Il 2017 vestirà la maglia nera del commercio nel centro storico di Piovene Rocchette, preceduto da un 2016 altrettanto infausto.
In due anni 22 attività commerciali hanno chiuso i battenti o si sono
trasferite, e sebbene le nuove aperture, a conti fatti, quasi si
equivalgano con un totale di 19 negozi o bar aperti, è un dato di fatto
l’abbandono del centro storico da parte dei negozianti. Con un
conseguente impoverimento dell’offerta commerciale per i residenti.
A poca distanza uno dall’altro, nell’arteria centrale di via Libertà
hanno smesso l’attività in modo definitivo una storica macelleria aperta
da 60 anni, un negozio di abbigliamento, due bar, una panetteria ed un
supermercato. Vuoi perché la crisi alla fine ti costringe a mollare,
vuoi perché ormai si è arrivati alla pensione, vuoi perché i figli hanno
scelto altre strade, la mancanza di negozi rischia inesorabilmente di
condannare il centro del paese in un dormitorio per lavoratori, con una
sfilza di case disabitate la cui proprietà è frammenta tra decine di
eredi.
Una tendenza verso la scomparsa dei piccoli esercizi commerciali che
accomuna in linea generale tutti i paesi dell’Alto Vicentino, non solo
Piovene Rocchette. Alimentari, mercerie, fiorerie, casalinghi si trovano
a dover fare i conti con la realtà dei grandi centri commerciali e con
le enormi spese di avvio attività e di affitto. Solo i bar sembrano
avere vita lunga, o comunque ad avere un ciclo veloce di cambio
gestione.
‘La crisi del nostro centro storico da un punto di vista commerciale –
ha commentato il sindaco Erminio Masero – è evidente a tutti, ed è
naturale farsi delle domande sul destino del paese. Oggi in centro
stanno resistendo solo i negozi di proprietà, che non devono pagare un
affitto. Purtroppo in alcuni casi, quando i figli decidono di non
proseguire con l’attività storica di famiglia, bisogna rassegnarsi e
capire che non sempre si possono seguire le orme dei padri. Negli altri
casi invece la chiusura è causata dal fatto che i negozianti sono
soffocati dal prelievo fiscale a livello nazionale e dagli studi di
settore. Noi come amministratori abbiamo fatto quel che era nelle nostre
possibilità, per esempio stabilendo di non aumentare l’addizionale
irpef oppure prevedendo delle agevolazioni per chi decide di
ristrutturare il centro storico. Ma nel 2017 non abbiamo avuto nessuna
richiesta al riguardo.’
Non proprio ottimista è anche il presidente dei commercianti di
Piovene Patrizio Zordan, titolare del negozio di ferramenta di via
Gorizia. ‘La crisi del centro storico – ha detto – è un argomento che ci
fa discutere parecchio. Vedere come il paese sta diventando un
dormitorio è molto triste. Adesso che spostarsi è molto più facile la
gente preferisce i centri commerciali, che sono aperti anche di
domenica, opzione alla quale sono fermamente contrario. In centro non
abbiamo più macellerie, anni fa ne avevamo addirittura tre. Capisco che è
difficile oggi aprire una nuova attività, io stesso dopo 13 anni ho
ancora in piedi un mutuo oneroso nonché l’affitto, ma i negozianti
devono comunque capire che il commercio si sta evolvendo, che siamo ad
una svolta epocale. Sappiamo ormai tutti come sta cambiando il metodo di
acquisto e l’importanza delle vendite on line. Oggi un negozio deve
essere anche in grado di offrire un servizio che vada al di là della
sola esposizione della merce, perfezionando, come alcuni già fanno, per
esempio, la presentazione dei prodotti e le offerte direttamente su un
sito web. E’ questo il futuro. Invito pertanto chi apre un nuovo negozio ad essere al passo coi tempi’.
Marta Boriero-altovicentinonline
Vedete anche i grandi paesi non sono immuni dai spopolamenti delle attività. Allora beati noi che viviamo in queste valli
RispondiEliminaI grossi centri commerciali, con enormi parcheggi contribuiscono!
RispondiEliminaGià, ma prova a dirlo a tua madre, ultra ottantenne, di recarsi in questi parcheggi.
EliminaNaturalmente da sola.
arriveranno i carrelli elettrici aspetta e vedrai
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