domenica 10 febbraio 2019

Santi del calendario in .... “disuso”

In ogni giorno del calendario che abbiamo come promemoria nelle nostre case, c’è scritto un Santo più o meno conosciuto, più o meno pregato e invocato, fatto conoscere anche dalla tradizione del luogo in cui viviamo.
A volte mi tornano alla mente i Santi con cui sono cresciuta e mi accorgo di quanti sono andati in “ferie”..., ma non per loro volontà, ma perché spesso, nel tempo in cui viviamo, crediamo di non aver bisogno di pregarli, di affidarsi, di fidarsi, in un’unica parola di avere “FEDE”.
Se pensiamo che nella nostra tradizione contadina, in ogni stalla di un tempo, c'era bene in vista l’immagine di S. Antonio abate protettore degli animali e ora le stalle sono scomparse… comprendiamo che quel Santo tanto conosciuto è diventato un estraneo nella nostra vita. 
Nella stalla della mia casa paterna, non più stalla, ma ripostiglio, il quadro del Santo è ancora appeso al muro; quando entro lo guardo, penso a quanto è stato pregato e invocato per gli animali che in quel luogo sono passati.
Domenica tre febbraio, San Biagio, ho ripensato a quello che la mia mamma mi ha sempre raccontato di questo Santo. Lei, originaria della frazione Malleo, sopra Mortisa, sopra il paese di Calvene, mi racconta che nella sua giovane età il giorno di San Biagio, andava con altre persone della Contra' a far benedire il pane. A piedi si recava nella chiesa di Caltrano con una pagnotta avvolta in una “canevàssa” e lì veniva benedetta perché il Santo è “sora la gola”. Questo pane veniva conservato e usato solo ed esclusivamente quando uno della famiglia aveva mal di gola: se ne prendeva un pezzettino, lo si teneva in bocca per ammorbidirlo con la saliva (col tempo diventava secco…), poi lo si deglutiva pensando a San Biagio e con quel frammento di pane si avrebbe avuto sollievo per il dolore alla gola. Fede, fiducia, affidamento... questo io trovo in gesti di come questo che un tempo erano usuali e consueti.
Se un tempo si tramandava oralmente la storia dei Santi o si aveva un “santino” che li ritraeva, con una preghiera stampata sul retro, con la tecnologia possiamo apprendere la storia di questi Santi poco conosciuti, possiamo comprendere le loro vicende, il loro percorso terreno e la devozione che hanno avuto da tanta gente. E come San Biagio, tanti altri Santi che sono stati e sono tuttora nostri protettori, continuano a essere presenti, non solo per una tradizione che ci è stata trasmessa, ma come compagni di cammino, basta solo che ci ricordiamo di loro.
Lucia Marangoni


2 commenti:

  1. Bel racconto che mi riporta indietro di 60 anni.Quando ero ai LUCONI mia nonna aveva sempre quel pezzo di pane benedetto nella panca e quando serviva lo dava a noi bambini.Noi poi qui a MILANO abbiamo continuato la tradizione con la differenza che si usa il panettone avanzato il giorno di NATALE con in goccio di vin santo.CIAO

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  2. Beh, sarò eretica, ma se leggiamo ste pappardelle dei santini capiamo anche
    perchè sono tramontati, dai!
    Ed il pane di Sant'Antonio... dai...
    Magari serviva a tenerci buoni, ma siamo all'oscurantismo, ai limiti della stregoneria...

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