Per la FAO il 35% della produzione finisce tra i rifiuti
Giunge, in questi giorni, da oltralpe una notizia importante che
fa ben sperare per il futuro. E' stato approvato, infatti,
dall'Assemblea Nazionale Francese, ovvero la camera bassa del
Parlamento, una legge che sostanzialmente istituisce, per i supermercati
sopra i 400 metri quadrati, il "reato di spreco alimentare". Non sarà
più possibile per i negozi, infatti, smaltire l'invenduto trasformandolo
in rifiuto quando ancora edibile, pratica purtroppo comune a molti
rivenditori, specialmente di grosse dimensioni.
L'iniziativa è interessante per molti motivi, ma soprattutto perché finalmente offre una risposta istituzionale a un problema vergognoso che molto fa parlare ma che fino a ieri non sembrava avere la forza di muovere interventi di carattere politico e normativo diretto.
L'iniziativa è interessante per molti motivi, ma soprattutto perché finalmente offre una risposta istituzionale a un problema vergognoso che molto fa parlare ma che fino a ieri non sembrava avere la forza di muovere interventi di carattere politico e normativo diretto.
Lo spreco del cibo è l'aspetto più tangibile di un modo di produrre,
distribuire, vendere e consumare il cibo che non funziona. Secondo la
FAO, la quantità di cibo che finisce nella spazzatura supera il 35%
della produzione totale, per un costo economico stimato in circa un
trilione di dollari ogni anno.
Sono cifre spaventose, che dicono chiaramente di come il primo campo
da arare in un mondo in cui 800 milioni di persone convivono ancora con
la malnutrizione sia proprio questo: rendendo efficiente la catena
produttiva e distributiva, trovando modi di redistribuzione efficaci del
cibo vicino alla scadenza ma soprattutto educando i consumatori a
ridare valore a ciò che mettiamo nei nostri frigoriferi e che spesso da
lì finisce nella spazzatura senza nemmeno passare per la tavola. Di pari
passo dovrebbe poi andare un ripensamento del sistema produttivo, che
fa sì che solo in Italia si lascino nei campi 1,4 milioni di tonnellate
di prodotti ogni anno, spesso perché non è conveniente fare la raccolta.
La proposta del governo francese va applaudita perché, sebbene a far
notizia sia stata l'istituzione di pene severe per chi continuasse a
gettare l'invenduto (fino a 2 anni di carcere), il vero nocciolo è la
realizzazione di programmi di educazione nelle scuole primarie.
Insegnare ai bambini, fin dalla tenera età, che il cibo va rispettato al
pari del lavoro di chi lo ha prodotto e che sprecarlo reca un danno non
solo economico, ma anche e soprattutto in termini di risorse finite che
sono state utilizzate per realizzarlo (acqua, suolo fertile, energia) è
un passo senza il quale non possiamo pensare a un futuro diverso.Se non impariamo a essere cittadini migliori non c'è norma che tenga, e l'educazione alimentare deve entrare a pieno titolo nei programmi scolastici.
Da parte della società civile alcuni sforzi ci sono ma è arrivato il
momento di dare una risposta corale a una vergogna che deve essere
fermata. Da questo punto di vista ciò che sta accadendo in Francia deve
scuoterci tutti dal torpore. Mettere fine allo spreco alimentare si può e
si deve.
(fonte la repubblica) - by Odette -
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