lunedì 18 febbraio 2019

Pensieri di Lucia per Samuele

Una veglia per abbracciare la famiglia di Samuele

Una chiesa gremita sabato sera, tanti ragazzi, tanti…

Il Gruppo giovani di Arsiero insieme a don Paolo, hanno preparato un momento dove esprimere condivisione a una famiglia distrutta per la perdita del figlio. Canti, preghiere, silenzio, invocazioni, tra lacrime e disperazione… faticoso cantare mentre un groppo ti chiude la gola e gli occhi sono bagnati dal pianto; ma per far sentire un abbraccio a quella famiglia, tutti hanno provato… Un cartellone verde come un campo da calcio con le foto di Samuele, un pallone al centro, frasi scritte per lui e tutto intorno, i nomi degli amici, dei compagni di gioco. Solo preghiera, silenzio, vicinanza, condivisione… nei volti delle persone una tristezza infinita e la consapevolezza che altro non si può fare, non ci sono parole e se anche ci fossero, non potrebbero consolare…

Un drappo nero steso sul pavimento della navata centrale della chiesa: una strada buia, tenebrosa, paurosa e scura, che ora è la strada, il sentiero da percorrere. Poi un segno semplice, ma significativo: ogni persona poteva accendere al Cero Pasquale un piccolo lumino e depositarlo in quella strada buia. A poco a poco, quel nero percorso è stato punteggiato da piccole luci; quelle fiammelle sono l’unico modo che abbiamo avuto per dire a una famiglia sconvolta e disperata, la nostra vicinanza, il pensiero e la preghiera che sono l’unica arma che abbiamo per sconfiggere le tenebre e fare un poca di luce. Momenti intensi e significativi per chi crede che la preghiera sia una medicina preziosa e, se fatta con il cuore, possa portare sollievo. Questi sono giorni difficili e tanti ne seguiranno, affidarci a Dio che ci tiene sul palmo della sua mano specialmente in questi momenti, che nella nostra sofferenza ci è vicino, che nel dolore ci abbraccia, è come avere una marcia in più per affrontare una vita diversa dai sogni sognati e ora infranti. Una vita da vivere con un grande vuoto che mai potrà colmarsi per la mamma, il papà, il fratellino, la nonna e per quanti hanno conosciuto e amato Samuele.

Lucia
 
“Ancora una volta…”



Ancora una volta stupisci e lasci senza parole...
Ancora una volta fai parlare di Te...
Ancora una volta passi e porti con Te
giovani vite piene di energia…

Dove passi tu, solo deserto e dolore,
solo vuoto e disperazione,
solo sgomento e lacrime,
dentro un tempo irreale…
Niente e nessuno può consolare, può confortare
niente e nessuno…

Ancora una volta sei passata, MORTE…
Hai portato con te una giovane vita
nella sua primavera, nella giovinezza,
nei suoi anni migliori…
L’hai strappata agli affetti più grandi,
l’hai tolta alle amicizie,
alla scuola, al gioco,
a tutto ciò che era “ VITA”…
hai cancellato in un attimo:
sogni e speranze, progetti e certezze…
Come cumuli di polvere portata dal vento,
se ne vanno via…

Lasci dietro di te cuori spezzati,
volti distrutti, menti stupite e incredule,
occhi pieni di lacrime…
Lasci altre vite che cercano di colmare
un vuoto enorme..
Cercano con frenesia, frammenti di ricordi,
piccoli pezzi che compongono,
come in un puzzle,
gli anni, i mesi, i giorni, le ore, gli istanti
di una giovane VITA.

Prendi, rubi, sottrai…
ma ciò che non potrai mai togliere
sono le immagini e i ricordi…
Quei ricordi che, come tesori preziosi,
resteranno per sempre
racchiusi e protetti,
nel nostro cuore…

E ancora, MORTE, mi chiedo: perché?
Perché arrivi così senza farti sentire?
Perché colpisci così duramente? Perché?

Sono domande che non trovano risposte...
non c’è spiegazione alcuna, è la vita che dà e toglie…

E anche se so che esisti, che ci sei sempre,
che puoi arrivare in qualsiasi momento,
vorrei cancellarti e dimenticarti…
ma so che non si può né combatterti,
né distruggerti, né vincerti…
Anche se comunque fai parte della VITA,
resti sempre un mistero incomprensibile,
oscuro e spaventoso…

Ancora una volta mi hai fatto scrivere,
scrivere di Te… con rabbia, con dolore,
con disperazione, con immensa tristezza..
Oggi, mentre un caldo sole
sembra far rinascere la vita,
come nei giorni tiepidi di primavera,
oggi hai fatto sentire in tutta me stessa,
il grande gelo che solo TU sai portare...

Ho ancora scritto di TE... di te, MORTE...
che in un pomeriggio di febbraio
hai portato via SAMUELE…

E cosa dirti ancora??
Che riesci a togliere tutto, a denudare,
a farci sentire soli e spaventati, poveri e fragili
come viandanti sperduti?
Sì, è così che ora mi sento,
mentre mille pensieri affollano la mia mente…
Ma voglio, devo, con tutta me stessa,
rifugiarmi in ciò che credo, in ciò che spero...
In ciò che lascia uno spiraglio di luce
anche nelle tenebre più scure,
nella Fede che mi sostiene, nella preghiera in cui mi rifugio,
nella speranza di una vita nuova…

“Sensazioni leggere, fruscii,
battiti d’ali, aliti di vento, presenze, segni…”
Sono certa che tutto questo esiste davvero:
il nostro essere SPIRITO e abitare per sempre vicino a chi ci ama,
nel profondo del CUORE, nell’intimo dell’ANIMA…

Per sempre…

Lucia
16 febbraio 2019
 
Da quella sera, ogni notte guardo il cielo,
in cerca di una nuova stella…
Le notti paiono più silenziose, sembra che anche il cielo si sia fermato
che tutto ciò che gira sia immobile, quasi senza respiro;
la luna, silenziosa, sta a guardare e anche lei è triste...
Qui sulla terra, tra tanti dolori un nuovo dolore,
cuori lacerati, occhi pieni di lacrime...
Samuele è volato via in un attimo,
lasciando senza parole paesi interi…
Strappato alla vita, mentre pienamente gustava i suoi giovani anni,
tolto agli affetti più grandi, ai baci, agli abbracci,
agli amici, alla scuola, al gioco…
Portato via dall’amore immenso della sua famiglia…
Guardo la volta stellata e penso…
cerco risposte che non trovo, che non si possono trovare...
E mentre le notti lasceranno il posto ai giorni,
mentre il sole inizierà a scaldare i cuori,
penso ai cuori avvolti dal gelo del dolore,
cuori chiusi dal ghiaccio della disperazione,
cuori che sono stretti dalla morsa di un inverno difficile da mandare via…
Pensando alle tante persone che ora sono nella notte più scura,
non posso fare altro che recitare una preghiera:
“Signore aiutali, non so come, ma aiutali!”
Lucia

17 febbraio 2019

Ho cercato parole per me…

e ho trovato queste del Papa di tempo fa, sulla perdita di un figlio e vorrei condividerle, Lucia



«La morte è un’esperienza che riguarda tutte le famiglie, senza eccezione alcuna. Fa parte della vita: eppure, quando tocca gli affetti familiari, la morte non riesce mai ad apparirci naturale». Lo ha detto il Papa, che nella catechesi dell’udienza generale di oggi - a partire dalla «scena molto commovente» del Vangelo di Luca che narra di Gesù con una vedova che ha perso l’unico figlio - ha fatto notare che «per i genitori sopravvivere ai propri figli è qualcosa di particolarmente straziante, che contraddice la natura elementare dei rapporti che danno senso alla famiglia stessa».

«La perdita di un figlio o di una figlia è come se fermasse il tempo», le parole del Papa: «Si apre una voragine che inghiotte il passato e anche il futuro». «La morte, che si porta via il figlio piccolo o giovane – ha proseguito - è uno schiaffo alle promesse, ai doni e sacrifici d’amore gioiosamente consegnati alla vita che abbiamo fatto nascere». «Tante volte – ha proseguito a braccio – vengono a Messa a Santa Marta genitori con la foto del figlio, della figlia del ragazzo, della ragazza e mi dicono che se ne è andato: lo sguardo è tanto addolorato, la morte di un figlio tocca profondamente».

Quando muore un figlio, «tutta la famiglia rimane come paralizzata, ammutolita», ha detto il Papa: «E qualcosa di simile patisce anche il bambino che rimane solo, per la perdita di un genitore, o di entrambi», ha proseguito spiegando che «il vuoto dell’abbandono che si apre dentro di lui è tanto più angosciante per il fatto che non ha neppure l’esperienza sufficiente per dare un nome a quello che è accaduto». «Ma dov’è papà? Dov’è mamma? Sta in cielo, ma perché non lo vedo?», chiedono i bambini: «Questa domanda provoca angoscia nel cuore di un bambino che rimane solo». «Quando torna papà, quando torna mamma?», le sue domande: «Cosa si risponde? E il bambino soffre. E così è la morte di un figlio». «In questi casi – ha commentato Francesco - la morte è come un buco nero che si apre nella vita delle famiglie e a cui non sappiamo dare alcuna spiegazione. E a volte si giunge persino a dare la colpa a Dio». «Quanta gente – ha proseguito il Papa – si arrabbia con Dio, bestemmia: perché mi hai tolto il figlio, o la figlia? Ma Dio non c’è, non esiste, perché ha fatto questo? Tante volte abbiamo sentito questo. Questa rabbia viene dal cuore per un dolore grande: la morte di un figlio, di una figlia, di un papà, di una mamma, è un grande dolore e questo accade continuamente nelle famiglie».

«La morte fisica ha dei ‘complici’ che sono anche peggiori di lei, e che si chiamano odio, invidia, superbia, avarizia: insomma, il peccato del mondo che lavora per la morte e la rende ancora più dolorosa e ingiusta». Ha spiegato il Papa, durante l’udienza generale di oggi: «Gli affetti familiari appaiono come le vittime predestinate e inermi di queste potenze ausiliarie della morte, che accompagnano la storia dell’uomo». «Pensiamo all’assurda normalità con la quale, in certi momenti e in certi luoghi, gli eventi che aggiungono orrore alla morte sono provocati dall’odio e dall’indifferenza di altri esseri umani», le parole di Francesco: «Il Signore ci liberi dall’abituarci a questo!».

«Se ci lasciamo sostenere dalla fede, l’esperienza del lutto può generare una più forte solidarietà dei legami famigliari, una nuova apertura al dolore delle altre famiglie, una nuova fraternità con le famiglie che nascono e rinascono nella speranza», ha detto il Papa. «Nascere e rinascere nella speranza, questo ci dà la fede», ha proseguito a braccio, esortando i fedeli a soffermarsi sull’ultimo versetto del Vangelo di Luca, letto oggi: «Gesù lo restituì a sua madre». «Questa è la nostra speranza», ha esclamato Francesco sempre fuori testo: «Tutti i nostri cari che se ne sono andati, il Signore ce li restituirà a noi e noi ci incontreremo insieme con loro. E questa speranza non delude. ‘Gesù lo restituì a sua madre’: così farà il Signore con tutti i nostri cari della nostra famiglia». «Questa fede – ha spiegato il Pontefice - ci protegge dalla visione nichilista della morte, come pure dalle false consolazioni del mondo, così che la verità cristiana non rischi di mischiarsi con mitologie di vario genere, cedendo ai riti della superstizione, antica o moderna».

Dobbiamo piangere nel lutto. «Oggi è necessario che i Pastori e tutti i cristiani esprimano in modo più concreto il senso della fede nei confronti dell’esperienza famigliare del lutto», l’esortazione del Papa: «Non si deve negare il diritto al pianto, dobbiamo piangere nel lutto. Anche Gesù scoppiò in pianto e fu profondamente turbato per il grave lutto di una famiglia che amava». «Possiamo attingere dalla testimonianza semplice e forte di tante famiglie che hanno saputo cogliere, nel durissimo passaggio della morte, anche il sicuro passaggio del Signore, crocifisso e risorto, con la sua irrevocabile promessa di risurrezione dei morti», ha aggiunto Francesco: «Il lavoro dell’amore di Dio è più forte del lavoro della morte. È di quell’amore che dobbiamo farci complici operosi, con la nostra fede». «E ricordiamo quel gesto di Gesù», ha concluso a braccio il Papa citando ancora una volta il versetto del Vangelo di Luca: «E Gesù lo restituì a sua madre». «Così farà con tutti i nostri cari e con noi quando ci incontreremo, quando la morte sarà definitivamente sconfitta in noi», le parole finali della catechesi: «Gesù ci restituirà in famiglia tutti!».



2 commenti:

  1. Condoglianze a tutta la famiglia di Samuele.

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  2. Non ci sono parole ...un abbraccio alla famiglia di Samuele

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