In
ogni giorno del calendario che abbiamo come promemoria nelle nostre
case, c’è scritto un Santo più o meno conosciuto, più o meno
pregato e invocato, fatto conoscere anche dalla tradizione del luogo
in cui viviamo.
A volte mi tornano alla mente i Santi con cui sono cresciuta e mi
accorgo di quanti sono andati in “ferie”..., ma non per loro
volontà, ma perché spesso, nel tempo in cui viviamo, crediamo di
non aver bisogno di pregarli, di affidarsi, di fidarsi, in un’unica
parola di avere “FEDE”.
Se
pensiamo che nella nostra tradizione contadina, in ogni stalla di un
tempo, c'era bene in vista l’immagine di S. Antonio abate
protettore degli animali e ora le stalle sono scomparse… comprendiamo
che quel Santo tanto conosciuto è diventato un estraneo nella nostra
vita.
Nella stalla della mia casa paterna, non più stalla, ma
ripostiglio, il quadro del Santo è ancora appeso al muro; quando
entro lo guardo, penso a quanto è stato pregato e invocato per gli
animali che in quel luogo sono passati.
Domenica
tre febbraio, San Biagio, ho ripensato a quello che la mia mamma mi
ha sempre raccontato di questo Santo. Lei, originaria della frazione
Malleo, sopra Mortisa, sopra il paese di Calvene, mi racconta che
nella sua giovane età il giorno di San Biagio, andava con altre
persone della Contra' a far benedire il pane. A piedi si recava nella
chiesa di Caltrano con una pagnotta avvolta in una “canevàssa” e
lì veniva benedetta perché il Santo è “sora la gola”. Questo
pane veniva conservato e usato solo ed esclusivamente quando uno
della famiglia aveva mal di gola: se ne prendeva un pezzettino, lo si
teneva in bocca per ammorbidirlo con la saliva (col tempo diventava
secco…), poi lo si deglutiva pensando a San Biagio e con quel
frammento di pane si avrebbe avuto sollievo per il dolore alla gola.
Fede, fiducia, affidamento... questo io trovo in gesti di come questo
che un tempo erano usuali e consueti.
Se
un tempo si tramandava oralmente la storia dei Santi o si aveva un
“santino” che li ritraeva, con una preghiera stampata sul retro,
con la tecnologia possiamo apprendere la storia di questi Santi poco
conosciuti, possiamo comprendere le loro vicende, il loro percorso
terreno e la devozione che hanno avuto da tanta gente. E come San
Biagio, tanti altri Santi che sono stati e sono tuttora nostri
protettori, continuano a essere presenti, non solo per una tradizione
che ci è stata trasmessa, ma come compagni di cammino, basta solo
che ci ricordiamo di loro.
Lucia
Marangoni
Bel racconto che mi riporta indietro di 60 anni.Quando ero ai LUCONI mia nonna aveva sempre quel pezzo di pane benedetto nella panca e quando serviva lo dava a noi bambini.Noi poi qui a MILANO abbiamo continuato la tradizione con la differenza che si usa il panettone avanzato il giorno di NATALE con in goccio di vin santo.CIAO
RispondiEliminaBeh, sarò eretica, ma se leggiamo ste pappardelle dei santini capiamo anche
RispondiEliminaperchè sono tramontati, dai!
Ed il pane di Sant'Antonio... dai...
Magari serviva a tenerci buoni, ma siamo all'oscurantismo, ai limiti della stregoneria...