martedì 5 maggio 2015

Parole arrivate da un altro tempo...

Umberto il primo a dx con fascia tricolore
Qualche settimana fa mi trovavo al “Bar Forni” con mio marito e una persona seduta a un tavolino, ha parlato  con noi di mio suocero, dicendo che era una persona colta e intelligente e che teneva fede alle proprie idee. Ha poi aggiunto che da ragazzo, lo ha sempre ammirato per la sua caparbietà e il suo coraggio nell’esporre i suoi pensieri. Si ricordava di un'occasione particolare, quando davanti al monumento a Pedescala, durante una cerimonia pubblica, avesse additato e detto parole forti riguardanti l’eccidio.  
Quello che questa persona ha detto di Umberto Giacomelli è la verità: aveva fatto le scuole elementari, ma poi ha conseguito un diploma studiando per corrispondenza  ed era una persona molto colta a cui piaceva leggere, istruirsi, scrivere. Ha fatto parte del gruppo paracadutisti della NEMBO, ha combattuto in Africa e in tante altre parti per servire la Patria e ha ricevuto parecchi attestati e croci al merito.

È stato un uomo che ha vissuto pienamente la sua vita, poteva dare ancora tanto, ma è prematuramente scomparso. Pensando alle parole di quella persona, mi sono ricordata che tra documenti e carte varie che ho trovato in solaio quando mi sono sposata e che ho con cura conservato, c’era un foglio protocollo con scritto a matita un discorso che avevo iniziato a trascrivere, ma mi ero fermata perché non riuscivo ad andare avanti. Così, ho ripreso quelle righe e con l’aiuto prezioso di mio marito e di mia figlia, lente d’ingrandimento, lettura e rilettura di ogni singola parola, lo abbiamo decifrato interamente e abbiamo deciso che, in ricordo di Umberto, lo vogliamo far conoscere a tutti. Leggendolo si può facilmente comprendere  quanto la scrittura sia completa, ricca di vocaboli e rispecchi pienamente la figura di chi scrive. Parole che possono essere ritenute dure, non sono altro che il pensiero di quegli anni, pensiero che va ai ricordi, alla Patria, all’ammonimento, ma è proiettato verso la pace e il rispetto. Rileggendo tanti suoi scritti, mi rammarico solo di non averlo potuto conoscere meglio per poter attingere dalla sua sapienza, dalla sua saggezza, dal suo enorme bagaglio di sapere: ma qualcosa di lui si può conoscere leggendo le righe che ha lasciato.

Abbiamo capito che il discorso che segue è stato letto all’inaugurazione del monumento alle vittime del 30 aprile, aggiunto a quello eretto nel 1922 a ricordo dei caduti della grande guerra, che dalla lapide porta la data 3/1/1954 e porta la seguente iscrizione:

 “ Alla loro memoria 
ad ammonimento dei vivi 
per solidarietà operante di molti, 
Pedescala pose”. 

Umberto Giacomelli era allora membro dell’amministrazione comunale; di questo momento c’è la foto che lo ritrae con la fascia tricolore proprio  davanti al monumento. 
Con orgoglio, ecco a voi, il suo discorso.



Pedescala  
Vi sono ricorrenze o commemorazioni che appartengono alla Patria, altre alla scienza, altre ancora alla famiglia. La commemorazione odierna  appartiene esclusivamente a Pedescala. Al cuore addolorato e triste di questa Pedescala che martoriata e dilaniata nei suoi affetti più intimi e cari, esalta oggi con il contributo dei buoni, il sacrificio dei suoi figli migliori.

Figlio anch’io di questo popolo, interprete dei suoi sentimenti, pubblicamente ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo marmoreo ricordo; con l’assicurazione che il ricordo dei morti, troverà sempre Pedescala qui, dolente e raccolta per posare su questi freddi marmi, il calore di una preghiera, l’omaggio di un fiore. Nel varcare questa soglia ho sentito qualche cosa…
Nel cuore molti di voi conoscono il perché. Io vorrei avere la possibilità di  poter disumanizzare tutto il nostro materialismo, ed entrare in stato di grazia, oserei dire di santità, in questo sacro recinto, lasciando sulla porta, per non contaminare i morti, il putrido gravarsi dei vizi e delle miserie umane. Forse allora si potrebbe comunicare con tutti i nostri martiri, con tutti i nostri eroi. Forse allora si potrebbe udire le loro voci, i loro inni al Signore. Forse allora si potrebbe udire il “Savoia” che il baldo alpino ululò a denti stretti nel divelto Ortigara. Forse allora si potrebbe udire l’  “A noi!” gridato dal milite prima che la riarsa terra Africana si disseti col suo sangue. Forse allora si potrebbe udire l’accorata, affettuosa invocazione alla mamma e alla Patria lontana, di coloro che più non tornarono dalle gelide steppe russe o dai malfamati campi di concentramento. Forse allora si potrebbe comprendere la serenità di quell’anima che prima di morire, scrivendo alla mamma, la esortava al perdono. Forse allora si potrebbe udire la voce del piccolo Claudio che chiede ancor oggi, alla nonna Caterina di raccontargli le novelle delle streghe e delle fate. Forse  allora si potrebbero udire tante e tante altre voci e solo il cuore purificato di ognuno di noi, fra questo sommesso bisbiglio, potrebbe distinguere la voce delle persone che ci furono e ci sono più care.
Se questo ci è materialmente impossibile, ci è doveroso però, il doverci astenere di parlare d’astio o peggio ancora di vendetta qui fra i morti; qui ove regna incontrastata e sovrana l’uguaglianza e la pace. Qui si piange e si prega. Qui si ama e si perdona. Qui non v’è posto per la vendetta e per l’odio. Qui tutto ci parla di pace, di tranquillità, di affetti. Questo silenzio raccolto non può di certo essere turbato da strani e stravaganti ricordi di frati laici che non portavano di certo la lieta novella, che non predicavano e non praticavano l’amore, la carità, la fraternità evangelica. I morti non odiano! L’odio è il prodotto della carne, del sangue, della materia caduca. Mentirono i vivi quando cercano di erogarsi il diritto al loro martirio, barattano sulle  loro tombe i politici quando ritti su di esse, si proclamano esclusivi difensori e continuatori del loro olocausto. No, lì fuori! I morti non hanno frontiere, i morti non hanno  politica. Tutti i morti, grandi e piccoli, i noti e gli ignoti, sono degli spiriti puri divinamente e non possono odiare, non odiano, rappacificati e placati, essi rivivono nella concessa beatitudine di una pace celeste imperitura.
Quella pace che non dà il mondo, la pace di Dio a cui noi crediamo con ineffabile e incrollabile fede. Non turbiamo quindi il loro sonno con le nostre umane preoccupazioni materiali, lasciamoli dormire in pace e su tutte le tombe, su quelle abbandonate e su quelle fiorite, su quelle amate dalla pietà dei vivi o divelte dal fragore della lotta, resti l’attesa come dice S.Paolo dell’ultimo giudizio, allorchè essi, i morti, risorgeranno e precederanno i viventi incontro al Signore, nel cospetto di questa sublime raggiante visione, i regni e gli imperi, le monarchie e le repubbliche, le idealità e le fazioni politiche, le nostre miserie contese e i nostri stolti orgogli, i nostri dissennati amori, non sono che pallide ombre e vaghi miraggi.
Vane illusioni che purtroppo irreversibilmente e implacabilmente, si accompagnano in questa nostra miserabile giornata terrena.

                                                                                                Umberto Giacomelli
Riportate alla luce, dopo anni di riposo nella polvere del tempo, queste parole vogliono essere segno di ricordo per chi le ha scritte e di profondo rispetto per i fatti tragici del 30 aprile 1945. 
  
Lucia Marangoni

15 commenti:

  1. Umberto Giacomelli, persona di grande cultura, saggezza e dignità. Grazie Lucia
    per avercelo ricordato con questa stupenda testimonianza. E' un documento che 
    va letto e meditato, nei pallidi e tristi tempi che corrono. Per noi da San Piero, memori degli
    anni '50, lui era semplicemente "Berto da Pedescala". Io ero ragazzino quando Berto
    lavorava in Comune, ma a quei tempi anche i ragazzini avevano accesso libero nelle
    austere aule comunali, e ricordo la sua scrivania, come quelle di Tullio, di Ettore ed altri.
    Sento ancora l'odore forte dell'inchiostro, vedo le grosse matite rossa e blu, il rotolo
    di carta assorbente (a forma di navetta), il porta-timbri rotondo. Berto era una figura
    storica. Uomo serio e dolce nello stesso tempo; pronto ad aiutare tutti ed in particolare
    chi aveva difficoltà nel gestire quelle pratiche di famiglia che richiedevano documenti
    del Comune. Lui, che aveva vissuto le tragedie della guerra, ci ha lasciato un messaggio
    di pace e di perdono. Tutto da imparare!

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  2. Non proprio tutto da imparare, visto che fai una tremenda confusione.
    Quello che tu ricordi è Alberto Giacomelli, impiegato in comune e per i paesani "Berto Cughi".

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  3. lo scritto che Lucia ha pubblicato è appunto di suo suocero, mio zio, Umberto Giacomelli, zio affettuosissimo, fratello di mamma e quindi cognato di papà, del quale pure io conservo qualche lettera scritta per altre circostanze. e'stato lo zio che ho amato di più in assoluto, con il quale c'era una condivisione di affetto che, quando penso a lui, mi avvolge ancora oggi con la stessa intensità di quando mi abbracciava. e'superfluo dire che condivido ogni sua parola. grazie Lucia, cugina mia! Ada

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  4. Alberto Giacomelli ha fatto tanto per tutti nel lungo periodo cui ha lavorato in Comune, sempre disponibile, a volte ritornava inmunicipio, da Pedescala perchè aveva dimenticato di consegnare qualche documento che un paesano gli aveva richiestoa : da elogiare! Provabilmente il primo commento lo ha confuso con Umberto Giacomelli, ma ci ha dato modo di ricordare una persona he è stata preziosa per i nostri paesi. Lucia

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  5. Rispondo all'anonImo ore 10.21

    Scusa, ma non avendo una conoscenza di altri personaggi di Pedescala
    degli anni '50 ecc., mi sono lasciato ingannare dalla frase "Umberto Giacomelli
    era allora membro dell'amministrazione comunale". Grazie della precisazione.

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  6. Ogni tanto fa bene, Lucia, potersi sollevare il morale riscoprendo persone che parlano dalla voce del cuore e di una coscienza rettamente e dolorosamente formata (il secondo avverbio è spesso il padre del primo).

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  7. Dopo aver letto il bellissimo scritto del caro "Berto", parole che leggendole ti fanno crescere dentro la commozione, che per tante ragioni colpiscono e ti entrano più di tante altre. Vocaboli bellissimi però forse ora non più di moda che parlano di patria, di famiglia, di sacrificio, di affetti e di tranquillità; in esse non vi è posto per la vendetta e per l'odio, parlano invece di un'irremovibile fede e di una grande pietà. Per chi vive o è nato a Pedescala, la storia accaduta il 30 aprile 1945 è sicuramente la più straziante di tutte. Ma c'è bisogno di amare il luogo natio e gli affetti per sentirsi particolarmente legati all'evento, per capire che quello che è successo è qualcosa di incredibile, di smisurato, di sproporzionato, disumano al limite dell'impensabile. Ora leggendo queste parole, mi ricordo una frase fra le tante belle citazioni che era solito pronunciare il colto "Berto" che mi ha particolarmente colpito in quanto dettami poco prima della sua dipartita e della quale ne conservo ancora lo scritto: "…..ricordati bello, che nessuno invecchia semplicemente perché gli anni passano e il destino ti si accanisce contro. Si invecchia quando si tradiscono i propri valori morali ed i propri ideali. Gli anni possono far venire le rughe alla pelle, ma la rinuncia all'amore ed agli entusiasmi riempie di rughe l’anima. Amico mio, ti sembrerò bizzarro, ma in questo momento darei la vita per non morire". Ciao amico "Berto".

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  8. Si sa chi sono le altre persone della foto?

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    1. il secondo da sinistra sembra il Maestro Carlo Pesavento

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  9. Grazie Lucia per questa bel ricordo su Berto: lo merita tutto.

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  10. El gera amico de Philo, ma a lo conossea anca mi: Chapeau!

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  11. Vedo, a destra dell'oratore, a fianco del monumento, il maestro Munari.
    Dall'altra parte, con le mani in tasca, cravatta e gilè, un maestro di Arsiero, fascista sfegatato, bastonava in classe particolarmente i figli di padre comunista, e particolarmente il povero Jona. Una volta, con la sua vis-cia, gli ha piagato la schiena. Era uno spettacolo abominevole, ogni volta che chiamava per "interrogare" uno di questi.

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  12. Allora, questi baccani che presiedono alla cerimonia, ci fanno capire che...

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  13. Per cortesia, Alago e anonino 21.00, non spargete altro letame su questa "NOSTRA" tristissima memoria e se vi riesce, stendete un velo di pietà su questa tragedia.

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    1. Nessunissima intenzione di mancare di rispetto ai Martiri di Pedescala. Proprio io!!!
      Nel post qualcuno ha chiesto chi sono i personaggi ritratti, io ne conosco quattro, due già individuati da altri, due li ho individuati io.
      Ma chi ha, per sua disgrazia, avuto come "maestro" quello lì di Arsiero, non può tacere, scusa, vedendolo ad una cerimonia così!

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