sabato 27 gennaio 2018

La mia odissea

Dino Faccio era una persona mite, buona e solare; l'ho sempre chiamato zio anche se non c'erano legami di sangue, ma lui aveva condiviso con mio papà i primi anni di militare quando, con la banda accompagnavano al fronte i soldati. 
Fatti prigionieri, son stati separati, e lo zio Dino è finito ad Auschwitz! Al ritorno è entrato a far parte del corpo bandistico di Dossobuono (VR) e scriveva poesie nel suo dialetto, come quelle raccolte in questo testo. Come abbia fatto, dopo tale esperienza, a rimanere l'uomo che io ho conosciuto, mi rimane un mistero o forse un regalo delle vie infinite della Vita. Nei primi anni '60 è venuto alla ricerca di mio papà: non avevamo più avuto contatti reciproci. Presentatosi nel cortile di casa, come mi raccontava mia mamma (io non ero ancora nata), ha chiesto se Lovato Gugliemo era vivo, e lei che non sapeva chi fosse e con il suo spirito gli ha risposto... "A meno che non sia morto in questo momento, gli ho appena portato il caffè sù nel Marascion: sta potando le viti." E lo zio Dino si è messo a piangere...
E poi Gugliemo e Dino non si sono più separati!
Irma Lovato Serena

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