"Pellegrinaggio” significa lasciare la propria casa per visitare un luogo santo, per pregare, chiedere aiuto, ringraziare e poi tornare a casa rinfrancati.
Il
pellegrinaggio esisteva anche prima di Cristo; in Grecia e in Asia
Minore, grandi folle si recavano in certi luoghi, dove potevano
sperimentare la forza salvifica di Dio e conoscere la sua volontà
attraverso gli oracoli. Si credeva che gli dei operassero in modo
particolare i determinati luoghi; questa convinzione passò anche nel
cristianesimo. Ci si mette in viaggio, affrontando disagi e fatiche,
ci si prepara con la preghiera e la penitenza.
Nelle popolazioni
della nostra valle, questa specie di rito, era cosa normale: andare a
piedi alla Madonna di Pinè per chiedere grazie, per pregare, per
ringraziare, era un pellegrinaggio caro a tutti ed era un dispiacere
non poterci andare.
Questo particolare culto è andato scomparendo
con l’avvento dei mezzi di trasporto, che in poco tempo, possono
farci arrivare in Santuari lontani.
Ma da circa quattro anni, un
piccolo gruppo di amici, ha iniziato a ripercorrere a piedi il
cammino dei nostri avi, fino ad arrivare al Santuario di Pinè.
Ogni
anno, nel mese di maggio, camminando per dieci ore con ogni
condizione atmosferica, arrivano alla Madonna di Pinè portando con
loro pensieri e preghiere che vengono spesso consegnate loro da chi
sa del pellegrinaggio. Quest’anno, il due di maggio, il gruppo
composto di undici persone (per la prima volta si sono aggiunte due
donne) ha camminato fino ad arrivare alla meta: quando si arriva, il
cuore si apre, la gioia invade tutto l’essere e l’anima riposa
in quella serenità che solo questi luoghi sanno infondere.
Dopo la
sosta al Santuario, c’è sempre qualcuno che li riporta a casa,
stanchi, ma rinfrancati e contenti.
Credo che ogni
partecipante viva emozioni diverse, ma sono sempre motivo di crescita
umana e interiore.
Nel complimentarci per
questa lodevole iniziativa, auguriamo che continui negli anni,
mantenendo il suo significato e la sua particolarità a ricordo dei
nostri vecchi, della loro fede, ma anche come stile di una vita tanto
diversa da quella che loro hanno vissuto.
Lucia Marangoni
Sapevo sì che un tempo il Santuario di Pinè era una classica meta per i nostri Nonni che spesso vi si recavano a piedi e poi facevano "la scala santa" in ginocchio, però non sapevo che questa tradizione fosse, da 4 anni, stata ripristinata da un gruppo di persone di Pedescala. La vedrei bene come un momento di aggregazione delle varie frazioni del Comune, ma anche di tutta la Valle e non sarebbe male se dall'anno prossimo fosse reclamizzata con dei volantini nel territorio. Voi che ne pensate?
RispondiEliminaFuori i nomi di questi prodi!
RispondiEliminaGuarda la scalinata reverendo. Io conosco solo Giovanni Pretto Giona, Enrico Gavasso, Paolo dalle Forme, quello con la maglia verde è il Tony? Vicino mi sembra quello che nel coro Monte Caviojo fa il treno?
RispondiEliminagrazie per questa notizia! neanch'io sapevo che, da qualche anno, un gruppo di persona fa quel pellegrinaggio tanto caro ai nostri genitori. confermo che era la meta di mamma e che, da ragazzina, ci sono andata spesso pure io con i miei genitori (ma in auto)..la "comparsa" ha sempre rappresentato luogo particolare, così come la scala santa. l'anno prima che mamma e papà mi...lasciassero, e quindi nel 1996, li ho accompagnati a fare un giro proprio a Baselga di Pinè: mamma, nonostante le ginocchia devastate, ha voluto assolutamente fare appunto a ginocchioni la scala santa, con me che, ugualmente in ginocchio, la sostenevo, gradino dopo gradino, sosta dopo sosta, gradino dopo gradino, ma l'ha fatta...papà ha preferito la gradinata esterna! ciao a tutti! Ada
RispondiEliminamia nonna andava a piedi poveretta assieme a altra gente del paese, io andavo con mia mamma ma in macchina e adesso ci vado qualche volta con la famiglia, ma non so se sono capace a piedi quanti chilo,etri sono? però deve essere bello fare in compagnia come il camino di santiago
RispondiEliminaOstrega me zia Silva!
RispondiElimina