giovedì 9 maggio 2013

I prodotti de.co Vicentini: la bòndola di Torrebelvicino


Torrebelvicino





È località d’esordio della Val Leogra, che da Schio s’innalza verso il passo di Pian delle Fugazze e il monte Pasubio. La sede comunale si trova a 260 metri di quota, ma l’impervietà del territorio risalta nelle cime prealpine che lo dominano: a nord il monte Enna (m 975) e a sud il monte Civillina (m 946). Nel toponimo sono riassunti i caratteri salienti della vicenda storica: «belvicino» deriverebbe infatti da una voce retica riferibile a un luogo sacro presso una fonte d’acqua; «torre» starebbe poi a ricordare un presidio militare d’epoca romana e «pieve», infine, a sottolineare il ruolo della chiesa locale nella cristianizzazione della valle. Un centro rilevante dunque, prosperato nei secoli grazie ai traffici sulla strada tra Vicenza e Trento, con tutto quel che ne è conseguito in fatto di commerci e scambi culturali tra la pianura Padana e i paesi d’Oltralpe. Quanto alla realtà alimentare, prima dell’espansione dell’industria scledense, Torrebelvicino ha condiviso le attività agropastorali degli altri comuni della valle e goduto della loro stessa fama per la produzione salumiera, associando il proprio nome alla bondola, a fronte del primato di Valli del Pasubio per la sopressa.





La bondola di Torrebelvicino
Il termine «bondola» deriva forse dal latino «botulu», che sta per budello, o ancor più probabilmente da una voce arcaica d’ambito padano indicante un oggetto di forma tondeggiante. Questi insaccati d’impasto analogo al cotechino, hanno tuttavia pezzatura maggiore e forma tondeggiante per via dell’insaccatura in vescica. Quanto alla preparazione, carni e cotiche, nelle proporzioni codificate dalla tradizione contadina, vengono macinate singolarmente, quindi impastate con aggiunta di sale e aromi (pepe, cannella e chiodi di garofano), rimacinate assieme e infine insaccate in una vescica di maiale o vitello, tutt’al più in ritagli di budello di vacca. Questo accorgimento trova motivo d’essere nell’esigenza di prolungare la conservazione dell’insaccato, di modo che le bondole possano essere consumate successivamente ai cotechini, fino a primavera. Il consumo è previa cottura in acqua e gli abbinamenti sono gli stessi del cotechino: salsa di rafano («cren»), radicchio di campo stufato o altre verdure bollite.
Prodotto caratteristico è la bondola con la lingua, che consente la conservazione di questo taglio di carne inserendolo intero nel cuore dell’insaccato o a pezzi mischiato all’impasto dopo una breve salmistratura. Da segnalare, l’antica usanza di portare in tavola la «bondola col lengual» nel giorno dell’Ascensione, festività che cade per lo più in maggio; è quello che gli antropologi definiscono rituale atropopaico, affidando al consumo della lingua di maiale il valore di scongiuro contro i morsi dei serpenti, animali a lingua bifida, che proprio in questo periodo dell’anno tornano a mostrarsi nei campi. 
È a questa tradizione, che si ispira l’odierna Sagra della Bondola, in calendario a Torrebelvicino nelle domeniche del mese delle rose.

13 commenti:

  1. Bella questa! Ed io che ci sto a due passi lo vengo a sapere dalla preziosa Carla, sempre pronta e saggia, miniera fantastica del Bolg.

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  2. Come che sia che la Valdastico non ha partorito alcuna specialità tipica? Un prodotto DOP? Rotzo è riuscito a costruire un mito su una cosa insulsa come la patata, Rubbio sul sedano, Creazzo sul broccolo. Da noi niente!
    Potevamo almeno selezionare anche noi qualcosa, che so, ...un fagiolo senza effetti collaterali per esempio.

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    1. Phil caro!

      la tua sarebbe un'idea strabiliante e magari, per assurdo, pure fattibile...

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  3. Phil, dove li metti i "marsoni" dell'Astico??? ....
    Hai ragione! ... C'era una volta, dirai!... Chiedo a Carla se ha una foto della pesca ai marsoni....
    E poi, dai, si potrebbe anche noi fondare una confraternita, come hanno fatto quelli di Sandrigo!
    La confraternita del MARSON originario dell'Astico! La avremo dura coi guardiani della pesca, ma la confraternita
    non avrà paura!

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  4. dimenticavo:
    Carla, lancia un concorso di idee dal titolo:
    cosa proponi come prodotto tipico della Valdastico?
    Magari in tanti qualche idea la si trova, perché veramente coi marsoni la sarebbe dura!
    Ma sarebbe un nostro diritto averli, come era una volta!

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  5. Mi veramente ve gavarìa da na bona idea col fumare visùni come alternativa al tabaco, ma no me ciapè mai in considerassion, ne de quà ne de là dela Tora. Invesse che le sigareta letronica, un bel cào de visòn Valdastico Doc, tratà e secà come si deve, faria dela vale la nova Amsterdam in salsa ecologica. Se po' vulì provare anca a fumàre i marsùni sìchi, podaria esare n'altra bona idea ciò.

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    1. Sponcio! Te sì proprio un bell'articolo! Te voi proprio che se intosseghèmo tuti??!!
      Da bocia gò provà, parchè i grandi te lo ficava in boca: tira! tira, bocia! i ne disèa... e zo a ridare, vedendone strabucare i oci!! Eppure sì, ghe zera chi se li fumava...

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  6. c'era la specialità orso Dino ma è stato ucciso, credo ?

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    1. Troppo girovago, l'orso Dino... li riposa in... pace.
      Mi pare di ricordare che se lo son "spartito" gli Sloveni...

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    2. Puntare su la trota di elevamento biologico ; creare una pizza alla trota biologica cimbra (?), con polenta morbida e erbe selvatiche(aglio selvatico ecc...) trovate nella verde Val d'Astico. Dopo la verde milonga...
      Accompagnare con un buon fragolino fatto in Valle.
      Aprire una pista ciclabile lungo l'Astico, da Lastabasse a Arsiero (collegata con la pista di Piovene) per digerire il tutto.

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    3. Togli l'aglio cara Odette...
      come si fa a ballare la milonga altrimenti?

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    4. hai ragione Carla ! mettiamo maresina sulla trota, al posto dell'aglio !

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    5. E' programmato anche il post sulla maresina Odette. A breve...

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