LA FABBRICA DEL GHIACCIO IN LESSINIA
Cerco di essere breve, nel parlarvi di questa storia bellissima che ci
riguarda tutti, a noi veronesi e non solo (ma volendo approfondire,
l’amico Alfred Sternberg ha pubblicato sul mio gruppo "LESSINIA,
L’ALTOPIANO DEI SILENZI" un lungo articolo dettagliato ed esaustivo).
Questo tipo di produzione e commercio nacque da noi all’incirca con
l’arrivo dei Cimbri, intorno all’anno 1300 D.C., e terminò verso la fine
degli anni 50 del secolo scorso, con l’avvento dei frigoriferi che
giunsero dall’America per poi diventare elettrodomestic i di uso comune.
Nelle pozze d'alpeggio - ripulite dall’uso delle vacche a pascolo o
utilizzate in esclusiva - si lasciava ghiacciare l’acqua piovana, che
poi veniva “segata” dai "giassaròi" in blocchi; questi blocchi di
ghiaccio venivano poi calati nelle “giassàre”, splendide strutture in
pietra, con pozzi profondi anche più di dieci metri, per la loro
conservazione naturale fino all’arrivo dell’estate. Tra uno strato e
l’altro veniva utilizzato il fogliame raccolto in autunno (far la foja)
per evitare che i blocchi si incollassero tra loro.
Con l’arrivo
della bella stagione, frotte di carrettieri scendevano a valle
(spessissimo dal Vajo della Pissarota) per portare il ghiaccio ad
ospedali, mercati, ristoranti, privati facoltosi che se lo potevano
permettere.
Sabato scorso abbiamo ricreato questo antico mestiere, perché si deve evitare che la nostra storia cada nell’oblìo!
Un grazie enorme al "giornalista contastorie" (mia definizione personale) Stefano Cantiero, che ha fortemente voluto la cosa. All’amico Luca Campara, col papà Mario e Carlo Erbisti, disponibilissim i
protagonisti. A Stefano Brutti, per la sua preziosa e fattiva
collaborazione in qualità di figurante. E sempre un grazie infinito a
te, LESSINIA mia.
Marco Malvezzi-Luca Campara
cimbernauti
La giassàra di Valpegara, lavoro degli abitanti della contrà, è molto bene conservata. Vi invito ad andare vederla.
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