【Gianni Spagnolo © 190213】
Un capodanno di tanti anni fa mi trovai ad assistere alla prima messa in un paese di montagna non molto lontano da qui. Avevo trascorso la fine dell’anno con la famiglia, a casa di amici; una festa del tutto tranquilla, anche perché avevamo i figli piccoli. Fu forse a causa di essi che mi svegliai di primo mattino e mi ritrovai lì dopo una lunga camminata mattutina nella neve, solleticato dall’aria sottile e pungente di quell’inizio d’anno nuovo.
Ambiente gelido, pochi anziani intabarrati sparsi sui primi banchi, qualche signora che doveva poi probabilmente attendere al pranzo festivo e un vecchio celebrante infreddolito. Tutto secondo prassi dunque e scarse aspettative per un'omelia scontata su un tema post-natalizio come la responsabilità verso i poveri. Se non che, ad un certo punto, il prete buttò lì un concetto che mi scosse dal sopraggiunto torpore liturgico. Disse sostanzialmente che non sono i diritti a garantire il povero bensì i doveri. Ohibò, cosa stava dicendo quel parroco di montagna a quell’attempata e assonnata platea in un’epoca di rivendicazione di ogni diritto possibile e immaginabile?
Eh sì, perché sosteneva il prete che van bene i diritti, ma poi questi devono essere opposti, rivendicati, fatti valere affinché diventino efficaci. Cosa che richiede conoscenza, cultura, mezzi, possibilità, connessioni sociali, ecc. e in questo il povero è spesso assai poco attrezzato e quindi di fatto escluso dal godimento anche dei diritti che sono stati pensati per lui.
In sostanza i diritti sono per chi se li può permettere!
Ecco perché deve subentrare il senso del dovere a garantire il diritto. Se ciascuno attende con scrupolo e retta coscienza ai doveri del proprio stato, se non vi antepone la pigrizia, il comodo, il rispetto umano, la furbizia o addirittura la sopraffazione, solo allora nella società i diritti e le opportunità potranno essere fruiti ed efficaci per tutti, specie per chi ha maggior bisogno di essere tutelato. Altrimenti si vive in un contesto ipocrita di diritti formali.
Per carità, non è un concetto inaudito né particolarmente sofisticato, ma detto lì, in quel conteso e con quella semplicità mi colpì. Tanto più perché gli astanti appartenevano per lo più ad una generazione alla quale il concetto del "dovere" - inteso prevalentemente come cieca osservanza - era stato inculcato. Tanto più perché il senso del “dovere” e della “responsabilità personale" sono diventati i grandi assenti nella mentalità corrente, dopo appunto essere stati portati sugli scudi, anche a sproposito, dalle precedenti generazioni. Ora la rivendicazione di ogni diritto, forse per reazione, è diventata invece un’universale tendenza.
Dunque il diritto e il dovere sono due piatti della stessa bilancia che devono stare imprescindibilmente in reciproco e virtuoso equilibrio affinché la società si regga con giustizia.
Un’emerita banalità, sembrerebbe, detta così. In pratica non pare lo sia altrettanto.
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