venerdì 15 febbraio 2019

Sensa giudissio



Gianni Spagnolo © 190205

  • “Ti si sensa giudissio!”
  • “Bion che te miti giudissio, sonò!” 
Queste erano frasi ricorrenti che ci indirizzavano i grandi quando eravamo bociasse: il giudissio era un termine onnipresente nelle esortazioni educative di allora. Il suo significato era perciò ben chiaro anche per noi, che di giudissio ne avevamo sempre pochino: significava saper discernere fra ciò che è bene e ciò che male e ovviamente attenersi alla prima opzione. Per noi boce, la divisione fra bene e male in verità non era sempre così evidente come lo era per gli adulti, perché loro sì che avevano giudissio, ciò, ancamassa!
Veramente c’era anche il Giudissio Niversale, che quello faceva un po’ di spago a tutti, ma era un’evenienza piuttosto in là nel tempo e prerogativa di chi aveva più criterio e misericordia di noi; intanto però bisognava comportarsi, appunto, con giudissio! A Dottrina si premuravano poi d’insegnarci che bisogna condannare il peccato, ma non il peccatore, perché a quest’ultimo ci avrebbe pensato sempre quello di prima, che era più attrezzato di noi, nel Dì del Giudissio, appunto! Perciò avevamo ben chiaro che giudizio e condanna non fossero sinonimi, anche se poi nella prassi le cose non mancavano d’ingarbugliarsi un po’.
Quando infine l'età ci avrebbe portato a far giudissio, ecco che sarebbe spuntato il dente del giudissio e allora potevamo dirci arrivati. Neanche quello era del tutto sicuro però, perché si vedeva in giro parecchia gente a cui il dente doveva essere spuntato già da un pezzo, ma che aveva il giudissio ciapà un fià indrìo.
Siamo comunque cresciuti nella chiara avvertenza di dover sempre discernere il bene dal male in ogni occasione. Non era neanche tanto difficile, dato che bastava riferirsi alla morale comune, che allora era indiscutibile. Poi si trattava  di negoziare con la propria coscienza, dove magari cascava l’asino; ma questo è un altro discorso.

Oggi invece è una pacchia: non solo non serve più avere giudizio, ma addirittura è proibito giudicare. Sarà che la morale non è più comune, ma soggettiva, che la società è liquida, che il pensiero è debole, che ogni comportamento o idea deve essere rispettato a prescindere, sta di fatto che guai a giudicare.
D’altra parte, con le categorie di bene e di male che si stanno dissolvendo come neve al sole, lasciando appunto una società liquida (e tanta paceca), è anche logico sopprimere il giudissio, che altrimenti sarebbe di assai ardua applicazione e sconvolgerebbe le coscienze in formazione e anche quelle, si fa per dire, già formate. Anche la Verità, che di per sé dovrebbe esistere solo al singolare, è diventata plurale: un ossimoro, dunque, ma così ognuno ha la sua. Verità e versione sono diventati sinonimi.
Liberi tutti, dunque, come si gridava quando si vinceva giocando a cucòto.
Tutto va ben, madama la marchesa!
Infatti adesso va bene tutto! Se prima bisognava star attenti al fare, adesso però bisogna fare attenzione anche a come parlare: sia mai che qualcuno si possa offendere! E con tutti i permalosi che ci sono in giro la cosa sta diventando piuttosto complicata, anche perché contemporaneamente cambia anche la lingua. Prendersi del deficiente una volta non era un complimento, ma nessuno ne faceva un dramma. Poi si sono aggiornati via via i termini, ma anche il concetto informatore li ha inseguiti, azzerando velocemente ogni vantaggio. Invece parole che erano tabù perché riservate alle parti in ombra del corpo, sono diventate innocenti intercalari della parlata quotidiana. Quel che non stava né in cielo né in terra, oggi è sdoganato, quando non incentivato. Ciò che è tecnicamente possibile, diventa automaticamente lecito. Qualsiasi idea o pratica, anche la più insana e illogica è ritenuta degna di rispetto e tutela. Con ciò anche l'evidenza è andata a farsi friggere, non conta più. L'importante è la percezione! 
In ogni caso non si deve giudicare. L'unico giudizio, impietoso e inappellabile, è ammesso solo a carico di chi si permette di giudicare: su di lui anatema! Giudizio e condanna sono dunque diventati sinonimi, facciamocene una ragione.
Mi torna alla mente una frase di Chesterton:  
Fuochi verranno attizzati per testimoniare che due più due fa quattro. Spade saranno sguainate per dimostrare che le foglie sono verdi in estate”. 
È stata scritta nel 1905 e sembrava allora una criptica iperbole, ma pare che non ci siamo distanti.
Sempre Chesterton diceva che: “Le idee sono pericolose, ma l’uomo per cui sono più pericolose, è l’uomo senza idee”. 
Mah! Non so! Mi sa che intanto, per non saper né leggere né scrivere, sarà meglio continuare ad applicare il caro vecchio giudissioAncamassa!






2 commenti:

  1. Mais, à part ça, Madame la Marquise,
    Tout va très bien, tout va très bien...

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  2. Chesterton la sapeva lunga...

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