La Liguria è il pit stop dei nostri on the road.
Una lingua di terra che si incastra perfettamente con la quasi totalità
dei nostri itinerari in auto e che si torni da Nord Europa, Francia o
Nord Italia poco importa... è sempre il percorso più corto, la maniera
più semplice di tornare a casa.
Caso vuole che sulla via del ritorno dal nostro ultimo viaggio in Costa Azzurra, abbiamo scoperto un'altra piccola perla di questa regione:
Valloria, il paese delle porte dipinte.
Un borgo incantato aggrappato sui monti in provincia di Imperia che si raggiunge guidando su strade serpeggianti e silenziose, abbellite da pugni di case, fiumiciattoli e campi di ulivi.
All'entrata
nel borgo di odono le risate degli abitanti del paese, le chiacchiere
in dialetto stretto, le sane e lente abitudini che sembrano appartenere
ad un'epoca ormai lontana. Si comincia a camminare su e giù per le
antiche viuzze del borgo, ci si sofferma su un monumento e si entra
anche in qualche chiesa, ma l'attenzione è calamitata sull'attrattiva
principale: le porte dipinte.
Da
semplici valichi di ingresso nella vita delle persone a vanitose
protagoniste del racconto, ammirate e fotografate da ogni visitatore.
Decorate da artisti, designer, architetti, pittori. Ognuna con la sua
storia, il suo stile, il messaggio più o meno implicito da diffondere.
Nel sorriso e negli occhi dei visitatori si legge un ritorno all'infanzia, come se la caccia alle porte dipinte diventasse un occasione per organizzare un gioco di gruppo. In
effetti è così che ci si sente e, come in una gara a tempo, si accelera
il passo tra le viuzze più strette per seminare gli avversari e
guadagnare più punti, desiderosi di trovare l'impensabile o timorosi che
una o più porte vengano perdute nei meandri del labirinto.
Le scene riprodotte sulle porte dipinte raccontano centinaia di storie: lezioni di vita, personaggi del passato, lavori nei campi, panorami del territorio, tramonti delicati sul mare.
C'è una sola nota dolente in tutto questo: Valloria è un borgo che meriterebbe maggiore attenzione da parte delle autorità
competenti. Accanto alle porte dipinte è impossibile non notare gli
edifici in rovina, le persiane pericolanti, le sbarre e i divieti di
accesso. Un cammino di bellezza iniziato con le porte variopinte ma
interrotto. Ci auguriamo possa riprendere al più presto.
La caccia alle porte dipinte è comunque proseguita e vi lasciamo al nostro piccolo tesoro. Quale preferite?
Che meraviglia!😀😀bellissime! da copiare!
RispondiEliminaAmmetto... Bellissimi, ma non esageriamo. C'è un limite a tutto. A me piace anche il borgo "selvaggio" nella sua naturalezza. E' bello vedere le porte delle stalle sbrecciate, dal colore smorto, piene di ferite; le mura scalcinate, annerite dal fuoco, gli infissi delle finestre sradicati dai venti. Ogni casolare, ogni contrada ha una storia che va rispettata, anche nei colori dei suoi elementi primitivi come il legno e la pietra. I murales stanno invadendo tutto. Belli sì.... ma nel poco e nel piccolo. Con un limite. Non vorremmo che un giorno i maniaci delle novità artistiche gettassero colore anche sugli alberi dei boschi, nei prati verdi, nelle acque del torrente, sulle rocce delle Dolomiti. Non si sa mai. Il grande Albert Einstein diceva che "la follìa umana è infinita".
RispondiEliminaAnonimo