresca e l’aria di strafottente fierezza che esprimeva quella
posa e quello sguardo.
Un giorno mio Padre mi portò al Monte Corno e la rividi
nel sacrario di Granezza. Ne parlava come di un ragazzo irruento, ma generoso.
Dicono che l’abbiano ucciso nella neve, dopo averlo torturato affinché
palesasse i nomi dei compagni. Sembra avesse risposto: “Non vi dico niente perché
tanto uccidereste loro e me ugualmente.”
Nella nostra terra quella guerra ha lasciato purtroppo
strascichi di lutti e divisioni che ancora faticano a lasciare spazio a valutazioni serene
e obiettive.
Ma un ragazzo, un uomo, che muore a ventiquattro anni per un ideale, non può mai lasciare indifferenti.
Ma un ragazzo, un uomo, che muore a ventiquattro anni per un ideale, non può mai lasciare indifferenti.
Gianni Spagnolo
Sicuramente il suo agire fu eroico e merita rispetto!
RispondiEliminaCI VUOLE CORAGGIO...
RispondiEliminaCi vuole coraggio in Val d'Astico a parlare di "Resistenza partigiana".
Ci sarebbero un sacco di storie da raccontare e sarebbe cosa giusta farlo, storie che probabilmente andranno perse perchè i testimoni non ci sono più o quelli che ci sono, sono troppo vecchi per raccontare.
Io vengo da una famiglia dove la parola Partigiano non è quasi mai stata toccata, da giovane ho frequentato moltissimo il fratello di Barbarossa e mai una volta neanche lui mi ha parlato di suo fratello...
Grazie Gianni per averci ricordato questa persona...spero sia solo l'inizio di molte storie
qua si tocca la storia, e che storia, potremmo discuterne per una vita sul chi aveva ragione e chi torto, ma alla fine onore ai caduti...sempre.
RispondiEliminaDICI BENE PIERO: SEMPRE! BRAVO TI MANDO UN BACIO ANCHE SE SONO UN UOMO!
RispondiEliminaQui piero,non si tratta di giudicare,tanto meno un ragazzo come Bepin Galo.Era conscritto di mio fratello,come io ero conscritto con suo fratello Colombo.I primi anni andavano a scuola
RispondiEliminaassieme,anzi erano nel banco insieme ed il maestro Ciufeto diceva che andavano(quando Bepin
andava...)a scuola solo per scaldare i banchi.Era di una famiglia povera.Forse oggi non si puo' capire cosa era essere poveri a quel tempo.Mentre Colombo accettava gli sguardi di compassione,Lui no.L'arrivo del fascismo ha dato a lui la possibilità d'essere come gli altri.
Ma sempre solo....Rimase fedele ai suoi ideali fino all'ultimo...fino a che qualcuno non lo spinse...... dall'altra parte....troppo tardi....non le fu perdonato......
Quanto difficile è scrivere di persone e di vicende che ci sono vicine, che abbiamo conosciuto o sentito raccontare. Credo di essere fra i pochi (della mia generazione) che riesce a leggere anche i puntini, perché ho avuto la fortuna che le storie mi sono state raccontate. Non per nulla nel commento ho usato il condizionale e sottolineato l’aspetto umano; non mi interessava quello politico. La tua istantanea delle condizioni di allora è illuminante; va però detto che ci sono persone che, a prescindere dalla motivazione che le spinge, si mettono in gioco, rischiano e pagano di persona; e altre che si lasciano scivolare gli eventi addosso, non si espongono, magari spingono gli altri, si nascondono e riemergono a cose fatte a godersene i frutti. Su questo, in Valle, credo che ci sarebbe da scrivere la Treccani; ma non è prudente, né saggio.
EliminaGiuste considerazioni, sottoscrivibili appieno.
EliminaNon se ne può ancora parlare e quando si potrà farlo, non interesserà più niente a nessuno. E' triste, ma è così. Le convenienze e il rispetto umano soffocano sempre la verità e comunque non è detto che conoscerla faccia stare meglio.
Ce la raccontate un po', questa storia? Non tutti la conosciamo.
RispondiEliminaÈ un periodo difficile e controverso Alago; qui da noi il bianco e il nero non esiste, ci sono solo infinite tonalità di grigio.
EliminaNessuno ha vinto: hanno perso tutti!
E l’oblio è stata una pietosa coperta.
So che è difficile parlare, lo so bene; ma non so come questo "Barbarossa" sia morto.
EliminaGiuseppe Fontana (Gallo), dopo l’8 settembre, era ritornato a casa dove vivevano il vecchio padre, uno zio e un fratello più giovane. La famiglia era povera, come tante altre, lui era senza lavoro e senza mezzi. Dopo l’ultimatum del governo Graziani, decise di presentarsi in caserma a Bassano.
EliminaSul fronte francese era stato caporale, ora lo promossero sergente e gli consegnarono le reclute.
A Giuseppe non volle molto per capire la situazione. Non era tipo da farsi intimidire, né da farsi comandare: la disciplina non era per lui.
Rosso di capelli, si lasciò crescere la barba. In un ambiente così disorganizzato, con la sua esperienza riuscì a farsi assegnare al magazzino…era fatta. La sera usciva, incontrava vecchi amici, alpini come lui. Avevano bisogno di armi per difendersi dalle brigate nere. Lui, compagno di tanti mesi di naja, non poteva non aiutarli…
Le reclute partirono, inviate in Germania per addestramento; lui, con pochi altri, era rimasto…ma per quanto? Forse, presto, anche lui sarebbe stato trasferito. Una sera c’era il coprifuoco, Giuseppe uscì dalla caserma con un altro, passò per il centro: la città era deserta. Allora rientrò, passò per la stalla, prese un cavallo e una carretta, la caricò di tutte le cose che gli capitarono sotto mano e … via, verso la Valsugana.
Quando si fece giorno era già in quel di Enego. Busso alla prima porta che vide. La donna che si affacciò alla finestra impallidì e richiuse, pensando a un nuovo rastrellamento. Subito dopo, da dietro casa, uscì un giovane che, correndo, scomparve nel bosco. Giuseppe bussò di nuovo:
-Non abbiate paura; apra, per favore!
Sentì il rumore del catenaccio, la porta si aprì e comparve un uomo anziano.
- Buon giorno.
- Buon giorno. – Rispose l’anziano-Cosa vuole?
- Senta sono fuggito da Bassano, vorrei sapere la strada per Marcesina.
- Vada avanti, sulla strada troverà un’indicazione, ma… attento: nel bosco molti occhi vedono, non commetta imprudenze. Più avanti troverà una malga, forse là potrà avere indicazioni più precise. Attento, molta gente vive in montagna, niente passa inosservato
- Grazie buon uomo, avete fatto bene a mettermi in guardia. Di questi tempi non si sa mai. Vi saluto.
- Buona fortuna, giovanotto, ne avrai molto bisogno.
Era il tempo in cui giovani sbandati si riunivano in gruppi nelle baite di montagna e nei boschi.
Giuseppe si aggregò ad uno di questi. Insofferente della disciplina, passava da un paese all’altro. Ogni tanto compariva in paese per visitare il vecchio padre, che di lui andava orgoglioso, e che gli raccomandava sempre la prudenza.
Giuseppe sorrideva, non conosceva la paura: parabellum a tracolla, bombe a mano alla cintura, barba incolta, capelli lunghi, rossi che più rossi non ce n’erano, era divenuto un personaggio.
Gli amici lo chiamavano Barbarossa, i nemici lo temevano
L’estate era passata tra un rastrellamento e l’altro, tornarono un’altra volta l’inverno e il freddo. La montagna, carica di neve, non offriva nessuna risorsa; anche i pochi rifugi erano insicuri. Per i viveri , bisognava avvicinarsi ai paesi, sempre più controllati. Quel giorno, Giuseppe scendeva con gli sci attraverso il bosco.
Nella notte, i tedeschi avevano occupato la zona. Ogni strada, ogni sentiero era pattugliato. Con i binocoli i tedeschi scrutavano le baite, le valli, il bosco. Videro un uomo uscire dal bosco e attraversare la radura, scivolando sulla neve, ignaro del pericolo.
Da un blindato partì una raffica di mitraglia. Colpito, l’uomo continuò la corsa. Individuato anche da una pattuglia, fu colpito una seconda volta e rotolò in un piccolo avvallamento. I soldati lo raggiunsero. Lo trascinarono fin sulla strada, dopo averlo attaccato per i piedi a un mezzo rimorchiarono fino alla piazza quel corpo crivellato di colpi, e, là, lo lasciarono esposto come un trofeo.
Il famoso Barbarossa era morto.
Storia tratta da “Valdastico in quel tempo” di Luigi Leonardo Sella
Ecco Alago che Gino ha prontamente soddisfatto la tua curiosità.
EliminaGrazie, anche questa una delle verità nascostemi.
EliminaSarebbe ora che questa "omertà" delle memorie finisse, perché dalla contrapposizione di verità distorte si hanno ancora divisioni controproducenti. C'è bisogno sempre più di unità,invece, con l'obiettivo comune della vivibilità e sostenibilità del sistema; nella Valle, poi, siamo tutti parenti, figli delle stesse fatiche e sacrifici.
Vengono i brividi
RispondiEliminaQuesta è una delle ....TANTE....."verità". VERITA' O LEGGENDA????????
RispondiEliminaCome si vede nel post ci sono ancora puntini e punti di domanda (potrei leggere anche gli spazi vuoti fra i puntini)quando si parla di quel periodo terribile di San Piero. Ha lasciato lutti, disperazione e rancori mai sopiti.
RispondiEliminaLasciamo perdere tutti i commenti come ha ben detto Gianni, commenti che se incentrati sull'appartenenza politica ed ideologica (in questo caso di chi non c'è più) non convinceranno mai le parti in causa.
Penso che problemi su cui discutere e da affrontare per un futuro migliore per noi e per i nostri figli ce ne siano in abbondanza.
In primis non vorrei che San Piero in futuro potesse dividersi ancora, magari in "San Piero destra o sinistra autostrada"
Caro Anonymous,
RispondiEliminail tuo è "nettare" di saggezza!
Troppa grazia Jo Condor ! Mi dispiace tanto non firmarmi, solitamente metto sempre il mio nome ma parlare di queste cose a San Piero è veramente out. Già provato. Sarai sempre il nipote di, il figlio di, la famiglia che e avanti di questo passo. Chi le cicatrici di quel tempo se le è portate tutta la vita addosso, magari costretto per necessità della vita a condividerla, in varie occasioni con chi gli ha fatto del male, mi ha insegnato innanzitutto a non dimenticare, e questo sia chiaro, ma anche di non coltivare rancore e guardare al futuro mio e dei miei cari. Questa è la cosa più importante.
EliminaGià! Il passato è passato e non lo possiamo cambiare, consapevoli comunque che perdonare e dimenticare non sono sinonimi.
EliminaPer il presente ed il futuro, invece, qualcosina possiamo sicuramente farla: concentriamoci su questo e guardiamo avanti.
Dici bene, ed è triste dovere constatare che nel 2013 bisogna avere il coraggio di rimanere anonimi su certi argomenti, forse dovrei trovare anch'io quel coraggio per togliermi di dosso una certa classificazione di rompi....... fatta ad hoc.
EliminaPer adesso non lo trovo quel coraggio e continuo a pensare che non avremo un San Piero dx o sx autostrada, ma un'autostrada sinistra in valle, forse quella si.
Voglio ancora credere che , forse, i miei figli non saranno classificati come figli del rompi..., ma semplicemente come figli del Maule.
Vorrei non ci fosse più l'out. Vorrei.....
Interpretando i puntini dopo il vorrei mi par di leggere: poter svegliare 'sto paesello. Sbaglio? Se è così avanti tutta!
EliminaE' così.......ma credo di essere tanto isolato da quelli che vogliono dormire in sto paesello
EliminaForse anche no.
EliminaE se tu fossi l'avanguardia, la punta dell'iceberg?
Cent'anni fa, sul Titanic si fecero beffe di un iceberg, che spuntava isolato, eppur la sua costola sotterranea squarciò la nave.
E poi i rompiballe servono, eccome se servono.
Va bene Phil...continuerò a fare il rompiballe, sperando che ci sia l'iceberg.
EliminaPer rompere ancora di più ho pensato di metterci anche la faccia oltre al nome.
Però, a Venezia...che bello vent'anni fa ( purtroppo )
Ho sentito parlare anch'io di problemi che esistevano anche all'interno delle famiglie stesse, fra Valpegara e San Pietro. Il fatto è che i partigiani hanno spesso un orientamento politico comunista. Pero, ritroviamo anche, nel movimento, dei liberali, dei cattolici e pure dei monarchici. Tutti sono uomini e possono fare errori...se guardiamo il film PORZUS di Renzo Martinelli, di 1997, nel quale i partigiani italiani di sinistra si sono battuti contro quelli di destra. Terribile uccidersi tra fratelli !
RispondiEliminaCome dice Piero, per concludere, le persone che danno la loro vita per la patria, o per un'altra persona, devono essere onorate.
Sagge parole Odette. Purtroppo, come puoi ben constatare, è difficile approcciare quel periodo senza pregiudizi. Pesano la storia, i lutti, le vendette, i vissuti personali, le parentele, le convenienze e soprattutto le miserie umane.
EliminaLa politica, intesa come appartenenza ideologica, secondo me c’entra gran poco; contano molto di più le frizioni, le divisioni e le piccinerie che ogni piccola comunità contiene e che ovviamente si amplificano e incancreniscono in contesti epocali difficili e tragici.
Devo confessare che la pubblicazione di questo post è stato un test: chi mi conosce sa bene che non amo toccare questi argomenti proprio perché sono consapevole di quanto il nostro contesto sia incapace di affrontarli serenamente.
Test riuscito. Ipotesi confermata!